INTERRIS.IT (Federico Cenci) – E’ nota l’immagine di Sylvester Stallone portiere di calcio nel celebre film “Fuga per la vittoria”. L’attore interpretava l’estremo difensore di una squadra di ufficiali americani prigionieri che nel 1942 disputò una partita contro una compagine di omologhi della Luftwaffe. Una pellicola liberamente ispirata a un fatto accaduto davvero, sulle cui sfumature restano però divisi gli storici.
Guerra a Sarnano
Qualcosa di simile avvenne il primo aprile del 1944 in Italia. Precisamente a Sarnano, borgo medievale incastonato nella cornice dei Monti Sibillini, si giocò una partita che da quelle parti è ancora un racconto in voga che mescola mito e realtà. Da una parte una squadra di abitanti del luogo, dall’altra undici soldati della Wehrmacht, le forze armate tedesche. Il contesto in cui maturò questa contesa sportiva fu quello tutt’altro che amichevole della seconda guerra mondiale. Alla fine di marzo del 1944 Sarnano si apprestava a diventare crocevia della storia: nella località marchigiana giunsero un gruppo di legionari del I Battaglione M “IX Settembre” della Repubblica Sociale Italiana supportati da soldati tedeschi. L’intento era quello di installare un blocco nel cuore della guerriglia dei partigiani, che in questa zona avevano commesso una serie di omicidi, attentati e sabotaggi a infrastrutture. In questo clima a tutto si poteva pensare, tranne che ai soldati tedeschi potesse venire in mente di smettere le divise militari e indossare maglietta, pantaloncini e scarpini per sfidare la gente del posto ad una partita di calcio. E invece così fu.
L’organizzazione
Forse non è più in vita nessuno dei protagonisti di quell’episodio che unì guerra e sport, ma il racconto si è tramandato ed oggi a riannodare la trama di quei ricordi ci pensano i parenti. Tra questi Roberto Maurelli, figlio di Mimmo Maurelli, uno dei calciatori tra le fila dei locali, e nipote di Mario Maurelli, arbitro internazionale natìo di Sarnano. Come spiega ad In Terris Roberto, “un giorno andarono a far visita a casa di mio zio degli ufficiali tedeschi. Lui aprì la porta e, stupito di questa presenza inaspettata, si sentì chiedere: ‘È lei l’arbitro internazionale Maurelli?’”. La sua risposta fu affermativa, ma rimase perplesso, non riuscì a capire cosa cercassero da lui, professionista dei campi di calcio, degli uomini della Wehrmacht impegnati sui campi di battaglia. Ebbene, non cercavano altro che chiedergli di organizzare una partita di calcio che contrapponesse soldati tedeschi a cittadini locali. Un pacifico incontro sportivo – gli dissero – con tanto di rinfresco finale. Maurelli fu assalito dallo spavento. “E se fosse una trappola?”, si chiese. E ancora: “E se non riuscissi a trovare undici calciatori disponibili?”. Le paure lasciarono presto il posto alla mobilitazione. “Mio zio – racconta ancora il nipote Roberto – si diede subito da fare ed andò porta a porta dai suoi compaesani per convincerli a prendere parte all’incontro”. L’arbitro riuscì a trovarne undici esatti, compresi tre o quattro partigiani (tra cui suo fratello Mimmo Maurelli).
La partita
Le due formazioni si diedero appuntamento di domenica pomeriggio al campo sportivo “Della Vittoria”, un bell’impianto che ancora sorge all’ombra del campanile di Santa Maria Assunta, chiesa duecentesca oggi inaccessibile per i danni del terremoto del 2016. Una metà del campo venne occupata dai tedeschi, l’altra dai sarnanesi, in mezzo l’arbitro Mario Maurelli e a bordo campo una cinghia di soldati della Wehrmacht con i mitra in pugno. L’incontro ebbe inizio in un’atmosfera a dir poco tesa. La paura di vincere, nell’accezione più autentica del termine, attraversò le schiene dei calciatori locali. Eppure l’inerzia dell’incontro sembrò fin da subito pendere dalla parte dei sarnanesi, riottosi ad affondare il colpo nella porta avversaria. A un certo punto il fatto inopinato: dalla fascia destra un calciatore locale scagliò un pallone al centro dell’area, dove la testa di un attaccante lo spedì nella rete dei tedeschi. I locali passarono in vantaggio, ma con poco da festeggiare: la possibile reazione avversaria stimolò le fantasie più sinistre. “All’intervallo – racconta Roberto Maurelli – mio zio si precipitò nello spogliatoio dei suoi compaesani per dire che, in un modo o nell’altro, avrebbero dovuto far pareggiare i tedeschi”. La sua sollecitazione fu raccolta. Ma nello sport, come anche nella guerra, le decisioni prese a tavolino non sempre riescono bene. Il tempo scorreva come un torrente agitato e, nonostante la “disponibilità” dei sarnanesi, i tedeschi non riuscivano a siglare un gol. A cinque minuti dalla fine, però, ecco il colpo di classe al contrario che decise il risultato finale. “Lillo, che giocava da terzino – spiega Roberto Maurelli – fu abilissimo a farsi scartare da un avversario, il quale si trovò così solo davanti al portiere e riuscì a segnare la rete dell’1 a 1”. Ristabilita la parità, l’arbitro Mario Maurelli tirò un sospiro di sollievo e siglò il fischio finale con qualche minuto d’anticipo. Pari e patta, ma il terzo tempo fu parziale: “il rinfresco i tedeschi se lo fecero da soli – afferma Roberto Maurelli -, gli italiani si dileguarono velocemente verso le montagne”. Ma non ci fu alcun rastrellamento, quella partita restò un episodio di sport che vibra come un ramoscello d’ulivo tra i venti tempestosi della storia.
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