LA GAZZETTA DELLO SPORT (Andrea Schianchi) – […] Antonìn Panenka, 71 anni, sta giocando la sua partita più difficile e questa volta non ha di fronte un portiere e il pallone non è fermo sul dischetto del rigore, ché quella per lui sarebbe una condizione naturale. Il nome di Panenka, sconosciuto fino ad allora, entrò nelle storia del calcio il 20 giugno 1976. Finale dell’Europeo tra Germania Ovest e Cecoslovacchia. Lui, centrocampista di lotta e di governo del Bohemians Praga, numero 7 sulle spalle, della Cecoslovacchia è una colonna: in semifinale, sotto la pioggia di Zagabria, ha superato ai supplementari la grande Olanda di Cruijff.
In finale la Cecoslovacchia va sul 2-0, ma poi subisce la reazione della Germania Ovest che pareggia. Si va ai rigori, è la prima volta che accade perché in precedenza il regolamento prevedeva la ripetizione della partita […]
A questo punto è decisivo il tiro di Panenka, l’ultimo dei suoi. Prende una rincorsa lunghissima, corre veloce e, all’improvviso, mentre Seppe Maier si butta sulla sua sinistra cercando di indovinarne le intenzioni, colpisce il pallone con un tocco strano, una specie di pallonetto […] La palla s’impenna e ricade nel mezzo della porta. Gol […] Ma la firma autentica sul “cucchiaio” resta la sua.