Morti nel calcio: I giocatori che ci hanno lasciato troppo presto
Negli ultimi anni, purtroppo, nel mondo del calcio ci sono stati diverse morti. In particolare, molti di loro se ne sono andati nel pieno della loro giovinezza, lasciando un vuoto incolmabile nei cuori dei tifosi. Questi atleti, che ci hanno regalato emozioni indimenticabili, sono stati protagonisti delle nostre domeniche calcistiche, accompagnandoci in momenti di passione e gioia sportiva. Non solo sui campi di calcio, ma anche fuori, hanno lasciato un segno indelebile, e le loro storie continueranno a vivere nella memoria collettiva di chi li ha ammirati.
Mi sono chiesto, così, in un momento di rara nostalgia, quale, in effetti, sarebbe la top 11 in paradiso?
Modulo: 4-3-1-2
Portiere: Mancini
Difensori: Astori, Mihajlović, Scirea, Fortunato
Centrocampisti: Meroni, Di Bartolomei, Re Cecconi
Trequartista: Maradona
Attaccanti: Vialli, Rossi
Allenatore: Sven-Göran Eriksson
Morti nel calcio: i portieri che ci hanno lasciato troppo presto
Francesco Mancini
Matera, 10 ottobre 1968 – Pescara, 30 marzo 2012
Di ruolo portiere, il ruolo più difficile del mondo, pilastro nel Foggia dei miracoli di Zeman. E’ stato un membro di Zemanlandia in un sistema di gioco votato esclusivamente all’attacco. Fortissimo con i piedi, praticamente un regista arretrato, il predecessore del portiere moderno; con Guardiola, forse, si sarebbe giocato le sue chances. Mancini ha fatto scuola a tanti ex colleghi. Dal 1987 al 1997, per quasi dieci anni, ha vestito la maglia rossonera dei foggiani.
Causa della morte: infarto. Anni 44.
Giuliano Giuliani
Roma, 29 settembre 1958 – Bologna, 14 novembre 1996
La storia di questo ragazzo è una, vera e propria, altalena russa. All’Inter doveva sostituire l’Uomo Ragno, un certo Walter Zenga, ma poi non se ne fece più nulla e la trattativa saltò. E’ il portiere titolare del secondo scudetto del Napoli. In due stagioni vince una Coppa UEFA e uno scudetto, ma non basterà a mettere la chiesa al centro del villaggio partenopeo. Giuliano non è nato sotto una buona stella e, infatti, nessuno non gli regalerà nulla in carriera. Dopo lo scudetto vinto va a giocare in Serie B – ci rendiamo conto? – dove ci resta per due stagioni, vestendo la maglia dell’Udinese. Purtroppo, anche il destino non avrà in serbo nulla di buono per Giuliano. Anche lui andato via troppo presto; si racconta a causa di una malattia venerea contratta durante una festa per l’addio al celibato di Diego Armando Maradona.
Causa della morte: AIDS. Anni 38.
I difensori
Andrés Escobar
Medellín, 13 marzo 1967 – Medellín, 2 luglio 1994
Si può morire a causa di un errore in una partita di calcio? Per De Gregori, in una sua famosissima canzone, un calciatore non può essere valutato per aver sbagliato un calcio di rigore. Figuriamoci, ucciso per un autogoal. Non esiste al mondo. Regola che, tuttavia, non vale per il forte difensore colombiano che sarà ricordato dalla storia come l’altro Escobar.
Viene condannato a morte perché, infatti, ritenuto responsabile dell’eliminazione della sua Nazionale a causa dell’autogol nel match contro gli statunitensi (Usa 1994). Fu ucciso, come un cane, in uno squallido parcheggio di un bar di Medellín con 6 colpi di mitragliatrice da un’ex guardia del corpo. Forse, c’era qualcosa di torbido nel passato del calciatore colombiano. Non lo sapremo mai. Sicuramente è una storia maledetta da consegnare alla storia del calcio.
