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Moriero si racconta a GoalCar: “Mazzone un secondo padre”

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L’intervista a Francesco Moriero

Il Dj Carlo “Carletto” Nicoletti, dopo il successo della prima stagione, è tornato con la web serie GoalCar. Nelle puntate vengono intervistati giocatori ed ex giocatori che raccontano aneddoti legati al loro passato. In una delle ultime puntate ha partecipato Francesco Moriero. L’ex Roma e Inter ha parlato del suo esordio, della sua esperienza con il club giallorosso e quello nerazzurro e del suo rapporto con Mazzone e Ronaldo. Ecco le sue parole:

[…]Lei è nato e cresciuto a Lecce:
“Sono diventato una bandiera e volevo rimanere qui. Non pensavo proprio a un mio futuro lontano da qui e da questi colori. Nasco da bambino giocando per strada, nella zona 167, cresciuto sotto le ali di Causio. Il mio esordio è stato particolare. Avevo 17 anni e non ero neanche convocato per quella partita. Facevo dei tornei di calcio nel Salento. Mio padre mi disse che ero stato convocato per la partita.  Io pensavo di fare tribuna ma mister Mazzone decise di farmi giocare titolare.

Mi chiese se ero emozionato e io gli risposi perché e lui mi disse che non gliene fregava niente e che avrei giocato. Affrontai Cabrini, uno dei miei miti. Lo stadio era pieno di gente e i primi minuti facevo fativa. L’allenatore poi mi diede una strigliata e riuscì a prendere il ritmo. Da quel momento non sono più uscito dal campo ed è cambiata la mia vita. Il mio sogno era di diventare calciatore e quel giorno cambiò tutto”

Altri aneddoti su Mazzone?
“Per me è stato come un secondo padre. Ricordo che quando mia mamma non stava bene mi tenne con lui 40 giorni e mi insegnò a diventare un calciatore vero. C’erano giocatori molto forti in quel Lecce. Una squadra composta da giocatori come Pasculli, Barbas, Garzya, Conte, che poi hanno fatto carriera”

Attirò subito però i grandi club:
“Il primo anno di Serie B fui premiato come miglior giocatore e venni convocato con l’U21 con Mancini, Vialli. Non volevo andare via da Lecce, mi sarebbe piaciuto diventare una bandiera. Mazzone però andò a Cagliari e mi volle lì. Allora cambiai casacca. Il club sardo mi prese per 5,5 miliardi che era una cifra importante. Riuscimmo a qualificarci per la Coppa Uefa. Era una squadra composta da ragazzi di talento. L’allenatore si trasferì a Roma e mi volle anche lì ma prima mi disse di fare esperienza con il Cagliari. Mi volle anche Zeman ma decisi di rifiutare sia a Foggia sia alla Lazio. Entrambe le volte dissi di no al coach boemo per dire di sì a Carletto e quindi andai in casa giallorossa che mi pagò 10 miliardi e mi diede la maglia numero 7 di Conti. Un’eredità pesante ma me la son cavata”[…]

L’esperienze con Roma e Inter

[…] E ha vissuto la nascita calcistica di Totti con la Roma:
“Mi ricordo ancora quella partita. C’era questo ragazzino in ritiro, che era un talento assoluto, aveva esordito già con Boskov. Il mister lo fece esordire in casa col Foggia e fece gol. Da lì è partito. Con lui ho sempre avuto un rapporto fantastico, me lo aveva anche chiesto Mazzone di stargli vicino. Ci fu un anno con Bianchi che doveva andare in prestito ma in un’amichevole con l’Ajax fece un grande gol e cambiò la sua storia. Tutti gli dicevamo di rimanere e alla fine rimase”

Poi l’esperienza all’Inter:
“E’ stata un’altra grande storia. Non riuscì a trovare l’accordo con la Roma e andai via da svincolato. C’erano club in Inghilterra che erano interessati a me come Manchester, Derby County e poi arrivò anche la chiamata dal Milan. Dopo una ventina di giorni ricevetti la chiamata di Mazzola che mi propose di vestire la maglia nerazzurra. Io ero in vacanza ma dissi subito di sì perché sapevo che sarebbe arrivato Ronaldo. Firmai quindi con loro” 

Perdeste lo Scudetto a Torino contro la Juventus:
“Avevamo una squadra forte, che è sempre rimasta nel cuore dei tifosi. Io ero ala destra e lì davanti avevo Zanetti. “Pupi” però lo spostarono a sinistra per farmi giocare. In quel periodo giocavo con dei campioni fu qualcosa di incredibile. E’ stata l’ossatura che poi ha creato le basi dell’Inter vincente. Ronaldo? E’ un grande amico, eravamo vicini a San Siro, veniva a casa mia per prendersi i dvd, perché aveva la passione dei film. Allenarsi con lui era tanta roba. Eravamo convinti di vincere. Mi ricordo una partita a Mosca dove disse a Simoni che avrebbe segnato e che avremmo vinto. Fece un gol incredibile e passammo 3-1. Per me è stato il più forte di tutti i tempi” […]

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