Roberto Donadoni ha rilasciato una bella e lunga intervista al settimanale Sport Week in cui ripercorre la sua carriera: Di seguito uno stralcio …
I primi ricordi con l’Atalanta “… Andavamo agli allenamenti in cinque su una Cinquecento, borsoni compresi. C’era molta allegria, eravamo eccitati e felici. C’erano persone importanti, che ricordo con grande affetto. Gli allenatori Scarpellini e Casati e il maestro Bonifacio. Mi ha portato lui all’Atalanta, mi ha formato, insegnato la tecnica, il rispetto per gli avversari e i compagni».
Poi Ottavio Bianchi in serie B e poi Sonetti in A …
“… Con Sonetti ho esordito in A. I primi tempi con Nedo è stata dura, era molto severo e diceva: “Ragazzo, dacci sotto, lavora e lavora. Guarda, te lo dico chiaro: o ti faccio diventare un giocatore o ti faccio smettere di giocare”. Aveva ragione lui, mi ha fatto diventare giocatore e poi qualcosa ho combinato…”.
Donadoni con maglia Puma ad inizio stagione 1984-85
“Sono cresciuto con il mito di Rivera, il mio idolo. Sognavo il Milan, mi voleva la Juve, mi ha preso Berlusconi. È stato lui a insistere e gliene sono ancora grato. Allora l’Atalanta era molto legata agli Agnelli. Dicevano che era una specie di succursale della Juve. C’erano stati molti affari e molti scambi. La Juve di quegli anni era fortissima, la squadra più ambita. Ma io volevo il Milan e diciamo che mi è andata bene”.
“… È stato tutto così bello, così grande e fantastico che diventa quasi impossibile scegliere qualcosa di migliore. Potrei dire la prima Coppa dei Campioni al Camp Nou contro la Steaua o l’ultima ad Atene contro il Barcellona e invece mi viene in mente quando sono stato espulso contro il Malines. Il mio avversario mi ha picchiato per tutta la partita, anche nei supplementari. A un certo punto non ci ho più visto e ho reagito con un cazzotto e così mi hanno fatto saltare la finale con il Benfica a Vienna nel ’90. Questo è uno dei ricordi più fastidiosi”.
Quel Milan era veramente invincibile?
“Giocavamo alla pari con le più grandi realtà calcistiche d’Europa e del mondo. Un Milan di enorme valore, una squadra meravigliosa. Ci facevano tutti i complimenti e io ero contento perché giocavo con grandi campioni e fantastici compagni”.