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Raffaele Di Risio e la B col Campobasso. “Vivevamo per far gioire un’intera regione. E con Scorrano…”

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PRIMONUMERO.IT (Franco de Santis) – […] uno dei massimi artefici della storia del Campobasso: Raffaele Di Risio. Una favola bellissima, intensa, fatta di 141 partite, 7 gol, polmoni offerti alla causa rossoblù, baluardo di un centrocampo tosto, paladino di valori che si vanno perdendo. Dici Di Risio e ti compare Scorrano, il più grande tra i capitani: inseparabili, uniti dentro e fuori dal campo da quel sangue molisano decisivo in tante ‘battaglie’ al Vecchio Romagnoli. […] “Aver indossato la maglia rossoblù, per un molisano doc nato a Baranello, è stata una cosa importantissima – esordisce – Io ho giocato con dodici squadre diverse ma quello che si avverte sulla propria terra è diverso, è qualcosa di indescrivibile. Ho cercato sempre di dare il massimo ovunque, ma giocare con la squadra della tua regione ti mette in una situazione in cui vuoi a tutti i costi che le cose vadano bene e che la gente sia felice, anche perché viviamo in una regione abbastanza depressa”.

Domanda ‘banale’: qual è la partita che le è rimasta più nel cuore?

“Dico Campobasso-Reggina, perché lì ho capito che si andava a completare un disegno importantissimo per la regione. Al fischio finale di quella partita che terminò 1-0 era come se volassi, correvo ma mi sentivo leggero avendo raggiunto un risultato straordinario al termine di tanti sacrifici […]”

In quegli anni d’oro si rendeva conto davvero delle pagine di storia che stavate scrivendo?

“In quei momenti no, ma rivedendo le immagini e rileggendo le cronache di allora ti accorgi che hai giocato e in molti casi vinto contro le squadre più forti, Juventus, Milan, Lazio, Fiorentina, Verona campione d’Italia. Non ci si pensava all’epoca. […]”

[…] Inevitabile un pensiero al Capitano Michele Scorrano ricordando quegli anni…

“Michele Scorrano ed io eravamo i classici molisani. Come disse anche Rocco Sabelli al Savoia qualche anno fa, Michele ha rappresentato in toto il molisano: pur non avendo una grande tecnica, con la determinazione e la volontà ferrea si possono raggiungere traguardi impensabili […] posso affermare che si decise a tavolino di farlo fuori. Ma non si fa così perché quando una persona è ben voluta dal gruppo va tutelata, è essenziale perché tutti ti riconoscono come capitano. Michele era particolare ma era un capitano perfetto. Il campionato precedente era andato bene e l’ingaggio, per l’anno successivo, sarebbe stato aumentato di un venti percento circa. A tutti fu aumentato, a Michele no. Hanno giocato sul suo orgoglio, purtroppo. Lui disse che non avrebbe firmato per una questione di principio, non capendo quel trattamento diverso rispetto agli altri. E il presidente rispose che poteva andare via. Non se lo fece ripetere due volte. All’uscita lo vidi pallido, sconvolto. Pianse tutta la notte, ero dispiaciutissimo […]

Proprio non si poté fare nulla per ricucire quello strappo così doloroso?

“Racconterò un altro aneddoto altrettanto amaro: c’erano sei giocatori che non ancora firmavano, tutti di prima fascia e conosciuti. Li chiamai proponendogli di non firmare fin quando non sarebbe tornato Michele. Tutti furono d’accordo ma all’atto pratico firmarono i propri contratti uno dopo l’altro lasciandomi per ultimo, e ho dovuto firmare anche io. […]

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