Causa della morte: omicidio. Anni 27.
Davide Astori
San Giovanni Bianco, 7 gennaio 1987 – Udine, 4 marzo 2018
Difensore centrale dotato di un gran bel piede educato, capitano della Fiorentina e calciatore nell’orbita della Nazionale italiana. Cagliari, Roma e Firenze sono i club più importanti in cui ha militato il ragazzo. Dovunque è stato a giocare, Davide, ha lasciato un grande ricordo a tifosi, colleghi e addetti ai lavori. Un ragazzo umile, educato, che ha saputo mantenere i piedi per terra nonostante il successo.
Un vuoto difficilmente colmabile per i nostalgici del calcio. Morto quasi di nascosto, per non fare troppo rumore, durante il sonno in una fredda camera di albergo a Udine. In provincia, silenziosamente, lontano dai ritmi frenetici della grande metropoli.
Causa della morte: cardiomiopatia aritmogena ventricolare. Anni 31.
Siniša Mihajlović
Vukovar, 20 febbraio 1969 – Roma, 16 dicembre 2022
Nasce come centrocampista offensivo. Uno dei protagonisti della Champions League vinta dalla Stella Rossa di Belgrado. Erano altri tempi e un altro calcio, forse, più bello di quello attuale; sicuramente più competitivo. In Italia, prima alla Roma e poi alla Sampdoria, alla Lazio verrà trasformato in difensore centrale. Idolo della Curva Nord. Docente universitario in un fondamentale, i calci di punizione. Nell’animo è un guerriero e affronterà il decorso della malattia con lo spirito giusto. Lascia sei figli, Arianna e una lunga storia d’amore.
Causa della morte: leucemia mieloide acuta. Anni 53.
Gaetano Scirea
Cernusco sul Naviglio, 25 maggio 1953 – Babsk, 3 settembre 1989
E’ stato il libero italiano più forte di tutti i tempi. Non ci sono dubbi a riguardo, chiudiamo subito la discussione. Dopo di lui c’è stato, soltanto, Franco Baresi. In campo giocatore correttissimo, zero espulsioni in 16 anni di carriera, fuori dal rettangolo di gioco un signore d’altri tempi. E’ il campione di tutti, un eroe del calcio, nonostante si fosse legato alla Vecchia Signora fino alla fine dei suoi giorni. Campione del mondo con l’Italia di Enzo Bearzot. Un campione di sport e civiltà, così come lo ricordò Sandro Ciotti, in diretta tv, durante la Domenica Sportiva.
Causa della morte: un tragico incidente stradale. Bruciato vivo in una circostanza assurda, durante una trasferta europea. La sua è stata una morte orribile e ingiusta. Non doveva finire così per questo grande campione. Uomo vero. Anni 36.
Andrea Fortunato
Salerno, 26 luglio 1971 – Perugia, 25 aprile 1995
Di ruolo terzino sinistro. Ragazzo sfortunatissimo, morto all’apice della sua carriera professionale. Ci resta il ricordo della sua folta chioma nera, simbolo di eterna giovinezza. La vita non è perpetua, purtroppo. Era il futuro del calcio italiano, poteva diventare il nuovo Antonio Cabrini. A Torino aveva iniziato, alla grande, ma è stato fermato dal destino avverso. Sarebbe stato il punto fermo della Nazionale Italiana, almeno, per oltre un decennio. Tecnicamente e tatticamente molto dotato; bello a vedersi sul rettangolo verde di gioco. Andrea è venuto a mancare troppo giovane, questa è la cruda e nuda verità. Non ci sono altre spiegazioni. Nonostante, resterà immortale nei ricordi di milioni di tifosi di tutto il mondo.
Causa della morte: leucemia. Anni 24.
I centrocampisti
Fabián O’Neill
Paso de los Toros, 14 ottobre 1973 – Montevideo, 25 dicembre 2022
Calciatore uruguaiano dal talento sorprendente. E’ un centrocampista offensivo, soprannominato “El Mago”. Dal Cagliari alla Juventus, ma a Torino non riesce ad emergere anzi si brucia velocemente. Per Zidane, O’Neill è stato il calciatore più talentuoso che lui abbia mai visto giocare.
