“La mia vita è iniziata con un grande amore per il Calcio… e allo stesso modo finirà”
– Puskas Ferenc –
Ferenc Puskas aveva iniziato a rincorrere un pallone e i suoi sogni di gloria già nel 1943, quando non aveva ancora compiuto sedici anni.
E lì, sui prati che esistevano fra i casermoni popolari di Kispest, in quella che allora non era ancora la periferia di Budapest ma una piccola municipalità del tutto autonoma, conobbe il suo grande amico József Bozsik.
Nacque così un sodalizio affettivo/calcistico che contribuì prima a far grande la Honved e poi, a seguire, la Nazionale Magiara.
I due esordirono nella rappresentativa ungherese nel 1947 a Torino contro l’Italia di Valentino Mazzola.
Risultato finale 3 a 2 per gli Azzurri con un gol all’ultimo minuto dei nostri.
Quel che accadde negli anni successivi è storia nota: la tragedia di Superga cancellò dalla mappa del Calcio che conta per quasi un ventennio l’Italia, mentre i magici ungheresi, invece, segnarono un’epoca con il loro gioco innovativo ed irresistibile.
Fu ancora il destino, sotto forma di una rivoluzione disperata ed impossibile, a porre fine alla “Squadra d’oro.”
Sicuramente anche a questo pensava Ferenc Puskás quando la sera del 27 maggio 1964 giocò la sua ultima finale di Coppa dei Campioni al Prater di Vienna con la divisa del grande Real.
Il biglietto della gara (Collezione Matteo Melodia)
Avversari dei Blancos erano i nerazzurri di Helenio Herrera, con l’Inter giocava il giovanissimo Sandrino Mazzola.
Quando le squadre entrarono in campo Puskás guardò con molta attenzione quel ragazzo Italiano ma non gli rivolse una sola parola.
La partita ebbe inizio e fu combattuta ed emozionante.
L’Inter vinse 3 a 1 chiudendo il glorioso ciclo del Real Madrid degli anni Sessanta.
Mazzola era al settimo cielo e, al fischio finale dell’arbitro, corse per raggiungere Alfredo Di Stefano prima che lo facesse qualche altro compagno di squadra.
Sandro voleva a tutti i costi la maglia del giocatore che era stato uno dei suoi miti adolescenziali.
Fu in quel momento che si trovò davanti Puskas che lo fermò e gli disse: “Ragazzo… sai che io ho giocato contro tuo padre, nel 1947? Ti ho visto stasera, sei davvero degno di lui.”
Poi il vecchio campione salutò affettuosamente il giovane collega e lentamente, con un velo di tristezza nello sguardo, raggiunse gli spogliatoi.
Sandro Mazzola invece rimase per qualche secondo senza parole ma subito dopo capì che non aveva più bisogno di rincorrere nessun altro.
Mazzola e Puskas (Foto Facebook pagina “Alla faccia del calcio)
“Maestro… maestro… mi scusi” – gridò Mazzola al grande campione ungherese – “Questa è la mia maglia… sarebbe bello se lei stasera mi regalasse la sua.”
Fu così che il figlio del miglior giocatore italiano di sempre, Valentino Mazzola, quella sera portò via il ricordo più bello della sua carriera.
Era qualcosa di più di una semplice maglia bianca, era un oggetto che andava anche oltre una prestigiosa vittoria, qualcosa che Sandro, ormai settantottenne, oggi ancora custodisce gelosamente a casa sua.
Laureato in Economia e Commercio all’Università La Sapienza di Roma, è un autore, sceneggiatore e attore teatrale.
Mario non ama parlare molto di sé, preferisce spendere le sue parole per i personaggi delle storie che racconta e che porta in scena.
Adora due cose in particolare: le scarpe da running e le strade del mondo.
Ed è così che trova i suoi incredibili personaggi, o forse, più esattamente, sono loro che vanno a cercare Mario, perché ne percepiscono le affinità elettive.
Così facendo egli ruba prezioso spaccati di vita dai suoi viaggi, spaziando dalle Regioni della Mitteleuropa, quella da cui, perdendosi fra le acque dell’amato Danubio, non farebbe mai ritorno, ai tramonti meravigliosi dell’Africa, fino alle grandi distanze della Russia, Nazione che ama e da cui è ricambiato incondizionatamente.
Distribuisce poi il “suo bottino” trascrivendo il caleidoscopio di vite, sensazioni ed emozioni, a beneficio dei suoi lettori.
Un autore, Mario Cantoresi, capace di toccarti nel profondo e lasciarti qualcosa di unico e prezioso dentro.