GLIEROIDELCALCIO.COM (Maurizio Medulla) – La coppa delle Coppe 1989/90, inizia contro i norvegesi del Brann, andata in Norvegia il 13 settembre, nella fiabesca Bergen, con vittoria doriana per due reti a zero, a segno Vialli al 40’ del primo tempo e raddoppio di Mancini nella ripresa al 55’. Ritorno a Marassi il 27 settembre, dove la Samp si impone per uno a zero con un gol di Salsano al 30’ della ripresa e si passa agli ottavi.
L’urna di Ginevra non è benevola per i blucerchiati, ci capita il Borussia Dortmund. I tedeschi sono squadra tosta e temibile, andata in Germania il 17 ottobre. La trasferta a Dortmund resta ad oggi la più bella trasferta della mia vita. Decidiamo di affittare un pulmino da nove posti con i ragazzi di Prà del mio amico Mauro Conti. Siamo 7 zingari bardati di blucerchiato, la signora Carla carica cibarie che ci avrebbero permesso di stare via un mese, siamo giovani, partiamo per la Sampdoria, non ci fermerebbe nemmeno l’esercito tedesco, una trasferta meravigliosa. A Dortmund ci trattano benissimo, sono una tifoseria splendida. Pareggiamo uno ad uno con un gol di Roberto Mancini sotto il nostro settore al novantesimo, apoteosi.
Ritorno a Genova il 1° novembre, lo stadio si veste a festa, i colori i più belli del mondo. Ci pensa Vialli, vinciamo due a zero, due reti del Gianluca nazionale e la Sampdoria passa ai quarti.
Il sorteggio ci porta gli Svizzeri del Grasshopper, andata al Ferraris il 7 marzo con i blucerchiati che si impongono per due reti a zero. Rete di Vierchowod al 13’ ed autorete di Meier al minuto 84. Ritorno a Zurigo il 22 marzo. Vinciamo per due reti ad una, primo gol di Cerezo in coppa al 43’ del primo tempo, pareggio svizzero al 67’ con Wyss, la chiude Lombardo al minuto 81, pratica archiviata, si va in semifinale.
Aspetto il sorteggio con trepidazione, Sampdoria, Anderlecht, Dinamo Bucarest e Monaco. Ci capitano i francesi, sono contento, trasferta facile, evitiamo i Belgi e la Dinamo che nell’anno precedente ci aveva creato non pochi problemi. I francesi sono squadra temibile, davanti hanno una coppia fortissima, un giovane Weah ed il maturo Ramon Diaz. Andata il 3 aprile nel principato, i biglietti vengono polverizzati. Approfitto del mio amico Robertino Arnaldi che mi procura due biglietti di tribuna, e visto la abbondante pioggia lo ringrazio ancora oggi, siamo tanti, dovunque nel modernissimo stadio Louis II. Partita difficile, loro sono una squadra tosta, alla fine del primo tempo andiamo sotto con un gol di Weah al 44’ minuto. La ripresa vede la Sampdoria cercare il pareggio che arriva al 75’ con un rigore di Vialli, ed ancora Vialli al 78’ ci porta in vantaggio. Esplode la nostra gioia ed il nostro tifo supera di gran lunga lo scrosciare di una pioggia forte e continua. La nostra gioia dura poco, Ramon Diaz pareggia al minuto 81’. Finisce due a due, aspettiamo il ritorno a Genova. Il 18 aprile ritorno a Marassi, concentrati come mai, partiamo a razzo e chiudiamo la pratica dopo 12 minuti, a segno Vierchowod al 9’, raddoppio di Attilio Lombardo dopo tre minuti. Controlliamo senza grandi patemi e la partita si chiude con la vittoria della Sampdoria per due a zero.
Siamo in finale di coppa delle Coppe per il secondo anno consecutivo, destinazione Goteborg in Svezia, avversario Anderlecht, data 9 maggio.
Finale Coppa delle Coppe 9 maggio 1990
Sampdoria 2 – Anderlecht 0 dopo tempi supplementari.
Anderlecht: De Wilde, Grun, Marchoul, Keshi, Kooiman, Musonda, Vervoort, GudJohnsen, De Gryse, Jankovic, Vanderlinden.
Allenatore De Mos Aad. A disposizione: 12 Stojic, 13 Vandurme, 14 Nilis, 15 Oliveira, 16 Verheyen.
Arbitro, Bruno Galler (Svizzera).
Serata primaverile, presenti 25.000 spettatori, di cui 15.000 tifosi blucerchiati. Ammoniti Keshi al 29, Carboni al 37’, Mannini al 39’.
La Sampdoria in cima all’Europa che sgretola l’Anderlecht, e sale sulla vetta laddove non era mai arrivata nei suoi 44 anni di storia. Vendica un anno dopo la delusione di Berna. Sampdoria regina d’Europa nel segno di Vialli, autore di due gol in micidiale sequenza nel momento più difficile dei supplementari, dal 104’ al 107’ minuto. Tre minuti che non dimenticherò mai, minuti che appaiono come una liberazione dopo le innumerevoli occasioni nei 90’ minuti.
