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Il sito Storie di Calcio ripercorre la carriera di Renzo De Vecchi, il primo idolo del calcio italiano. Ecco un estratto.
[…] Renzo De Vecchi nacque il 3 febbraio 1894. Fu ben presto attratto dalla passione paterna per il gioco del calcio e per il Milan. […] Papà Enrico […] lo iscrisse nel 1908 nei ranghi del Milan Football and Cricket Club.
[…] Il giovanissimo De Vecchi divenne ben presto la bandiera della squadra, entrando nella mitologia sportiva con il nome di battaglia «Il figlio di Dio»
Il 26 maggio 1910, esordi in maglia azzurra all’incredibile età di 16 anni 3 mesi e 23 giorni (record assoluto) in sostituzione dell’infortunato Cevenini I. Lo stesso De Vecchiricordava di aver partecipato alla prima trasferta all’estero della Nazionale Italiana, in terra di Ungheria, indossando ancora i calzoncini corti tra tanti baffuti e nerboruti compagni. Con la maglia azzurra De Vecchi disputò 47 incontri.
[…] De Vecchi lasciava il Milan anche per un puntiglioso risentimento nei confronti della dirigenza che aveva ripreso in squadra Attilio Trerè. […] Tra i rossoblù genovesi incontrò il suo secondo maestro, che ne affinò la tecnica e il carattere: l’allenatore inglese Williams Garbutt (Mister Pipetta).
[…] Conclusasi la parentesi bellica, negli anni Venti, Renzo vinse, sempre con il Genoa, due altri campionati che vanno ricordati per alcune curiosità. Il primo (1922-23) venne concluso senza alcuna sconfitta (record eguagliato dal Milan nel campionato 1991-92) e il secondo (1923-24, ultimo titolo dei rossoblù) che comportò l’assegnazione per la prima volta dello scudetto, da apporsi sulle maglie, in sostituzione della medaglia del re. Nella stagione ’26-27, partito Garbutt per altri lidi, De Vecchi assunse la carica di giocatore-allenatore. […] Il Genoa, con De Vecchi in panchina, era in lotta contro l’Ambrosiana di Meazza per la conquista del decimo scudetto. A tre giornate dal termine, i rossoblù, staccati di due punti, si recarono a Milano intenzionati a fare un boccone solo dei rivali. L’avvio fu sfolgorante, tanto che i genovesi terminarono il primo tempo in vantaggio per 3-2. Nella ripresa Meazza si incaricò di persona di portare in parità il confronto, quando a pochi minuti dal termine venne assegnato un calcio di rigore al Genoa ridotto in nove giocatori (contro i dieci dei nerazzurri). Levratto, fromboliere principe della squadra e rigorista ufficiale, si rifiutò di calciare la massima punizione affidandola al compagno Banchero, che la fallì; sfumavano così la possibilità di vincere il decimo titolo della storia rossoblù nonché la carriera sportiva ai massimi livelli dello stesso De Vecchi.
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Foto MAGLIAROSSONERA