GLIEROIDELCALCIO.COM (Mario Cantoresi) –
Non devo avere paura… non è da me!
Io non ho mai avuto paura prima di una partita di Calcio… perciò non devo averne neanche adesso.
Non posso concedermi questo lusso, altrimenti sarei sconfitto in partenza.
In fondo che differenza c’è fra una partita di Calcio e la vita?
Anche il tumore è un avversario da affrontare come tutti gli altri e il suo scopo non è molto diverso dagli avversari che mi hanno sfidato sui terreni di gioco.
È perfettamente normale che loro si oppongano a te… tutti gli avversari hanno un obiettivo: vogliano portarti via qualcosa per farla loro.
Una vittoria, gli abbracci, i sorrisi, la gioia di un successo.
Ecco… il tumore vuole la stessa cosa di tutti, solo che stavolta la posta in gioco è molto più alta: lui vuole la mia vita!
Ma io non ho mai concesso nulla a nessuno, figuriamoci se inizio a farlo proprio ora.
Quel maledetto non lo sa ma io mi chiamo Emiliano Mondonico e fino all’ultimo secondo non mi arrendo mai!
Sì… a pensarci bene questa storia della malattia è molto simile ad una partita di Calcio.
La mia camera dell’ospedale è identica ad uno spogliatoio, c’è quello stesso silenzio prima dell’incontro ed io sono ancora una volta il protagonista principale del match.
Quando il dottore aprirà quella porta lo seguirò e la partita me la gioco… io me la gioco, non lui!
Ora però sono stanco, devo riposare almeno per qualche ora.
Devo farmi trovare pronto per l’incontro più importante della mia esistenza.
Mi rilasso molto quando riesco ad addormentarmi, non sento più nessun dolore ed una sensazione dolcissima… di pace.
Anzi, volete sapere una cosa?
Nell’ultima settimana mi capita di fare sempre lo stesso strano sogno.
Sono all’aeroporto di Torino e vedo dei ragazzi che ridono e scherzano allegramente, poi salutano la folla e salgono su un vecchio aereo.
Sono felici… da un paio di giorni si sono anche accorti della mia presenza e mi sorridono e mi fanno dei cenni con le mani… quasi mi chiedessero di aspettarli.
Poi l’aereo parte e io resto seduto in attesa del loro ritorno ma il volo non arriva mai e allora mi sveglio.
Da quel momento il dolore riprende più forte di prima!
Mi avevano già operato una volta e portato via un tumore grande quasi come un pallone.
Credevo di aver vinto… invece avevo giocato solo il primo tempo della partita più importante.
Il dottore, quasi fosse un arbitro, mi ha detto che devo tornare in campo per la ripresa.
Dai, ho detto a mia figlia, non piangere, ormai manca pochissimo alla vittoria.
Aspettami qui, tornerò presto e festeggeremo insieme…
Sono in sala operatoria, attorno a me ci sono i dottori, sono tanti, sembra il pubblico di uno stadio.
Mi addormentano e sogno di nuovo quell’aeroporto.
Non ci sono partenze stavolta, c’è però un volo che sta arrivando da Lisbona.
È un vecchio aereo e atterra in maniera perfetta, lo sportellone si apre e scendono dei giovani bellissimi e felici… ma… ma io li conosco tutti!!!
Quello è Valentino Mazzola, poi c’è Ossola, i due fratelli Ballarin c’è anche Gigi Meroni e ci sono anche tutti gli altri… non manca proprio nessuno!
Mi cercano con lo sguardo e vengono quasi correndo verso di me, Mazzola vuole darmi qualcosa.
È una maglia granata!
“Tienila e tua” – mi dice – “l’hai meritata perché l’hai onorata fino in fondo.
È non importa nulla se quella finale con l’Ajax non sei riuscito a vincerla, questi sono dettagli, solo i grandissimi vengono ricordati per le sconfitte, con le vittorie è troppo facile.
Ora tu ci appartieni… dai sali sull’aereo con noi ora dobbiamo andare.”
Sono felice, sento che una lacrima sta scendendo dai miei occhi.
Ero sicuro che alla fine ce l’avrei fatta…
Sapete?
Io mi chiamo Emiliano Mondonico, sono un combattente, non mi arrendo mai!