(GLIEROIDELCALCIO.COM di Andrea Gioia)
E’ il Settembre del 1978.
C’è un ragazzino sveglio, con dei grandi occhi chiari, che sta per iniziare un provino per una squadra importante. Quel ragazzino sta camminando accanto a suo papà. Ad aspettarlo c’è il signor Braga, un grande maestro di calcio, uno che ne ha visti crescere tanti di campioni.
Braga, guardando quel signore distinto che accompagnava il figlio, disse: “Cesare, quel ragazzino lo mettiamo all’ala destra”.
Inizia così la carriera del più forte esterno difensivo che la storia del calcio abbia mai conosciuto. Un giocatore unico e polivalente, in grado di segnare un’epoca: Paolo Maldini.
Nel giorno del suo 52esimo compleanno, ci piace raccontare questo fenomenale giocatore con gli aneddoti che hanno segnato una carriera inimitabile e a tratti sfortunata, partendo dal 1985.
E’ il 20 Gennaio di un anno a dir poco nevoso; allo stadio di Udine entra in campo un Maldini appena 17enne. E’ pronto Paolo, è carico, sente di dover dare tutto. Ma c’è un problema: gli scarpini non sono i suoi, glieli hanno prestati, e sono praticamente più piccoli di due numeri. Il dolore è incredibile, le unghie sono letteralmente andate, ma quando Liedholm lo chiama in campo tutto svanisce. Quel giorno il giovanissimo Maldini dimostrerà (e capirà), per la prima volta, di non essere solo il figlio del grande Cesare.
Passano 17 anni, arriva il suo quarto Mondiale, il secondo da capitano della nazionale. Il 18 Giugno del 2002 l’Italia si sta giocando i quarti di finale contro i padroni di casa della Corea. Dopo un arbitraggio a dir poco discutibile, al minuto 117 Paolo Maldini salta. Sta aspettando un pallone arrivato dalla trequarti. Accanto a lui il coreano Ahn. Nonostante la differenza di altezza, perde lo scontro aereo e l’Italia subisce il gol decisivo. Dopo quel gol, a 34 anni, verrà considerato un giocatore finito. Avrà la forza di riprendersi e di condurre il suo Milan, già nel 2003, ad una grandissima vittoria in Coppa dei Campioni.
Nel 2005 la sconfitta più bruciante: la finale di Istanbul. Sarà difficile da metabolizzare e causerà contrasti con la tifoseria. In quella partita Paolo giocherà da vero capitano, segnando un gol velocissimo e disputando un incontro quasi impeccabile. Ma non basterà. Ancora una volta, però, avrà la sua rivincita nel 2007.
Noi de Gli Eroi del Calcio vogliamo fare gli auguri ad un campione raro, uno che ha sempre dato tutto in campo, uno che ha vinto tanto e ha perso tantissimo, uno che ha sempre cercato la partita perfetta senza mai trovarla…forse.
Auguri ad un campione vero.