Il 31 agosto 1998 fu una data storica per la nostra Serie A, perché in quell’occasione esordì nel massimo campionato di calcio italiano quel Luís Nazário de Lima che fino ad allora avevamo contemplato solo icon la maglia del Barcellona addosso. Se prima eravamo soliti ammirare a distanza gli slalom in blaugrana di quel giovane che correva alla velocità della luce con la palla incollata ai piedi, ora potevamo finalmente vederlo all’opera alla Scala del Calcio. E quella domenica di 22 anni fa circa Ronaldo vestì per la prima volta la casacca nerazzurra proprio a San Siro contro il Brescia. Sebbene il mostruoso protagonista di quel match con le Rondinelle fu Recoba, che realizzò due goal pazzeschi “direttamente da casa sua”, lasciando sorpresi tutti i tifosi, Ronnie stava già scaldando i motori grazie ad alcune giocate che sarebbero culminate, la settimana successiva, nella prima rete in Serie A realizzata in trasferta a Bologna. Dribbling al fulmicotone su un attonito Paganin e oplà, il goal è servito! Quella segnatura non fu certamente la più bella, primato che spetta a quella contro la Lazio a Parigi in finale di Coppa Uefa, ma rimane pur sempre indelebile nelle menti dei tifosi essendo stata la prima in assoluto con il Biscione.
Che caratteristiche tecniche uniche!
La facilità con cui il Fenomeno saltava ogni avversario era un qualcosa di fantascientifico. Con quelle gambe muscolose eppure così elastiche riusciva poi a vincere ogni contrasto, che trasformava come minimo in una ghiotta occasione da goal. Spiegare tutto questo a parole ci rendiamo conto non rende bene l’idea, idea che avevano ben chiara i fortunati che lo hanno visto “esibirsi” dal vivo, e quanti hanno approfittato delle sue magie per diventare protagonisti assoluti del loro destino a livello di quote calcio. D’altronde quando toccava palla era un pericolo per tutte le squadre, che provavano a limitarne la furia tecnica non sempre riuscendoci.
Un calciatore a dir poco determinante
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Il 44enne Luís Nazário de Lima è stato uno dei pochi calciatori nella storia a fare la differenza giocando da solo. Sì perché una volta che conquistava il pallone poteva determinare l’esito di ogni incontro. Se qualcuno dovesse sostenere che il calcio degli anni ’90 permetteva a qualsiasi campione di fare un po’ quello che voleva, sappiate che noi non siamo per niente d’accordo.