GLIEROIDELCALCIO.COM (Federico Baranello) –
Salina, l’isola delle montagne gemelle, attorniate da un mare tutto trine di spuma, sul quale galere pavesate caracollavano
(Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo)
Quest’oggi il nostro viaggio tra coloro che definiamo Gli Eroi del collezionismo ci porta in uno dei posti più belli del nostro amato stivale: a Salina, nell’arcipelago delle isole Eolie.
Vogliamo raccontarvi la storia di Santino Ruggera, imprenditore con il calcio nel cuore che, nella frazione di Lingua sull’isola di Salina, ha creato un luogo diventato tappa obbligatoria per chi arriva da queste meravigliose parti della Sicilia.
“Sono nato il 15 giugno 1970, esattamente due giorni prima di quella che gli amanti del calcio definirono “La partita del secolo”, ossia quell’Italia Germania 4-3 decisa dal Golden Boy Gianni Rivera”, ci dice Santino quasi con rammarico per non aver potuto associare la sua data di nascita con quella che per i calciofili mondiali è una data storica, “convivo con una donna meravigliosa di nome Afrodite che oltre a sopportarmi e supportarmi mi accompagna in giro per gli stadi italiani (ora purtroppo Covid permettendo) ed è oramai la mia fotografa ufficiale, sempre pronta ad immortalarmi quando ho la fortuna di incrociare qualche campione del rettangolo verde. Vivo nella splendida isola di Salina, dove con le mie due sorelle Angela e Franca porto avanti l’attività di famiglia nata nel 1980 costituita da due alberghi, l’Hotel Punta Barone e l’Hotel A Cannata, alcune case vacanza e un ristorante, anche questo denominato A Cannata, che con il tempo è divenuto un ricco museo dove espongo cimeli calcistici che vanno dai primi del ‘900 fino ai nostri giorni”.
Santino effettua un viaggio a ritroso, verso la sua infanzia …
“Negli anni settanta, quando eravamo ancora lontani da telefonini e social network, correre dietro ad un pallone diventava la logica conseguenza, in modo particolare in un’isola di nemmeno 30 km². Io quella sfera la amavo a dismisura, pensavo che non ci sarebbe stato un giorno della mia vita senza di lei … non ero neanche niente male con il pallone tra i piedi e forse il sogno nel cassetto in quegli anni dell’adolescenza era proprio quello di arrivare a giocare in un campo che non fosse solo di terra battuta ma, nascendo in una piccola isola, bisogna avere oltre che alla testardaggine anche una buona dose di fortuna. Lo dimostra anche il fatto che dall’arcipelago eoliano ai campi della serie A sono arrivati soltanto in due: l’amico Cristian Riganò come calciatore (attaccante di Fiorentina, Empoli e Messina) ed il Maestro Franco Scoglio come allenatore (Genoa, Bologna e Torino). La mia fede calcistica è invece rossonera… ed è stata trasmessa da mio padre Franco. Una fede divenuta ancora più forte quando, durante le scuole elementari, conobbi il maestro Alberto, un caro amico di papà, anch’esso milanista, che mi faceva regali a tinte rossonere … figurine, ciondoli, portachiavi, riviste … Conservo ancora il poster, di grandi dimensioni, della squadra del campionato 1978/79, quella che raggiunse la tanto agognata stella. Negli anni comunque ho imparato ad amare i grandi campioni anche se indossavano casacche diverse da quella rossonera. I grandi campioni non hanno casacca…appartengono al calcio. Ed infatti nel mio museo ci sono maglie e cimeli di una trentina di squadre.
Il calcio entra nella mia quotidianità, è una valvola di sfogo…il mio giocattolo…il mondo nel quale mi rifugio ogni qualvolta gli impegni di lavoro me lo permettono”.
Arriviamo al collezionismo …
“All’inizio, da bambino, acquistavo le riviste di calcio … Non vedevo l’ora che arrivasse in edicola il Guerin Sportivo … e poi ogni lunedì il quotidiano sportivo. Poi negli anni, e grazie ad alcuni esponenti del mondo del calcio che frequentavano i locali di famiglia e che fecero nascere in me l’idea del museo, cominciai a cercare e raccogliere di tutto: ciondoli, divise, tute, figurine, scarpette, giochi, trofei, bambolotti e chi più ne ha più ne metta …
Nel 1999 arrivò nel mio Hotel, con famiglia al seguito per una vacanza, Pino Agrestini capo magazziniere della nazionale azzurra. Il caro Pino è stato praticamente l’uomo che aveva le chiavi dello spogliatoio azzurro. Il suo primo regalo fu un gagliardetto della nazionale italiana su cui erano state apposte le firme degli azzurri convocati in quell’occasione. Nel corso degli anni ho conosciuto altri dirigenti, calciatori di ieri e di oggi, arbitri, giornalisti, procuratori…e nel 2007 mi lanciarono l’idea … “ma con tutto il materiale che ti abbiamo portato…pensa magari ad un’esposizione…”. Cosi feci e l’esposizione da temporanea diventò con il tempo permanente. Ora possiamo dire che è un Museo e mi ci dedico molto, in particolar modo durante il periodo invernale dove ho più tempo libero”.
