QUATTROTRETRE.IT (Adriano Stabile) – “Pensare che siano passati quarant’anni esatti dall’addio al calcio di Gianni Rivera fa impressione, anche perché ancora oggi il ricordo della sua classe sopraffina è ben nitido nella memoria e nei racconti di tanti tifosi del Milan e della nazionale azzurra”.
Inizia così il bellissimo articolo a firma Adriano Stabile su quattrotretre.it, in cui si racconta di un Rivera che non si sente più indispensabile alla causa rossonera, della tournée in Sudamerica con il Milan, della partenza di Nils Liedholm verso la Roma e della morte del vice allenatore Alvaro Gasparini che muore improvvisamente per infarto.
In questo clima il 7 giugno del 1979 Rivera gioca la sua ultima partita da calciatore professionista, ma ancora nessuno ne ha la percezione.
“Quella tournée del decimo scudetto sembra davvero nata sotto una cattiva stella, tra l’addio improvviso di Liedholm poche ore prima della partenza, la morte di Gasparini, infortuni, espulsioni e risultati deludenti (il Milan disputa sei incontri senza mai vincere: quattro pareggi e due sconfitte). E poi c’è Gianni Rivera, rientrato ad aprile da un lungo stop e lontano dalla forma migliore: «Onestamente dobbiamo dire che il capitano ha fatto molto poco», scrive quasi con dolore Alberto Cerruti, sulla Gazzetta dello Sport, stilando un bilancio al rientro a Milano. E il capitano non esclude l’addio al calcio: «Non mi sono sentito crollare fisicamente – spiega Rivera – e questo è importante, prima di dire se continuerò a giocare oppure no voglio parlare con Giacomini», ovvero il successore di Liedholm come tecnico rossonero”.
Poi arriva il 20 giugno 1979… “Penso che non avrò molto da raccontare, ma l’unica cosa che posso dire subito è che non torno più indietro – dice con aria commossa, facendo poi una breve pausa – lascio il calcio”.
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