Si ritira dal calcio giocato, a soltanto, 29 anni. Nonostante il grande potenziale, l’uruguagio resterà una meteora nel mondo del calcio. Non può essere considerato un eroe del calcio. Negli anni a seguire, appesi gli scarpini al chiodo, sperpererà tutto il suo patrimonio fino a diventare povero. Si attaccherà al collo della bottiglia, forse, per dimenticare il suo passato da potenziale campione; del resto, razionalmente parlando, è meglio bruciare velocemente che spegnersi lentamente.
Causa della morte: malattia epatica. Anni 49.
Piermario Morosini
Bergamo, 5 luglio 1986 – Pescara, 14 aprile 2012
Mediano del Livorno con compiti difensivi. Non resterà, certamente, alla storia tra i calciatori più forti di tutti i tempi; atleta piuttosto modesto, ma tra le morti legate al mondo del calcio è una di quelle che ha lasciato il segno. Piermario si è accasciato, a terra, durante il minuto 31 di Pescara-Livorno, 25ª giornata del campionato di serie B
Causa della morte: cardiomiopatia aritmogena. Anni 26.
Agostino Di Bartolomei
Roma, 8 aprile 1955 – Castellabate, 30 maggio 1994
Legatissimo a colori della squadra della sua città, un calciatore di rara intelligenza tecnico e tattica. Protagonista assoluto della Roma scudetto del barone, Nils Liedholm; è stato il faro del centrocampo dei giallorossi. Capitano introverso, l’antidivo per eccellenza, poche chiacchere e tanti fatti all’attivo. Forse, per meriti conquistati sul campo di battaglia, meritava di chiudere la carriera nella sua squadra del cuore. Dopo il calcio si è chiuso, in sé stesso, fino a sentirsi intrappolato in un collo di una bottiglia. Abbandonato, come un oggetto vecchio, dal mondo del calcio. L’idea della morte – è terribile – come un’unica via di uscita. Diba è un eroe del calcio.
Causa della morte: suicidio. Anni 39.
Luciano Re Cecconi
Nerviano, 1º dicembre 1948 – Roma, 18 gennaio 1977
Protagonista, assoluto, del primo scudetto vinto dalla Lazio nella sua storia. Un carattere difficile, un uomo di forte personalità. Tra le morti legate al mondo del calcio, la sua sarà una di quelle più assurde e, ancora oggi, inspiegabile. Ucciso da un gioielliere per uno scherzo finito male, un tentativo di rapina; quella fu la prima versione ufficiale. Re Cecconi fu ucciso, a sangue freddo, ma resta un enorme buco nero in questa vicenda dolorosa di cronaca nera.
Causa della morte: omicidio. Anni 29.
Diego Armando Maradona
Lanús, 30 ottobre 1960 – Tigre, 25 novembre 2020
Sono passati, ormai, quasi quattro anni dalla morte del calciatore più forte di tutti i tempi per milioni di tifosi nel mondo. Sulla vita di Diego è stato già detto e scritto tutto, ma a distanza di 4 anni dalla sua morte ci lascia – ancora oggi – un grande vuoto nell’animo. Idolo indiscusso di Napoli e del calcio argentino. Tutt’oggi venerato come un santo anche se, in vita, non lo è mai stato. Diego se n’è andato troppo presto e, purtroppo, non ha fatto a tempo a vedere il trionfo mondiale della sua Argentina in Qatar 2022. Messi è meglio ‘e Maradona?
Causa della morte: arresto cardiaco. Anni 60.
