“Io avevo la magliettite e non sai quanto può durare”
Uno dei più grandi collezionisti del Napoli, una persona che ha dedicato trenta anni della sua vita a raccogliere cimeli sportivi capaci di custodire la storia di una delle squadre più importanti d’Italia. Mi accorgo subito che intervistare Nino Mosca è più di una chiacchierata tra conoscenti. La sua simpatia, la sua passione e la sua naturalità mi accolgono fin da subito in un mondo incredibilmente bello e variegato.
Lo raggiungo grazie all’aiuto di un amico in comune, quel Roberto Vaira che ha saputo introdurmi nel grande mondo del collezionismo e grazie al quale ho avuto l’opportunità, in passato, di conoscere e intervistare calciatori del calibro di Selvaggi,Protti e Loseto.
Per incominciare, naturalmente, mi faccio raccontare da Nino come è nata la sua passione per il collezionismo e per le maglie della sua squadra … “Io ho 52 anni. Nel 1990, quando iniziai, trovare una maglia di un calciatore era praticamente impossibile. Se non avevi conoscenze rimanevi a piedi. La mia fortuna è stata che, vivendo nell’isola di Capri, stavo in contatto con un signore importante che portò Maradona a Napoli per la festa della Coppa Uefa. Io gli chiesi la maglia di Mancini, che volevo assolutamente, ma non ci riuscii. Allora iniziai a capire che non era per tutti. A quel tempo collezionavo cartoline stadi già da 4-5 anni … le scambiavo col mondo. Mi volevo comunque togliere sto sfizio della maglia di Mancini, ancora lei. Ci ho provato no so quanto. Alla fine sono arrivato ad averne almeno otto. Adesso, però, il collezionismo è cambiato, è diventato una moda in cui non ci sono quasi più regole”.
Preso dalla curiosità gli chiedo quali solo le differenze tra il collezionismo passato e quello odierno … “Io facevo Napoli e Maradona. Adesso Maradona non si può fare più sia perché i prezzi sono altissimi e poi perché ci sono falsi incredibilmente precisi. Prima il collezionismo si basava sulla fiducia, ora invece si creano spesso cloni di ogni cosa, dalle maglie agli autografi. Io e altri collezionisti vorremmo fare una associazione per tutelarci e per tutelare il collezionismo. Da 30 anni dò consigli a tutti ma mi baso solo sulla mia esperienza e confrontando con il mio materiale, ma non ho nessun titolo. Non esiste più la collaborazione che esisteva un tempo”.
La domanda più importante, da fare all’amico Nino, riguarda i pezzi migliori e quelli ancora mancanti … “A volte il valore affettivo conta molto di più del valore economico. Io il sogno più grande l’ho realizzato quando ancora non collezionavo. Incontrai Maradona che venne a Napoli e ho un gagliardetto firmato da lui e guai a chi me lo tocca. Ho le maglie di Mancini e di Totti. Ho avuto la fortuna di incontrare sia Mancini che Totti attraverso amicizie in comune e mi sono fatto firmare le casacche. Dal 1980 al 2020ho tutte le maglie: prima, seconda e terza. Ultimamente ho preso una Latte Berna rossa a cui stavo dietro da venti anni. Adesso per collezionare ci vogliono molti soldi, c’è tanta concorrenza. Io ad esempio avevo comprato una maglietta bianca del ’76, Coppa Italia. Era uno dei miei tanti sogni ma, dopo averla comprata, ho deciso di venderla perché il prezzo mi sembrava eccessivo per una maglietta, come se fosse uno schiaffo in faccia alla miseria. Mi importa essere obiettivo. Adesso ho trovato perfino una 1980/81 col colletto. La Cirio gialla è l’unica che mi manca, ma per me costava troppo”.
Gli aneddoti nella carriera da primato di Nino sono tantissimi e riguardano le peripezie per avere una maglia, le trattative per cederne qualcuna, le amicizie con i calciatori e gli incontri con il grande Pibe de Oro … “Ti racconto quelli più importanti, anche perché ce ne sarebbero tantissimi. Tu pensa che, nonostante viva a Capri, sono riuscito a prendere la maglia di Lozano che era finito in ospedale dopo l’infortunio, tramite amici che mi hanno fatto delle cortesie. La maglia era completamente strappata ma, proprio per quello, era una chicca che cercavano in tanti. Chi me l’ha data mi ha detto che quella maglia doveva andare nella mia collezione, perché me lo meritavo. Io sono fortunato perché ho potuto conoscere tanti calciatori grazie al lavoro che faccio, al mio carattere estroverso, al posto in cui vivo. Da Capri passano tutti. Io ho una maglia di Maradona dell’Argentina, certificata e rara, ancora con l’erba del campo dentro. Un signore la voleva comprare ma scoppia il covid e la vendita slitta. Purtroppo ci lascia Diego e quel signore mi offre il doppio. A quel punto ho riflettuto bene e ho deciso di non venderla più perché per me quella maglietta è un pezzo di cuore: a tutto c’è un prezzo, ma poi subentra il cuore. Parlando di Maradona ti dico solo che l’ho incontrato due volte. La prima volta, come detto, nel Giugno ’89 a Capri: una emozione unica. La seconda volta ci fu uno spettacolo con Siani al Teatro San Carlo. Le mie maglie erano lì. Tu pensa che avevo il pass e non riuscivo andare da Capri a Napoli per il maltempo. Riesco ad arrivare, scendono le nostre magliette, finisce lo spettacolo e io mi porto una maglietta da far autografare. Non ti facevano passare ma riesco ad infilarmi e arrivo davanti a Diego. Quando arrivai lì, salgo sul palco, faccio una foto con lui ma rimango bloccato e con la maglietta in mano”.
Dopo tutta questa narrazione di passione sfrenata per il Napoli e per il collezionismo, chiedo all’amico Nino quali siano stati i risvolti privati in una carriera sempre al massimo. Collezionare richiede dedizione e anche supporto altrui … “Mio padre non mi ha mai detto nulla. La mia fortuna sono stati i genitori che mi hanno fatto prendere un percorso corretto e mia moglie che mi ha sempre appoggiato. Il mio unico sfizio erano le magliette. Posso dire che prima avevo la MAGLIETTITE, una malattia che mi è durata tanto. Poi arriva un punto in cui le magliette ti sembrano come figurine e capisci che è l’ora di finire. Devo dire, però, che ho riprovato l’emozione forte con la maglia di Lozano di cui ti parlavo prima, nonostante a me le maglie moderne non facciano impazzire”.