Dopo la Nocerina, rimaniamo nella stessa stagione 1986-87 per descrivere una iconica e affascinante maglia da trasferta della Salernitana.
Come i molossi, anche i granata parteciparono al campionato di serie C1 girone B.
Fronte maglia con lo sponsor
Il numero 2 cubitale
Salernitana 1986-87: le caratteristiche della maglia
La maglia è in lanetta leggera ed è stata prodotta dal maglificio calabrese CCC che compare nell’etichetta interna (in foto). Si tratta evidentemente di una fornitura parallela a quella del principale fornitore di quella stagione che continuava ad essere Adidas (vedi foto della squadra in granata).
Questo modello è stato utilizzato chiaramente per le gare in trasferta. Lo vediamo “in campo” nella foto della trasferta di Cosenza del 17 maggio 1987.
La maglia è molto semplice ed essenziale: sullo sfondo bianco troviamo la classica “cornice” in cui è racchiuso lo storico sponsor Antonio Amato, in modo da trasferire sulla maglia le caratteristiche dello storico marchio dello sponsor commerciale. La scritta e la cornice sono stati realizzati in vernicetta sulla maglia e sono di colore granata, per richiamare i colori sociali della Salernitana.
La maglia in campo a Cosenza
Lo sponsor Antonio Amato
Il pastificio salernitano che abbinó il suo marchio alle fortune della squadra granata per ben undici stagioni, dal 1981-82 al 1991-92. La storia del pastificio Antonio Amato ha inizio nel 1868. La famiglia Amato, originaria di San Cipriano Picentino, rilevò l’impianto di produzione Rinaldo trasformandolo in Rinaldo & Amato per essere quindi assorbito nella nuova società Antonio Amato & Co. Molini e Pastifici Spa, costituita a Salerno nel giugno del 1958. Un nuovo stabilimento fu costruito tra il 1959 e il 1961 nella zona periferica della città. Nei successivi quarant’anni l’azienda è stata protagonista di una crescita significativa. Dopo la crisi del 2009, la storica azienda salernitana fu dichiarata fallita nel 2011 e nel 2012 il pastificio Di Martino di Gragnano affittò marchio e gli asset dell’azienda. Il marchio è tuttora presente in commercio.
La Salernitana in ritiro nel precampionato
Sul retro della maglia troviamo il numero 2 in plastichina di colore nero. In questo caso si vede bene come l’armonia e la conformità della maglia abbiano ceduto il passo all’opportunità. A mio avviso, il colore del numero, avrebbe dovuto essere granata in armonia con i colori sociale e con il fronte maglia. Probabilmente il magazziniere dell’epoca non si perse in tanti fronzoli. A partire dalla stagione successiva però il numero diventerà di nuovo del colore “giusto”.
Chi ha indossato la maglia: Massimo Venturini
La maglia è appartenuta ed è stata indossata (come anche l’altra in mio possesso) da Massimo Venturini. Il difensore novarese, nella sua carriera, ha giocato sia da centrale sia da terzino destro come avvenne proprio a Salerno. Fu anche ex calciatore dell’Avellino: in Irpinia lo ricordano per il gol salvezza nella decisiva partita contro la Roma nel 1980-81. Una rete che valse il pareggio e la permanenza in massima serie ai biancoverdi. Venturini si fermò in riva al Golfo di Salerno per due anni dal 1986 al 1988 prima di concludere la carriera a Potenza. Fu un’esperienza con poche presenze a causa di un serio infortunio, 13 in totale oltre a un gol fatto.
La maglia granata Adidas
La stagione della Salernitana 1986-87
Come leggiamo dal bellissimo sito www.salernitanastory.it, la società granata iniziò la stagione con ancora la spada di Damocle del giudice sportivo per la vicenda “Totonero bis”, lo scandalo calcioscommesse che pose sotto la lente di ingrandimento la partita persa 2-0 a Messina nella precedente stagione 1985/86. Con questi presupposti, la volontà del presidente Strianese fu molto chiara, lanciare molti giovani e salvarsi senza particolari patemi. Per adempiere a tale compito ingaggiarono il tecnico Mario Russo, con il quale la Salernitana partì subito forte nella Coppa Italia di serie C, vincendo il girone eliminatorio e successivamente superando anche i sedicesimi, prima di essere fermata agli ottavi per mano del Siracusa.
In campionato la partenza fu altalenante e puntualmente ad ogni successo casalingo corrispondeva una sconfitta in trasferta, ma dopo la gara persa al “Vestuti” col Foggia, la Salernitana inanellò una serie di otto risultati utili consecutivi che la fecero balzare al secondo posto in classifica.
Nel girone di ritorno però il cammino fu disastroso: due sole vittorie, entrambe in casa contro Martina e Nocerina e i granata dalla zona promozione si trovarono in piena bagarre salvezza. Fu decisivo per la salvezza il pareggio casalingo a reti bianche nell’ultima giornata contro il Livorno. La Salernitana chiuse la stagione al quattordicesimo posto con 31 punti finali.
In questo scenario avvenne il nuovo passaggio di mano della società che a metà aprile viene rilevata dal costruttore Giuseppe Soglia, che debuttò con il successo casalingo contro la Nocerina Arrivò anche Enrico Fedele come general manager, con il compito di preparare al meglio la stagione seguente.
Di quella squadra ricordiamo il centrocampista Livio Maranzano, l’ex attaccante della Cavese Bartolomeo Di Michele, l’ex leccese Roberto Miggiano e i due prodotti del vivaio del Napoli, Massimiliano Favo e Ciro Ferrara, solo omonimo di quello più famoso.
Aneddoti e curiosità: perché la Salernitana ha i colori granata e il simbolo dell’ippocampo
I colori inizialmente scelti nel 1919, anno della fondazione, furono il bianco e celeste a strisce verticali Il granata arrivò la prima volta nel 1927, quando la Salernitana venne rifondata dopo due stagioni di inattività, grazie alla fusione tra Campania e Libertas: il Campania aveva come divisa proprio quella granata, e la nuova Salernitana ereditò dal Campania (per due stagioni primo club cittadino) il colore ed il titolo sportivo.
Il pittore Gabriele D’alma nel 1949 creò lo stemma del club: l’ippocampo o cavalluccio marino. Scelsero questo animale per la chiara vocazione marinara della città di Salerno. Il grafico americano Jack Lever lo stilizzò nel 1986 a Dallas. La rappresentazione raffigura il cavalluccio bagnato dalle onde marine e sormontato da cinque bastioni rievocanti le fortificazioni longobarde e normanne. Alla destra dell’ippocampo vi è una piccola stella con otto punte: ricorda il Follaro, antica moneta della Zecca di Salerno.