Storie di Calcio

16 Maggio 2004: l’addio al calcio di Roberto Baggio

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(GLIEROIDELCALCIO.COM di Andrea Gioia)

E’ il 16 Maggio del 2004 e Milano, quel giorno, è ricoperta da una strano pulviscolo che si muove nell’aria, ovunque.

E’ un giorno speciale: si festeggia lo scudetto di un Milan senza eguali, capace di portare a casa una serie numerosa di record.

San Siro è gremito in ogni ordine di posto, Shevchenko e compagni sono pronti a godere di quella bolgia.

E’ stata una stagione fantastica per i rossoneri; Coppa Italia e Scudetto, con la macchia di una sciagurata partita contro il modesto Deportivo che, di fatti, ha precluso un cammino incredibilmente poco proibitivo verso la finale.

Ma quel giorno è speciale anche per un altro motivo. Il pubblico lo sa e ha deciso di esserci per testimoniare un fatto epocale.

Quella partita sarà l’ultima di un campione difficilmente imitabile, forse il più grande numero 10 della storia italiana, sicuramente il più amato dalla collettività: Roberto Baggio da Caldogno.

Sono passati quasi 18 anni da quel 21 Settembre del 1986.

Lo sguardo è rimasto sempre lo stesso, il piede pure. Il codino ha avuto varie metamorfosi, ma poi è ritornato per presenziare all’ultima sfilata di gala di San Siro.

E pensare che quel giocatore nemmeno doveva esserci su quel campo. 

Era un giocatore destinato a mollare, a cedere il suo talento infinito alla dea sfortuna; 220 punti di sutura, un ginocchio fuori uso per il resto della carriera. Un peso da portarsi dietro ad ogni partita.

Il pubblico, anche quello di fede milanista, aspetta solo lui; aspetta di goderselo, dal vivo, come ha fatto ai tempi dello Scudetto del 1996.

In molti chiudono gli occhi e pensano.

Rivedono le gesta di un ragazzo semplice che ha saputo diventare speciale, ripensano a quel calcio di un decennio prima, rivivono le emozioni di una nazionale sfortunata ma passionale.

Molti tornano indietro fino ad un giorno di Settembre del 1987; il prato è lo stesso, il pubblico anche, le maglie leggermente diverse. Ricordano di una ragazzino appena ventenne, riccio, col baricentro basso che, con estrema tranquillità e assoluta calma, si incunea nella impenetrabile difesa di un Milan destinato alla leggenda, segnando un gol memorabile e apparentemente facile.

Altri, un pò più giovani, hanno in mente un pomeriggio di Aprile del 1993 in quello stesso stadio; sono ancora confusi da quella finta a sbilanciare Costacurta e da quella corsa verso la porta, con Baresi e Nava in affanno e un incolpevole Rossi a raccogliere la palla in rete.

Tutti, penseranno poi al 17 Luglio del 1994: la loro immagine è quella di un eroe e di una maglia. 

L’eroe è Roberto Baggio, la maglia è azzurra, il numero è un 10 di colore bianco.

Guardano un pallone posizionato sul dischetto e pensano a quel pallone in rete; hanno tutti la pelle d’oca e la nostalgia di un momento purtroppo triste ma memorabile.

E’ il 16 Maggio 2004 e mancano 5 minuti alla fine della partita.

Il caldo è asfissiante, l’emozione contagiosa.

Il pubblico tutto, è in piedi a tributare il saluto finale ad un giocatore imparagonabile.

Commozione e ammirazione sono solo i sentimenti principali di un momento che coinvolge tutti.

Poi parte un applauso, lunghissimo, che dimostra l’affetto della gente e che accompagna il campione verso il suo addio.

Chi, come me, c’era, quell’applauso l’ha vissuto….ed era speciale.

 

“Si chiude qui una delle carriere più belle della storia del calcio italiano. Esce dal campo per l’ultima volta forse il giocatore più amato del calcio italiano, forse uno dei più forti di tutti i tempi”

(dalla telecronaca di Caressa per Sky).

 

 

 

 

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