Ieri alla Chiesoletta i tifosi della Roma hanno piantato fiori giallorossi […] Proprio lì, davanti a quell’oratorio in cui Agostino Di Bartolomei è cresciuto, ha tirato le prime “pezze”, si è formato come persona. Venerdì sarebbe stato il compleanno di Ago […] oggi all’Olimpico si gioca la partita tra la Roma – che sarà sempre il suo tutto – e la Salernitana, la squadra con cui ha detto addio al calcio. Io non l’ho ancora capito se e quanto esistono le coincidenze, io non credo che lo sia stata quella del 30 maggio, mentre questa giornata di campionato sorteggiata praticamente col suo compleanno pare evidentemente casuale. In mezzo, però, quei fiori di ieri. I fiori di sempre.
[…] Agostino continua a non dover essere un discorso già fatto, ma un discorso da fare. Non va solo ricordato (tanto più se il calendario te lo urla) ma va “sentito”. Capito non lo so, credo sia impossibile, ma provare a capire ciò che è stato, quello che ha fatto e rappresentato sì: per discuterne di nuovo. Per dire veramente e senza retorica che “Ago vive”, anzi per dire: “Ago per questo vive”. Raccontare ai bambini il suo decalogo delle regole del calcio, raccontare loro che è stato il capitano della Roma più bella, che è stato importante avere un capitano così serio in campo soprattutto in quell’epoca di sogno dove tutto sembrava (era) bello, tutto sembrava (era) grande, tutto sembrava (ma non era) fatto per noi. Se non avessimo avuto un’ancora così non avremmo mai potuto prendere il volo (o arrivare in porto). Non è stata magia se abbiamo vinto quello Scudetto o visto quella Roma e quella gente così innamorata, è stato soprattutto lavoro, attenzione ai dettagli, cura per il sentimento che avevano le persone verso questa squadra, è stato amore per la Roma. “Abbi particolare cura nell’asciugare le dita (…) Tratta i tuoi piedi come un pianista cura le sue mani”, è una delle regole del suo (questo sì) calcio: lo trovo di una delicatezza e di una premura infinita […]
Il Romanista – Tonino Cagnucci
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