GLIEROIDELCALCIO.COM (Francesco Fanini) – Gli anni ’30, col loro fermento legato alla pratica sportiva e all’ardore agonistico tipico dell’opera svolta dal governo in auge tra le due guerre, rappresentarono per la città di Rimini il palcoscenico ideale per le imprese memorabili di “Unione Sportiva Libertas” (U.S.L.)* e “Dopolavoro Ferroviario” (D.L.F.), le due compagini di punta del panorama calcistico locale dell’epoca: in maglia a quarti contrapposti bianco-rossi la prima, in tenuta nera con banda orizzontale biancorossa la seconda.
La rivalità tra i due schieramenti assunse via, via toni sempre più accesi; la popolazione era letteralmente spaccata in opposte fazioni e la febbre del tifo si alzava inevitabilmente in occasione degli scontri diretti, andati in scena per quasi una metà del decennio tra la III^ e la I^ Divisione toccando picchi di autentica passione stracittadina. Fu però proprio all’apice dell’ascesa, alla vigilia del torneo di I^ Divisione 1934/35, che il D.L.F. decise di rinunciare all’iscrizione per carenza di mezzi, imitata di lì a poco anche dalla Libertas che, salita nel frattempo in Serie C, al termine del campionato 1937/38, pur reduce da un onorevole piazzamento, dovette cedere le armi al cospetto di un forte passivo economico accompagnato da dissidi di stampo politico locale e da un certo disinteresse della città, cosa che le impose di ripartire nuovamente -causa rinuncia- dalla I^ Divisione. Il segretario del Fascio, Pio Baiocchi, commissario straordinario nominato dal CONI dopo le dimissioni dell’intero consiglio della Libertas, tentò anche per la prima volta, pur senza riuscirvi, la strada della fusione tra Biancorossi e Nerocerchiati. Decisione rimandata solamente di qualche mese, poiché al termine della stagione 1938/39 la U. S. L., classificatasi terza in campionato, assorbì di fatto tramite annessione il D.L.F., nel frattempo rimessosi in carreggiata e reduce da un torneo di II^ Divisione, ma nuovamente e irreversibilmente ripiombato in disgrazia e costretto allo scioglimento. Formalmente ciò andò a costituire l’atto di nascita di una nuova società, col dott. Carlo Carli come primo presidente e l’ungherese Ernesto Guszik come allenatore. Grazie ad un’opera di risanamento, al fatto che parecchi giocatori del D.L.F. confluirono tra le file della Libertas e in virtù del piazzamento conseguito nel campionato precedente, la categoria assegnata d’ufficio nel 1939/40 al neonato sodalizio fu quindi ancora la Serie C. Il match contro il Cagliari (finale 2-1 con reti di Carmellini e Bianchi per i padroni di casa), andato in scena il 24 Settembre 1939 alla prima giornata, rappresentò a tutti gli effetti un momento storico: si trattò infatti del debutto in competizioni ufficiali con la nuova denominazione “RIMINI CALCIO”, quella rimasta nel tempo come la più cara alla tifoseria della maglia a scacchi.
Il Campionato di Serie C/gir. F 1939/40 si concluse per il Rimini -formazione giovane, con pochi giocatori sopra i vent’anni, ma che seppe farsi valere- con un eccellente secondo posto alle spalle della Maceratese, che vinse il torneo con quattro punti di vantaggio, ma che il 19 Novembre venne battuta per 1-0 allo “Stadio del Littorio”, grazie ad una rete dell’ala destra cattolichina “Nino” Romani. Quel torneo venne comunemente ricordato dagli sportivi come l’”Anno dei romani”, poiché disputato con ottimi giocatori provenienti in prestito dalla Roma, in virtù dell’amicizia personale intercorsa tra alcuni dirigenti locali e il commendator Cornelio Peragallo, membro del direttivo del Club giallorosso e proprietario di una villa di soggiorno a Rimini, nonché -dal 1925- primo presidente del Circolo Tennis rivierasco. Il Rimini schierava infatti tra i propri effettivi quattro elementi di valore giunti dalla compagine capitolina: il centromediano “Romoletto” Alzani (poi diventato curiosamente una bandiera della Lazio), il terzino Mario “Cucciolo” Grassi, il “centro-avanti” Delio Bianchi e l’ala sinistra Omero Carmellini.
Quella stagione passa curiosamente agli annali anche per il fatto che il Rimini diventa detentore di un singolare primato, avendo indossato -molto probabilmente prima squadra in Italia- le maglie con i numeri, novità regolamentare introdotta dalla FIGC proprio nel 1939/40. Il 20 Agosto 1939, per i buoni rapporti tra le due società, il Rimini disputò un’amichevole precampionato contro la Roma sullo storico Campo “Testaccio”, perdendo con onore per 2-1. Le foto di quella partita, tratte dalla rivista “Il Calcio Illustrato” proveniente dalla collezione di Sergio Campana -indimenticato portiere riminese recentemente scomparso, vice del mitico Armando Morri nel ’39 e protagonista nel 1942 di un provino con la Roma scudettata di capitan Masetti (futuro tecnico proprio dei romagnoli nel biennio 1948-50) – documentano infatti, per la prima volta nel nostro Paese, i giocatori Biancorossi (in tenuta scura) “già numerizzati”.
In un’altra immagine tratta dall’Archivio Fotografico della Biblioteca Gambalunga di Rimini, una formazione del Rimini 1939/40 in posa: (dall’alto) il custode “Piròn”, i dirigenti Fabbri, Carli, Nanni e Moretti, l’allenatore magiaro Ernesto Guszik, quindi i giocatori Bianchi, Nardi, Carmellini, il mass. Tamagnini, i dirigenti Beltrami, Montebelli e Jorio; (accosciati) Alzani, Grassi, Bruno, Romani, Morri, Viganò, Trevisani, Casadio.
* la sezione calcio della U.S. Libertas, nata nel 1912, costituisce la matrice storica riconosciuta della squadra che poi ha avuto (pur con qualche cambio di denominazione) continuità fino ai giorni nostri.
Rif. Bibliografici:
RIMINI 100 – UNA STORIA BIANCOROSSA; di R. De Bonis, F. Fanini, G. Zavatta (NFC Edizioni)
IL DOPOLAVORO FERROVIARIO DI RIMINI(1927/2002); a cura di G. Calbucci (Capitani Editore)
SPORT E FASCISMO A RIMINI ; di L. Faenza (Guaraldi Editore)