SPORT.SKY.IT (Fabrizio Moretto) – Minuto 52 di Bologna-Inter: passaggio al limite dell’area, controllo con il destro, finta a rientrare sul mancino e conclusione sul primo palo. Si presentò così agli occhi della Serie A Luis Nazario de Lima, per tutti semplicemente Ronaldo. Dopo essere rimasto a secco nei primi 90 minuti contro il Brescia – gara comunque vinta dall’Inter per 2-1 – il Fenomeno non tradì le attese sotto i portici bolognesi e contribuì al poker dei nerazzurri. Fu il primo squillo per cominciare a ripagare i 48 miliardi investiti per lui dal suo più grande ammiratore, il presidente Moratti, cifra che lo rese all’epoca il calciatore più costoso al mondo. Era il 14 settembre 1997 e il brasiliano, al Dall’Ara, offrì un assaggio delle sue straordinarie qualità mettendo in mostra un po’ del suo repertorio: la capacità di abbinare in un unico sodalizio velocità e dribbling, anche a danno di chi, come Paganin, aveva avuto la possibilità di conoscerlo in anticipo rispetto agli altri, partecipando a qualche seduta di allenamento insieme a lui prima di lasciare Milano e trasferirsi in rossoblù. Sapere i trucchi del mestiere, però, non ha mai aiutato nessun avversario dell’attaccante verdeoro, meraviglioso incantatore nel nascondere il pallone e farlo riapparire solo in fondo alla rete. E anche in quella domenica di settembre la magia gli riuscì perfettamente, mettendo la ciliegina sulla torta alla sua giocata con un tiro effettuato con il piede più debole, il sinistro. Neanche la pioggia abbattente di quel pomeriggio riuscì a frenare la voglia di Ronaldo, già diventato idolo della folla nerazzurra e chiamato, nonostante avrebbe compiuto 21 anni solo qualche giorno dopo, a dimostrare il suo valore nel campionato più complicato di tutta Europa.
Il Fenomeno non sentì né il peso dei soldi spesi per lui né quello della numero 10. Chiuse la sua prima stagione in A con 25 centri totali, mettendo in bacheca nel frattempo il suo primo Pallone d’oro, ma le sue numerose reti – un record per un esordiente nel nostro campionato – non bastarono né a vincere la classifica marcatori, in cui primeggiò il tedesco Bierhoff, né lo Scudetto, ‘ceduto’ definitivamente alla Juventus dopo il famoso contatto con Iuliano.
LA PRIMA MAGIA DI RONALDO