Valentino Mazzola
Cassano d’Adda, 26 gennaio 1919 – Superga, 4 maggio 1949
Considerato uno dei numeri 10 italiani più forti di tutti i tempi. Roberto Baggio, Gianni Rivera, Francesco Totti e Valentino Mazzola. E’ un ordine assolutamente dettato dal caso allo scrittore improvvisato. Sul gradino più alto del podio è difficile pensare chi mettere tra questi quattro, fantastici, calciatori di un recente passato. Con la maglia granata del grande Torino ha vinto 6 scudetti e due Coppe Italia. Quella compagine era invincibile e dominava in Serie A, a corna alte, infilzando tutti gli avversari. Niente e nessuno poteva battere il grande Toro, ma il destino ci ha messo lo zampino. Il 4 maggio del 1949, la vita e carriera di Valentino finiscono contro la collina di Superga. L’incubo peggiore si è avverato per Valentino Mazzola, quella maledetta paura di volare. Presagio, destino o soltanto una terribile coincidenza?
Causa della morte: incidente aereo. Anni 30.
Morti nel calcio: Luigi Meroni
Como, 24 febbraio 1943 – Torino, 15 ottobre 1967
Ala destra fenomenale e idolo indiscusso del Torino tra il 1964 e il 1967; non è stato soltanto un calciatore, ma un mito e un modello da seguire per milioni di tifosi. Un calciatore e un uomo estroso, oggi, sarebbe definito un influencer e avrebbe milioni di follower.
Causa della morte: investito da un’auto. Alla guida, altra terribile coincidenza, Attilio Romero che poi sarebbe diventato Presidente del Torino Calcio. Anni 24.
Le morti nel calcio: gli attaccanti
Gianluca Vialli
(Cremona, 9 luglio 1964 – Londra, 5 gennaio 2023)
Centravanti fortissimo, dotato fisicamente e tecnicamente. Sicuramente tra i migliori, in assoluto, della Serie A. Ha fatto la storia del calcio italiano, prima, con la maglia blucerchiata della Sampdoria e, anni dopo, con quella bianconera della Juventus. A Torino ha vinto la Champions League, l’ultima per i bianconeri, sfiorata anni prima con la Sampdoria nella finale persa, ai tempi supplementari, contro il Barcellona.
Ha accarezzato la Coppa del Mondo nelle caldi notti magiche di Italia ’90. Apprezzatissimo, anche, oltre i confini nazionali. Ha contribuito ad alzare il livello della Premier League.
Causa della morte: adenocarcinoma duttale del pancreas. Anni 59.
Morti nel calcio: Salvatore Schillaci
Palermo, 1º dicembre 1964 – Palermo, 18 settembre 2024
Verrà ricordato, soprattutto, per il Mondiale di Italia ’90. Sul rettangolo verde è stato uno spirito nella notte. Alla fine del torneo, l’Italia arriverà terza e Totò risulterà il capocannoniere con 6 reti all’attivo.
Causa della morte: tumore colon-retto. Anni 59.
Paolo Rossi
(Prato, 23 settembre 1956 – Siena, 9 dicembre 2020)
Protagonista assoluto del Mondiale vinto in Spagna ’82. In carriera, Paolo non ha espresso tutto il suo grande potenziale a causa, anche, di fattori extra calcistici. Cecchino infallibile col fiuto del goal. La macchia – l’unica – del calcioscommesse in carriera.
Causa della morte: cancro al polmone. Anni 64.
Federico Pisani
Castelnuovo di Garfagnana, 25 luglio 1974 – Milano, 12 febbraio 1997
Attaccante talentuoso dell’Atalanta che faceva della velocità la sua maggior dote. La Dea impazzisce, letteralmente, per questo piccolo grande talento in erba; con Vieri forma una coppia d’attacco con un potenziale sensazionale. La sua vita finisce troppo presto, proprio sul più bello, a causa di un incidente stradale con la sua BMW 320 cabrio. Con lui perderà la vita, anche, la sua ragazza, Alessandra Midali. Una storia nella storia da consegnare alla memoria degli Eroi del Calcio.
Causa della morte: incidente stradale. Anni 23.
GLIEROIDELCALCIO.COM (Donato Claudione)