Quali sono i “pezzi” che reputi essere i migliori …
“Sicuramente le maglie dei grandi campioni… le maglie di Maradona e Pelè… ma come non citare quelle di Gigi Riva, Sandro Mazzola, Paolo Maldini, Giacinto Facchetti, Totti, Sivori, Paolo Rossi, Roberto Baggio, Franco Baresi. Cito anche quella con la coccarda della Coppa Italia dello “Sciagurato Egidio”, stagione 1977/78…ossia Calloni… immortale anche lui. Una menzione particolare poi la meritano due cimeli azzurri: le scarpe di Mumo Orsi che segnarono il gol del pareggio nella finale del 1934 a meno di dieci minuti dalla fine contro la Cecoslovacchia, e i guantoni indossati da Zoff nella finalissima di Spagna ’82.
Avere tra le mani un pezzo sudato da un campione del gioco più bello del mondo mi fa provare una gioia indescrivibile”.
E quale invece il pezzo a cui sei più legato?
“Una delle ultime maglie indossate dall’indimenticabile farfalla granata Gigi Meroni. È lui a mio parere la prima vera icona del calcio italiano. Talento puro e personaggio anche fuori dal campo…Ho visto tanti documentari e letto tanti libri che gli sono stati dedicati … Non avete idea della grande emozione che provo nel toccare quella maglia con il 7 sulle spalle. Di Meroni ho anche la fortuna di custodire l’ultima sua casacca in Nazionale, anche se con quella maglia rimase seduto in panchina a vedere i suoi compagni uscire sconfitti nella famosa, purtroppo, Corea–Italia 1-0 dei mondiali inglesi del ‘66”.
Ogni collezionista ha sempre tanti aneddoti da raccontare in relazione a come ha procurato un cimelio. Chiediamo a Santino di raccontarcene uno …
“Non cito di quale cimelio si tratta ma racconto volentieri l’episodio.
Un famoso calciatore italiano molto religioso, dopo la conquista di un importante trofeo decise di regalare i suoi “attrezzi da lavoro” alla chiesa del proprio paese affinché fossero posizionati ai piedi della statua del Santo Patrono, per ricambiare in qualche modo la “grazia” ricevuta. A distanza di vent’anni avvenne la dipartita del vecchio monsignore. Il nuovo prelato, decise di disfarsi di molte cose presenti nella canonica e nella chiesa. Un caro amico che faceva parte del gruppo di preghiera in quella chiesa e che sapeva della mia passione mi avvertì in tempo e il mio museo si arricchì di un pezzo davvero unico“.
Ogni collezionista ha un sogno nel cassetto, quale cimelio vorresti avere …
“Verissimo. Il mio sogno è una maglia azzurra dei mondiali degli anni ’30, una ricerca veramente ardua”.
Gli amici cosa dicono?
“I miei amici ogni tanto mi dicono, arrivando al Ristorante e vedendo la collezione che diventa sempre più ricca “Ma non è che finirai per farci pagare l’ingresso al ristorante anche se veniamo a salutarti?”
Quali progetti per il Museo … …
“Da Eoliano e Siciliano mi piacerebbe dedicare uno spazio nel mio museo alle casacche delle squadre del mio arcipelago, anche se si tratta di realtà dilettantistiche, ed alle squadre siciliane. Ho parlato di questa idea all’amico ed ex bomber Eoliano Cristian Riganò e a Ignazio Barbera che in Sicilia ha guidato diverse scuole calcio: entrambi sono entusiasti dell’idea. Del resto il calcio non è altro che un viaggio, un viaggio lungo oltre un secolo…l’evoluzione di un amore …che è anche l’evoluzione (o forse involuzione su certe cose) della nostra società. Un aspetto anche culturale e di legame con il territorio”.
Un consiglio a chi volesse iniziare ora una collezione come la tua …
“Difficile dare consigli anche perché credo non sia facile ora realizzare una collezione del genere…bisogna avere un amore e una passione importante, costanza e la fortuna di poter incontrare le persone giuste, che fanno parte o hanno fatto parte del mondo del calcio e che spesso diventano anche tuoi grandi amici”.
Lo scrittore Fabrizio Caramagna ha celebrato così la bellezza dell’isola: “Dammi la mano, che ti porto a scoprire i confini del cielo sopra Salina” … Sì, certo, aggiungiamo noi … ma solo dopo aver visto il Museo del Calcio di Santino…