La Penna degli Altri

Quei ritiri vincenti di Lauro

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CORRIERE DEL MEZZOGIORNO (Di Carlo Franco) – Al tempo di Achille Lauro padre padrone, del ciuccio bardato di azzurro e delle bandiere borboniche, i ritiri prepartita funzionavano da camera di decompressione: i giocatori erano contrari, il tecnico pure, che si chiamasse Amadei o Pesaola, ma gli ordini del presidente non si discutevano anche perché addolciti con promesse di premi a sei cifre […] La damnatio del ritiro, quindi, non è una scoperta dei nostri giorni. […] abbiamo trovato riscontri straordinari legati ad una doppia impresa degli azzurri – in crisi di risultati – che riuscirono a darle di santa ragione, a Torino e al Vomero, alla Juve […] Le due imprese, guarda caso, arrivarono entrambe dopo un ritiro punitivo. 23 novembre 1957: il Napoli si preparò ad affrontare la Juve […] Il Comandante seguì la squadra […] e chiamò in disparte Vinicio, ‘o lione: «Guagliò se domenica vinciamo vi regalo cinquecentomila». La partita fu epica, indimenticabile, un crescendo entusiasmante: Vinicio aprì le marcature, a seguire segnarono anche i due peperini dell’attacco, Novelli e Di Giacomo, ma il vero eroe di quel pomeriggio fu Ottavio Bugatti, il portiere gentiluomo che danzava tra i pali ed aveva una presa ferrea: giocò con la febbre a 38 […] Identico rituale anche per il ritorno […]  i giocatori si riunirono all’albergo Francischiello di Massalubrense (che poi divenne la sede preferita quando si imponeva un giro di vite) e anche il Comandante […] comprese che doveva raddoppiare il premio per stimolare l’impegno dei giocatori. Un milione invece di 500mila lire: affare fatto. Il match fu stratosferico, cinquantamila spettatori al Vomero […] Andò tutto a meraviglia: 4-3 per il Napoli, città in delirio […]

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