GLIEROIDELCALCIO.COM (Andrea Gioia)
“E’ stata una giornata indimenticabile”
Differenze sociali che hanno attraversato un secolo di storia del calcio. Differenze di genere che hanno creato un divario netto tra maschi e femmine, solcando una linea immaginaria difficile da superare e, anche, da avvicinare.
In tempi in cui il calcio femminile chiede con sempre maggiore insistenza un riconoscimento paritario, sembra doveroso raccontare e commentare la storia apparsa sulle colonne de La Gazzetta dello Sport di 40 anni fa. Quel 27 Ottobre del 1981, in una rosa che sottolineava i papabili del Mundial spagnolo e la pace fatta tra Tassotti e Oriali, a pagina 8 appare un trafiletto che esalta la storia e la prestazione di una giovane donna arbitro. Raffaella Mulas all’epoca era una trentenne appassionata di calcio. Una passione che l’aveva portata a giocare con il Torino femminile, prima di gettare la spugna a causa di un infortunio.
Quella passione, nonostante lo stop forzato, l’aveva condotta, insieme alle amiche Cinzia e Stella Grasso e Giovanna Bertolone, ad iscriversi al corso per arbitri, un corso riconosciuto dall’AIA, valido a tutti gli effetti.
Sulla scia di quella conquista, Raffaella venne chiamata per dirigere una partita dei pulcini granata, davanti ai 40.000 del Comunale che aspettavano il Derby della Mole. Una occasione unica, in un contesto poco avvezzo ad accettare influenze femminili. Alla fine dell’incontro, diretto con maestria anche grazie all’aiuto delle guardalinee Grasso e Bertolone (le stesse che l’avevano accompagnata durante il percorso di studio con l’AIA), il pubblico venne piacevolmente sorpreso da quella direzione impeccabile, tanto da riservare, alla terna, un applauso sentito.
Sembrava l’inizio del cambiamento, sarebbe stata solo una fugace apparizione di un “intruso” prontamente ricacciato fuori da un mondo troppo maschile.
Intervistata dalla stessa rosa, la giovane arbitro sottolinearà la reale situazione vissuta in quel calcio di inizio anni ’80, celando una sorta di rammarico per quelle opportunità immeritatamente negate: “Ci hanno accettate (al corso) senza problemi e ci hanno sottoposte agli stessi esami dei colleghi maschi. Alla fine abbiamo ricevuto i complimenti però, mentre i maschi sono stati incorporati nei quadri federali, noi siamo costrette a dirigere tornei non ufficiali, non riconosciuti dalla federazione. Ed è una ingiustizia”.
Da quel giorno sono passate quattro decadi, il calcio si è evoluto, diventando affare economico; le donne hanno iniziato a ritagliarsi uno spazio sempre maggiore arrivando, finalmente, ad abitare anche le partite dell’altro sesso.
Fonte La Gazzetta dello Sport del 27 Ottobre 1981