GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia) – Il campioncino del Quarticciolo, periferia di Roma, corre verso la curva giallorossa con il dito alzato. E’ il Gennaio del 1989 e quel ragazzo venuto fuori dal nulla si appresta a diventare una bandiera degli aquilotti guidati da Materazzi. Peccato, però, che la Juventus del rivoluzionario Maifredi e la Lazio del presidente Calleri abbiano in mente altri piani per lui. L’estate del 1990 è calda. Le notti magiche sono appena finite ed il passaggio di Paolo ai bianconeri è ormai cosa fatta. 7 miliardi e mezzo e la prospettiva di poter giocare in una formazione costruita per contrastare lo strapotere tecnico del Milan sacchiano.
Il 7 Ottobre del 1990 la Juventus gioca a Lecce con la pressione dei tre pareggi consecutivi nelle prime quattro giornate di campionato.
Maifredi ed il suo calcio champagne stentano a decollare. Schillaci non rende come dovrebbe e la stellina Baggio può solo limitare i danni.
Quel giorno, davanti al pienone dello Stadio di Via del Mare, la partita la risolve Paolotto da Roma, subentrato al minuto 46 ad Angelo Alessio e lestissimo ad approfittare di un strano rimpallo sulla schiena di Mazinho. Zunico non riuscirà a bloccare la mezza girata improvvisa dell’ex Lazio. Sarà il primo gol alla corte torinese per il ribelle fantasista, il primo di sei. Dopo due anni e 78 partite giocate all’ombra della Mole, Di Canio passerà prima al Napoli e poi al Milan di Capello, prima di costruire il suo mito nella rivoluzionaria Premier League di inizio anni ’90.