(QUATTROTRETRE.IT di Davide Morganti)
[…] “Spuntai sul campo e rimasi confuso. Pensai: Non è possibile, chi ha vinto sta piangendo e chi ha perso sta ballando”. I calciatori del Bayern sono stesi a terra, singhiozzano, battono i pugni sul prato, nascondono la faccia, quella di Lothar Matthäus, uscito all’ottantesimo, è la stessa del dolore; Beckenbauer, che aveva messo in dubbio le parole dell’addetto, non si rende ancora conto che il Bayern Monaco ha perso; nei tre minuti di recupero il Manchester United ha segnato due gol: Sheringham e Solskjaer. Il Nou Camp è una gola che si stringe e una che si allarga, dipende dall’emozione, dipende da che parte si tifa.
[…] Matthäus è un calciatore atipico, potentissimo, resistente, grande tiro da fuori, forte personalità, dinamico, tecnico, capace di giocare tra attacco e difesa, bravo nell’interdizione e nel passaggio finale ma anche capace di marcare stretto; ammiratissimo da Maradona per la sua incredibile versatilità. Cinque Mondiali (e uno vinto), quattro Europei (e uno vinto) e poi scudetti e coppe, tranne la Champions, il suo cruccio.
[…] Sono tante le notti come quelle triste di Barcellona, anche fuori dal campo. In Ungheria ci è arrivato partendo da un paese della Renania, Erlangen, Matthäus giocava nel FC Herzogenaurach prima di arrivare al Borussia Mönchengladbach, dove diventa titolare per la sua capacità di saper essere mediano e mezzala allo stesso tempo; dopo tanto bagliore quell’anno vengono sconfitti dall’Eintracht Francoforte in finale di Coppa Uefa. Passa al Bayern ma diventa numero 10 nell’Inter di Trapattoni, un 10 insolito, non alla Maradona o alla Platini.
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