GLIEROIDELCALCIO.COM (Luca Negro) – Sono passati 40 anni da quel 7 ottobre 1979, da quella quarta giornata del campionato di serie B. Da quel giorno in cui si andavano a incontrare due belle realtà di provincia. Una da poco costretta a ripartire dalla serie cadetta in seguito alla retrocessione e considerata una “grande” fra le “piccole”. L’altra, una sorprendente compagine toscana in maglia arancione che sarebbe poi andata a scrivere la pagina più bella della sua storia, ma che ancora non lo sapeva e ancora pochi andavano a ipotizzarlo, soprattutto allo scoccare del 90° minuto di quel Pistoiese-Atalanta di quel 7 ottobre 1979. Mentre la Pistoiese andava costruendo un gruppo esperto e coriaceo dall’estate 1978 in cui approdarono in maglia arancio Moscatelli, Arecco, Rognoni e Saltutti fino all’estate di quel 1979 in cui alla rosa vennero aggiunti Berni, Cesati, Marcello Lippi e il giovane di belle speranze Francesco Guidolin, l’Atalanta affrontava una difficile rifondazione affidata all’allenatore Giovan Battista Rota detto Titta, confermato nonostante la retrocessione. In estate furono ceduti Luciano Bodini, Cesare Prandelli, Domenico Marocchino, Carlo Osti oltre ad Andena, Mastropasqua e Pircher. Erano stati integrati in rosa giovani di belle speranze provenienti dal settore giovanile. Uno di questi Daniele Filisetti, terzino marcatore, molto ben concentrato sull’uomo e dotato di ottima elevazione. Uno tosto insomma, forgiato in Val Seriana, tutto impegno e abnegazione. Quel giorno di ottobre di 40 anni fa, fu protagonista. La Pistoiese, come gli orobici, non aveva iniziato bene la stagione e seppur nel campionato precedente si piazzò al quinto posto, non godeva di grande considerazione in un campionato, come quello di serie B 79-80, che presentava squadre di ottimo livello e di piazze importanti. Oltre alla già citata Atalanta, c’erano infatti le genovesi, il Verona, che iniziò benissimo per poi perdersi, il Vicenza, fra le favorite, poi lombarde rampanti come Como, Brescia e Monza, le romagnole Spal e Cesena, insomma un campionato davvero impegnativo. Nello scenario appena descritto, l’Atalanta andava dunque cercando, allo stadio comunale di Pistoia, la prima vittoria in campionato dopo due pareggi e la sconfitta all’esordio sul campo del Bari. Mentre la Pistoiese aveva vinto col Palermo l’unica gara interna disputata, perdendo invece a Taranto all’esordio e pareggiato il derby col Pisa in trasferta. Quando le ambizioni dell’Atalanta sembravano barcollare dinanzi ai colpi inferti dalle azioni offensive della Pistoiese, al 40° minuto, un episodio cambiò le sorti del match. A dieci metri dal vertice sinistro dell’area di rigore toscana, l’arbitro Panzino di Catanzaro fischiò fallo di Rognoni su Rocca. La punizione calciata da Festa trovò pronto all’incornata Daniele Filisetti, allora ventenne, che realizzò così il suo primo gol da professionista. Gol decisivo, perché il forcing della Pistoiese si scontrò ripetutamente contro i guanti di Maurizio Memo, prelevato in estate dal Bologna e che risultò a fine partita migliore in campo. Aiutato anche dal destino Memo a mantenere la porta inviolata, perché a cinque minuti dalla fine, infatti, Saltutti calciò fuori un rigore concesso per atterramento dello stesso da parte di Mei. 1-0 finale in favore della Dea dunque e prima vittoria in un campionato che avrebbe visto la Pistoiese protagonista di un secondo posto e di una storica promozione, l’unica in serie A, mentre per l’Atalanta dei giovani, tra cui Filisetti, goleador per un giorno, costretto al cambio per un infortunio in seguito ad uno scontro con Mosti al 45° minuto di quel 7 ottobre 1979, un campionato sofferto concluso poi al nono posto e una tortuosa strada verso la risalita. A raccontare oggi quel giorno di 40 anni fa Daniele Filisetti, che si è gentilmente concesso alle mie domande:
Buongiorno Daniele, sono passati 40 anni da quel giorno in cui realizzasti il tuo primo gol da professionista. Puoi descrivermi, le indicazioni e le emozioni per un giovane catapultato in prima squadra e in quella realtà di una Atalanta rifondata sul settore giovanile?
