LEGGO (Enrico Sarzanini) – Lunedì saranno 40 anni esatti da quel tragico 28 ottobre 1979, quando Vincenzo Paparelli perse la vita in Curva Nord durante un Roma-Lazio, colpito in pieno viso da un razzo lanciato dalla Curva Sud.
Il figlio Gabriele all’epoca era solo un bambino. “Avevo 7 anni e 8 mesi la stessa età che ha mia figlia oggi. Quel giorno dovevamo andare dai nonni a Valmontone ma all’ultimo papà decise di andare al derby a vedere la sua Lazio […]Per proteggermi i vicini di casa mi portarono alle giostre all’Eur ma al ritorno ci fermammo in un bar; una volta dentro fui riportato di corsa fuori perché c’era un televisore acceso e stavano dando la notizia. Poi ci ha pensato mamma a dirmelo. Da quel momento è cambiata per sempre la mia vita”.
[…] Non è stato facile sopportare i cori e le scritte contro il proprio padre. “ […] Da allora porto sempre in macchina una bomboletta spray per cancellare le scritte. La mia è diventata una missione. Ho iniziato a interagire con i media per far capire quanto soffriamo, il mio è un messaggio distensivo». […] La Roma in tutti questi anni le è stata vicina? “Dino Viola scriveva lettere a mamma per chiedere scusa e se oggi ci fosse sentendo quei cori contro papà farebbe chiudere la Curva. Negli ultimi anni invece un silenzio assoluto che mi ha fatto dispiacere”[…]
Articolo pubblicato da Leggo il 24 ottobre 2019