Italia – Portogallo: l’amichevole “maledetta” di “rombo di tuono”
Cosa può avere in comune un gagliardetto, un grande campione come Luigi Riva (il Rombo di tuono nazionale) e la maglia azzurra numero nove? Molto semplice e, nel contempo, triste da raccontare.
Tutto avvenne nel corso della amichevole di lusso che l’Italia affrontava contro un superbo Portogallo. Questa nazionale, grazie alla pantera nera Eusebio aveva brillato nel mondiale inglese del ’66 arrivando terza. Gigi Riva al momento dell’incontro era capocannoniere in A ed alla sua terza presenza in maglia azzurra. Dopo qualche minuto della ripresa, al cinquantanovesimo per l’esattezza, Riva riceve un passaggio filtrante nell’area dei lusitani e si piomba, come un falco, sulla palla.
Come lui è altrettanto lesto il portiere portoghese che, nell’uscita, gli frana addosso. Rombo di tuono stramazza al suolo in sintonia con un urlo straziante di dolore: il perone è fratturato diranno gli accertamenti. E’ il primo grave infortunio di un immenso campione. La fortuna, però, non gli ha certamente arriso. Infatti, qualche anno dopo, sempre in nazionale, una brutta entrata del ruvido difensore austriaco Hof gli comporta la frattura del perone destro ed il distacco dei legamenti.
La tempra e la tenacia di uno dei più grandi azzurri di tutti i tempi è anche racchiusa in una frase da lui pronunciata a seguito del primo infortunio: “…Dovesse capitarmi ancora la stessa occasione mi spaccherei ancora il piede, se necessario. Non mi tirerei indietro…”. Questo era il campione che la tifoseria cagliaritana amava in maniera viscerale. Il popolo rossoblu è sceso in piazza due volte, nel giugno del 1967, per bloccare il suo trasferimento.
Riva lascia la nove per motivi scaramantici
Quel grave infortunio non impedì a Riva di conquistare il titolo di miglior marcatore della serie A della stagione 1966 – 1967 con 18 reti ma da quel giorno, per motivi scaramantici, non indossò più la maglia azzurra numero nove per passare, in azzurro e nel Cagliari, all’iconica maglia numero 11 che divenne un marchio indelebile del campione di Leggiuno.
Il gagliardetto che ha consentito di raccontarci la storia dell’uomo che ancora vanta il primato di maggior numero di reti in nazionale, è il classico esemplare utilizzato dagli azzurri dagli inizi degli anni sessanta fino alla prima metà degli anni ottanta quando subentrarono, dopo venticinque anni, altri stendardi fedeli testimoni di vittorie e sconfitte dei nostri eroi azzurri.
GLIEROIDELCALCIO.COM (Marco Cianfanelli)