Nel gioco del calcio spesso è possibile scorgere un dualismo con la musica, e questo non deve sorprendere: se la seconda è un’arte capace di ammaliarci e di permeare tutta la nostra vita, tanto da essere impossibile pensare alla stessa senza musica, il secondo spesso all’arte si avvicina, con le magie che sanno regalarci i campioni che lo interpretano, e nel suo svolgimento il gioco assume talora un ritmo che può essere detto musicale. Del resto, “la partita ha un ritmo tambureggiante”, “la squadra si esprime come un’orchestra sinfonica”, sono tra le frasi idiomatiche del linguaggio calcistico che accomunano questo con la musica.
E, ad avallo finale, possiamo citare Enzo Bearzot, per avere la sintesi definitiva tra calcio e musica, quando paragonò la sua squadra ad un’orchestra jazz, perché “il jazz è una musica che nasce dalla sofferenza, che deve essere eseguita con un’intensa partecipazione emotiva, col cuore, con la grinta e con del tango”. Esattamente come dovrebbe essere la compenetrazione in una squadra di calcio. Non solo il gioco in sé, però, può essere accostato all’”Arte delle Muse”, ma anche i suoi cantori, coloro che incarnano Euterpe, e più che ai giornalisti della carta stampata il riferimento è a coloro che ne “hanno cantato” o ne “cantano” le gesta in voce, e tra questi soprattutto a una determinata branca: il giornalista radiofonico.
Fin dall’invenzione della radio lo sport, soprattutto il ciclismo, aveva avuto bisogno di veri “poeti dell’immagine” con la grande capacità di saper descrivere con le parole ciò che altre persone non potevano vedere, con un linguaggio, a volte aulico, a volte epico, ma sempre capace di suscitare emozioni. Nicolò Carosio fu il capostipite dei cantori del calcio, tante voci hanno riempito l’etere e il cuore di milioni di tifosi, ma una è rimasta indelebile, che sta al calcio come Frank Sinatra, The Voice, sta alla canzone: Sandro Ciotti.
Di questo, che è diventato un personaggio storico del calcio, colonna sonora di tante domeniche calcistiche, è rimasta impressa nella memoria collettiva la caratteristica voce, ma pochi ne conoscono il vissuto, l’uomo dietro quella voce. Nato a Roma, battezzato da Trilussa, che forse indirettamente gli trasmise la verve ironica tipica del poeta romano, Ciotti giocò a calcio nelle giovanili della Lazio, nel Frosinone, poi nell’Ancona e nel Forlì, da difensore e da mediano, ma subito si presentò la passione per la musica, iscrivendosi al Conservatorio per studiare violino.
Anche il giornalismo era di casa nella famiglia Ciotti, essendo il padre Gino giornalista, e quella fu la carriera che Sandro decise di intraprendere, approdando velocemente alla radio, e altrettanto velocemente assunto quale inviato della Rai. Sempre avendo come faro il suo amore per la musica, Ciotti ideò numerose rubriche che se ne occupavano abbinandola al cinema, allo sport. Il connubio con quest’ultimo ebbe inizio in pianta stabile con i Giochi Olimpici di Roma del 1960, la prima partita raccontata fu Danimarca – Argentina per il torneo olimpico.
Inevitabile, consequenziale, il suo inserimento nell’organico dei radiocronisti in quella che sarebbe diventata una vera trasmissione di culto sportivo per gli italiani, quella che racconterà il calcio al popolo degli appassionati, rigorosamente la domenica pomeriggio e tutte in contemporanea: Tutto il calcio minuto per minuto. Archeologia per i nativi digitali, abituati alla interazione continua e alle immagini, al campionato “spezzatino” che porta il calcio non più solo nelle case attraverso la televisione ma con qualsiasi tipo di supporto mediatico.
Niente di tutto questo tra gli anni Sessanta e Novanta, ma solo le voci dei radiocronisti che raccontavano le partite rigorosamente attraverso le radioline, attrezzi immancabili del tifoso di calcio. E, a rimarcare ulteriormente la dicotomia sport – musica, la trasmissione nacque da un’idea di Guglielmo Moretti, che si rifaceva ad una analoga in Francia, guarda caso chiamata Sports e Musique. Una compagna di viaggio immancabile, la mitica radiolina, che portava la voce dei radiocronisti, quasi immediata e riconoscibile l’alternanza tra Ciotti ed Enrico Ameri, altro mito del calcio che fu, che negli anni divenne ancora più marcata per il timbro di voce che negli anni assunse quella di Ciotti.
Capitava, infatti, che all’epoca le postazioni per il commento radiofonico, non fossero comode e agevoli, ma spesso esposte alle intemperie, e la voce di Sandro Ciotti assunse quell’inconfondibile “gracchiare” metallico a seguito di una lunga telecronaca sotto la pioggia ai Giochi Olimpici del 1968, che rovinò irreparabilmente le sue corde vocali. Il classico infortunio sul lavoro, che però anziché penalizzarlo, lo lanciò definitivamente nell’etere, nel vero senso della parola, come compagno inseparabile, lui e gli altri suoi colleghi di Tutto il calcio, delle domeniche sportive degli italiani.
Il passare degli anni lo rese sempre più celebre, in forza anche di radiocronache argute, intelligenti, accattivanti, mai banali, capaci di narrare veramente quanto accadeva in campo, e non solo di riportare le azioni, e naturale fu anche il passaggio alla televisione, alla conduzione di un’altra mitica trasmissione sportiva dell’epoca, La Domenica Sportiva, per otto edizioni completando la sua carriera di giornalista sportivo. Al di là della carriera, i successi di Sandro Ciotti sono da ascriversi, oltre che ad una cultura profonda e a un’eccellente capacità di eloquio, anche ad una marcata ironia, che rendeva spesso salaci e accattivanti le sue radiocronache, condite da frasi tipo: “Qui Marassi, la giornata è luminosa e fredda come gli occhi di Greta Garbo” che sono rimaste nella storia della narrazione di questo sport e nell’immaginario di chi ha avuto la fortuna di ascoltarle.
Come detto, Ciotti non fu solo un giornalista sportivo ma anche ideatore di programmi radiofonici, conduttore televisivo e perfino regista quando, dopo aver diretto alcuni documentari, si cimentò alla regia cinematografica con “Il Profeta del Gol”, film sulla vita e le gesta di Johann Cruijff, ancora ad oggi considerato tra i migliori film sul calcio. Senza mai dimenticare la musica, perché se è vero che Sandro Ciotti ha prestato la sua inconfondibile voce alla narrazione di quattordici edizioni dei Giochi Olimpici, quindici del Giro d’Italia, nove Tour de France, oltre duemilaquattrocento partite di calcio, è altrettanto vero che ben quaranta sono state le edizioni del Festival di San Remo da lui seguite.
“Milano si è organizzata per ricordarci che dopotutto l’inverno esiste; e infatti il cielo è coperto quasi quanto il Napoli, che attacca senza mai sguarnire la difesa, e cade quel tipo di pioggia leggera e gelida il cui romanticismo francamente ci è sempre sfuggito”. “A Firenze il cielo è striato d’azzurro come da contratto, l’autunno è un’ipotesi e quasi nessuno parla del matrimonio di Pippo Baudo. Il terreno è perfettamente agibile, la ventilazione è inapprezzabile, gli spalti gremiti al limite della capienza”. Parole e Musica di Sandro Ciotti.