FILISETTI “Ciao Luca. Innanzitutto non mi fa piacere sapere che siano passati 40 anni. E’ davvero tanto tempo. (Risate). Sono di queste parti, della provincia di Bergamo e l’Atalanta per me è importantissima, anche perché vi ho fatto la trafila delle giovanili. Devi sapere che nelle giovanili giocavo da libero, ma ho fatto un po’ tutto. Era già un onore giocare. Quando sono arrivato in prima squadra ne sono stato orgoglioso e mi sono messo a completa disposizione del mio allenatore che mi schierò terzino sinistro pur essendo io destro. Certamente non mi sono tirato indietro. Mi sono arrangiato cercando di rendere fiero l’allenatore, onorare la maglia e i compagni, soprattutto quelli più anziani”
Quali difficoltà hai incontrato passando da libero a terzino sinistro e quali indicazioni hai avuto?
FILISETTI “Con l’impegno le difficoltà si superano. L’impegno e l’abnegazione erano le uniche doti che avevo. Mi dicevano VAI E ARRANGIATI e io mi arrangiavo. Ho fatto anche parte dell’under 21 giocando da libero. In quella nazionale c’era un certo Franco Baresi. Fu mia riserva in allenamento per 15 minuti, poi si accorsero che era più bravo di me (risate)”
Come descriveresti il tuo rapporto con Titta Rota?
FILISETTI “Quello che diceva era il Vangelo e mi sono meritato la sua fiducia”
A Pistoia cercavate la prima vittoria. Era la quarta giornata e la squadra, considerata fra le grandi, era praticamente tutta nuova. Ricordi le emozioni prima di quel match? Cosa si provava in quel gruppo? C’era tensione?
FILISETTI “Era un altro mondo. Particolare. Diverso da quello che è oggi il mondo del calcio. Sapevi solo all’ultimo se avresti giocato. La paura di non giocare era adrenalinica. C’era solo la voglia di giocare, onorare la maglia e non deludere i compagni. Non pensavamo al risultato o alla classifica. Era un gruppo con grandi valori, valori che oggi si sono persi. Valori che ho voluto trasmettere ai miei figli.
E poi al 41° minuto di quel Pistoiese-Atalanta, sugli sviluppi di un calcio di punizione battuto da Festa, ci fu la svolta del match rappresentata dal tuo primo gol da professionista. Cosa ricordi? Puoi descrivere le tue emozioni?
FILISETTI “Ricordo poco di quel giorno. Ho colpito la palla di testa. Ho visto il pallone entrare in rete e mi sono messo a correre. Non capivo più niente. Troppa emozione, Inebriante. Avevo perso mio padre poco tempo prima. Fu uno sfogo incredibile quel gol. Tutto poi si è annebbiato.”
Forse anche per via dello scontro di gioco di gioco con Mosti…
FILISETTI “Non ricordo lo scontro di gioco, ma credo che più che per la botta in sé fosse per il gol che non mi aveva fatto capire più niente. Non ero abituato. Ho fatto solo due gol in carriera”
Fu un finale rocambolesco, con un rigore sbagliato da Saltutti a 5 minuti dalla fine
FILISETTI “Ero nello spogliatoio col ghiaccio in testa quando a fine partita arrivarono festosi i miei compagni. Non mi ero reso più conto di nulla e non sapevo nulla di ciò che era accaduto in campo”
Il campionato di serie B 79-80 rispecchiò i reali valori o ti sorprese la classifica finale?
FILISETTI “Il campionato rispecchiò i valori. Quell’Atalanta stava ricostruendo, ma quando si hanno 20 anni, come li avevo io all’epoca, mi bastava giocare e il contesto esterno lo ignoravo. Non mi sono mai posto questa domanda”
Cosa pensi del calcio di oggi?
FILISETTI “Penso che la differenza rispetto ad allora sia nei preparatori, oltre naturalmente alle rose ampie. Oggi ti fanno correre di più. Mi rende felice il momento storico dell’Atalanta e vorrei che nei settori giovanili allevassero giocatori capaci di arrivare in prima squadra anziché puntare a vincere trofei. I settori giovanili servono a forgiare professionisti ma molti allenatori valutano più che la tecnica la stazza, prendono quelli più grossi per puntare ad alzare coppe”
Ultima domanda. Chi è e cosa fa Daniele Filisetti oggi?
FILISETTI “Oggi Daniele Filisetti vive serenamente la pensione. Passa il suo tempo con in famiglia e con i figli ed è allenatore in seconda dell’Alzano Virescit Juniores”
Grazie per il tempo che mi hai dedicato Daniele. È stato un piacere e un onore per me