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Roma, Candela e l’amore Capello: “Rimane il mio allenatore preferito”

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Il rapporto di Candela con la Roma e con Capello

Vincent Candela, ex giocatore della Roma, ha risposto alle domande del Corriere dello Sport riguardo alla sua esperienza in giallorosso. Di seguito un estratto.

[…]A proposito di telefonini. Nel 1998 dovevi lasciare la Roma par andare all’Inter. In ritiro a Kapfanberg ti facevi trovare con Il telefonino a tavola per arrivare alla rottura, ma Capello non ti lasciò andare via.
“Ho grande rispetto per Zeman, mi ha dato tanto per la parte fisica e la disponibilità al sacrificio, ma litigavamo spesso, eravamo giovani. Dopo, due anni avevo deciso di andare via, Zeman aveva fatto altre scelte. Poi è arrivato Capello, nessuno se lo aspettava. In un mese è cambiato tutto. In quel periodo per l’unica volta il rapporto con i tifosi è stato difficile. Avevo già festeggiato la mia partenza, perché io se saluto lo faccio con lo champagne e i fuochi d’artificio, non scappo di notte. La partenza sembrava sicura, sapevo che Zeman non mi voleva e in più non si parlava di Capello. Ma poi la Roma mi diede la possibilità di stare dentro questa famiglia. In due settimane recuperai il rapporto con i tifosi e con Capello. Lui è ancora il mio allenatore preferito, non perché un sergente di ferro, ma perché mi ha dato molta fiducia e con lui ho reso al 300 per Cento”

In quel periodo sei stato campione del mondo, campione d’Italia, uno dei più forti terzini sinistri del mondo.
“Non mi sentivo tale, anche se sono stato il terzino dell’anno in serie A, quando era uno dei migliori campionati del mondo. Non ho mai sentito il peso della responsabilità, sapevo che ogni anno dovevo migliorare, per confermarmi e per raggiungere altri obiettivi. Per me il migliore nel mio ruolo è stato Maldini, anche se tecnicamente ero più forte io. Diciamo che è stato un onore e un orgoglio far parte dei più bravi al mondo”

Oltre a Capello anche quello con Totti

Candela continua così…

Roma è entrata a far parte della tua vita in modo fragoroso

“Roma mi è entrata nel cuore subito, c’è poco da raccontare. I miei quattro figli, due maschi e due femmine, sono nati all’isola Tiberina. Ho vissuto più a Roma che in Francia. Anche mio figlio nato dal primo matrimonio, John John, è stato un anno con me a Roma quando è diventato maggiorenne. E’ stato molto bello. Ora vive in Canada”

Perinetti, Il direttore sportivo di allora, mi raccontò, che rovesciasti le scrivanie nella sede del Guingamp per lasciarti andare alla Roma.
“La trattativa si. era arenata, vivevo una situazione strana, litigavo con l’allenatore e i dirigenti. Con tutto il rispetto per Guingamp non riuscivo a capire perché tarpare le ali a un ragazzo che aveva una grande occasione. Non lo trovavo giusto. Il Guingamp per la prima volta nella sua storia partecipò all’Europa League, io sono stato il primo giocatore del club ad andare in Nazionale. Anche io mi arrabbio in certe situazioni. Dopo 15 giorni turbolenti alla fine hanno accettato”

Alla Roma sei diventato subito amico di Totti
“Siamo cresciuti. insieme. Lui è più piccolo di me, abbiamo fatto tante battaglie e tante serate insieme. E’ stato il mio capitano, poi ognuno è cresciuto e ha fatto la sua strada, lui ha continuato a giocare per altri 10 anni e io ho fatto altro. Ma il rispetto e la stima dopo 25 anni sono intatti. In campo avevamo un grande feeling, quando gli davo il pallone sapevo che me lo ridava meglio di come lo aveva ricevuto. Quel feeling è rimasto, con tutti gli alti e bassi della vita”[…]

Fonte: Corriere dello Sport

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