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Piero Cera: quando il calcio diventa intelligenza

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GLIEROIDELCALCIO.COM – In questi giorni di quarantena ci ritroviamo a sfogliare “Il Messaggero Sardo” del Marzo del 1970. Il Cagliari è quello che sta per entrare nella leggenda, quello del tricolore. Cera interpreta il ruolo di libero in chiave moderna, guadagnandosi anche la maglia azzurra.

“Il Cagliari di allenatori ne ha sempre avuti due. Invisibile, accanto alla fascetta di capitano Piero Cera ne ha sempre avuta un’altra, ben più importante, “quella di allenatore in campo “. Perché – come ogni capitano che si rispetti – Piero Cera non ha i gradi soltanto per andare a fare le sue rimostranze, a nome della squadra e dei tifosi ad arbitri del tipo di Sbardella ma anche e soprattutto per dare ai suoi compagni le disposizioni necessarie per fronteggiare qualunque nemico”, così “Il Messaggero Sardo” descrive Cera.

“Perché lui non è soltanto un grande condottiero”, prosegue l’articolo a firma Francesco Bassi, “è soprattutto un formidabile stratega. Di quelli che non si accontentano di organizzare perfetti piani di assalto alle più munite roccaforti nemiche ma vuol esser tra i primi a conquistare la bandiera. Senza dimenticare che è capace di diventare un libero di lusso, alla Suarez, nuova edizione riveduta e corretta. Perciò se quando il Cagliari ha lasciato a San Siro parte del bottino faticosamente guadagnato in mille vittoriosi scontri i nemici lo hanno calorosamente applaudito non c’è da meravigliarsi.

Questo sul campo. Un intelligente giocatore, un attento calcolatore, un ragioniere del calcio. Niente di strano dunque che queste ottime doti le abbia messe insieme dopo una decina di anni di studio sui libri. Ragioniere sul campo e ragioniere nella vita, diplomato al Tecnico di Verona, neanche tanti anni fa. Eppoi è un appassionato: perché lui, figlio di un funzionario di banca ed avviato verso la laurea in economia e commercio non ha avuto pace sino a che suo padre non gli ha dato il permesso di seguire la sua strada.  Una strada che a poco a poco, lo ha portato sino alla maglia della Nazionale ed ora ha tutte le buone intenzioni di portarlo in Messico. Nel frattempo aspetta che maturino gli eventi e che la maglia rossoblù si arricchisca di uno scudetto. Ma di queste cose non parla all’uscita dagli spogliatoi dopo ogni allenamento. Lì dice che è ancora presto (come Scopigno, dirà così fino all’ultima domenica di campionato), che ogni partita è difficile e che il cammino è ancora lungo”.

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