Una squadra bella, pratica e cinica, sconfiggere questo Anderlecht, non era facile, squadra rognosa, espressione del calcio emergente belga.
Boskov non mescola le carte. Propone la formazione annunciata, De Mos invece rivolta come un guanto la sua squadra, riduce le punte, portandole a due. In formazione torna Luca Pellegrini dopo quasi quattro mesi.
La partita inizia con i belgi corti ed infidi raggruppati intorno al proprio regista Jankovic, Degryse arretra spesso a rifinire mettendo in difficoltà Mannini, Var Der Linden prova a girare alla larga da Vierchowod evitando i muscoli dello zar.
L’avvio è guardingo con la Samp che punzecchia in attesa del colpo secco da assestare. Prima occasione al 17’ con Mancini che fa tutto benissimo fino alla conclusione che sparacchia a lato. Lo spettacolo latita, con Vialli che regolarmente sbatte contro Keshi, una montagna di muscoli. Al 34’ un lampo con Vierchowod che colpisce di testa e con De Wilde che salva sulla linea, dopo 4 minuti tocca al Mancio che beffa la difesa belga sul tempo, colloca la palla in modo elegante verso la porta ma Grun estrae dalla porta il gol già fatto. Due sussulti per il mio cuore.
Sbanda L’Anderlecht, con una Sampdoria bella e fantasiosa, ma andiamo al riposo sullo zero a zero.
La ripresa riprende sulla falsa riga del primo tempo, al 55’ cambio, fuori Invernizzi dentro Lombardo. I belgi cercano di addormentare la partita con trame avvolgenti cercando di punzecchiare in contropiede. Al 70’ splendida azione verticale che porta Pari al cospetto di De Wilde che blocca il pallone. Tocca a Mancini che dopo un minuto spara alle stelle una imbeccata di Lombardo.
Passano i minuti e la paura dei supplementari si fa sentire, non riusciamo a velocizzare e quindi mestamente andiamo al tormentone dei minuti addizionali.
Al 92’ esce Katanez a favore di Salsano, i supplementari sono una tortura, l’Anderlecht tira ad arrivare ai calci di rigore, io in tribuna soffro, stanco e sudato, soffro. Finalmente arriva la svolta, un tiro di Salsano si stampa sul palo, strozzandomi in gola la gioia del gol, Vialli strappa la palla dalle mani di De Wilde e insacca in rete. Esplode la gioia in campo, esplodo io, esplode il nostro tifo. Trionfo ribadito dopo due minuti dopo con una splendida azione in verticale Lombardo, Salsano, Mancini, Vialli. Con l’ultimo che finalizza con un micidiale colpo di testa. È il due a zero che chiude la partita e che permette a noi tifosi di realizzare un sogno, siamo sul tetto d’Europa e vinciamo la coppa delle Coppe. Tanti anni di sofferenza, e ora grazie a Paolo Mantovani siamo una squadra mondiale, Vialli e Mancini due campioni.
Sono sempre stato orgoglioso di essere sampdoriano ma quella sera, mentre mi scendevano le lacrime, il mio petto era gonfio di gioia e di orgoglio, non avevo più voce, abbracciavo gli amici di sempre, gli amici di 1000 trasferte, eravamo raggianti, ed il mio pensiero correva a Genova, un abbraccio che lega Göteborg a Genova, un abbraccio unico.
Signori giù il cappello per la Sampdoria, vedere nelle mani dei miei ragazzi quella coppa, è un pensiero che ancora oggi mi emoziona, quella coppa alzata al cielo, quella coppa che dopo ho avuto il piacere di tenere in mano. Sono felice, stanco come se avessi giocato io. Ora si torna a casa, arriviamo intorno alle 05.00, una marea di persone all’aeroporto, una marea di persone riversata in strada. Una festa attesa un anno, strozzata in gola un anno prima a Berna e che ora ci godiamo per ogni singolo minuto.
Una città imbandierata, ovunque bandiere appese ai poggioli e alle finestre, striscioni che abbracciano i palazzi da parte a parte, si alza il sole che bacia la città e Genova mi sembra più bella del solito. I colori blucerchiati abbracciano Genova e la Superba si coccola quell’abbraccio con orgoglio, epilogo di una stagione a dir poco, meravigliosa.
Maurizio Medulla, classe 1957, dipendente pubblico e dirigente sportivo nasce a Genova in quel di Sampierdarena. Cresce, come dice lui, a focaccia, Sampdoria e qualche schiaffo. Ultras prima di essere tifoso, colleziona da sempre materiale sulla Sampdoria e sulla sua storia. Gli amici lo definiscono un feticista, lui semplicemente un amante del blucerchiato.
Il suo sogno nel cassetto creare un museo che possa essere un punto di ritrovo per gli amanti del calcio fatto di atleti ed eroi e non di mercenari.
Il suo idolo da sempre Loris Boni.