Piero Fanna racconta il suo primissimo periodo a Verona al Corriere del Veneto, di seguito un estratto …
Il racconto inizia dal 1982, e l’Hellas è appena stato promosso in Serie A …
“… […] in principio mi chiesi dove fossi capitato […] L’ufficio della sede in cui arrivai, sotto al Bentegodi, era piccolo, angusto. Incontrai i dirigenti, parlammo del contratto di fronte a un frighetto con dentro una bottiglia d’acqua, con i bicchieri di plastica. Venivo dalla Juventus e tutto mi parve disorganizzato. […] Iniziammo ad allenarci in città. Al mattino, corsa ed esercizi sulle Torricelle, al pomeriggio all’antistadio. Noi nuovi, c’erano anche Domenico Volpati e Gigi Sacchetti, eravamo alloggiati in una mansarda, all’ultimo piano di un palazzo vicino al Bentegodi […] Il clima era torrido. Andavamo a mangiare ai Torcolotti, il ristorante che c’era dietro Piazza Nogara, in centro storico. Si beveva qualche birra, rientravamo e la temperatura erano infuocata. Non chiudevamo occhio. Tra i nuovi acquisti c’era anche Luciano Marangon ma lui si era preso una stanza in hotel, con l’aria condizionata».
Fanna ricorda anche quel primo ritiro a Castello di Fiemme … ” Lavorammo subito duro […] Una volta credevo di aver “spinto” parecchio durante una seduta. Macché: fece un cenno, rivolto a me e a Nico Penzo, dicendoci che dovevamo rimboccarci le maniche, che non bastava”.
Su Bagnoli “… Non salutava nessuno, andava via dritto, senza fare neanche un cenno. Mi dissi: “Che persona strana”. È diventato il mio maestro. Negli spogliatoi, il primo giorno, tirò fuori le calamite che teneva in un contenitore. Le dispose sulla lavagna magnetica: era la formazione titolare. Io c’ero, col numero 7… […] chiudemmo quarti con la finale di Coppa Italia e ci qualificammo alla Coppa Uefa. L’anno più bello» […]