Stefan Schwoch, si racconta. Lo fa in una intervista al Corriere dell’Alto Adige. Un grande, grandissimo bomber che ancora detiene il record di gol in Serie B, con 135 reti.
Spal, Venezia, Livorno, Torino e Napoli le maglie con cui ha giocato. Con i partenopei ha scritto una delle pagine più intense e significative della squadra napoletana: il ritorno in Serie A del 2000, dove fu proprio lui a siglare il gol vittoria.
Oggi l’ex attaccante vive a Vicenza dove, ritiratosi dal mondo del calcio, svolge l’attività di promotore finanziario e commentatore televisivo.
Vi proponiamo alcuni passi dell’intervista al Corriere dell’Alto Adige.
[…]Un bomber di razza come lei avrà avuto senz’altro qualcuno a cui ispirarsi…
«Avevo tre idoli: Van Basten per l’eleganza, Batistuta per la cattiveria, Careca per la classe. L’attaccante del Napoli mi piaceva così tanto che già in C2 calzavo le scarpette “Modello Careca”. Ci ero così affezionato che non ricordo nemmeno quante volte le ho rattoppate, anche perché, all’epoca, te ne passavano un solo paio. Le ho usate finché, durante una partita, una suola non cedette».
[…] Pensando alla Sua esperienza all’ombra del Vesuvio, viene in mente una data su tutte: il 4 giugno del 2000 a Pistoia e il bellissimo goal di punta in anticipo sull’intervento del difensore.
«Il giorno del ritorno in Serie A… indimenticabile. Siamo stati bravi a mantenere l’1-0 con la Pistoiese che giocava per salvarsi. Il mister mi sostituì a cinque minuti dalla fine perché ero diffidato e non voleva perdermi per l’ultima partita, nel caso non avessimo portato a casa il risultato. C’era una tensione pazzesca con la gente assiepata a bordo campo. L’arbitro Cesari fu bravissimo a gestire la situazione».
[…] La gioia e il rimpianto più grandi della sua carriera?
«Il rimpianto è aver giocato poco in Serie A. Le gioie più grandi sono state le promozioni nella massima categoria. A Napoli ho vissuto l’esperienza più bella e il modo in cui spesso viene rappresentata la città è assolutamente distorto»
[…] Meglio il calcio di ieri o quello attuale?
«Difficile dirlo. Sicuramente oggi il calcio è più un business, con le società maggiormente al centro della scena. Forse rispetto al passato c’è meno sentimento, anche se poi ogni epoca ha le sue prerogative. Siamo nell’era delle tecnologie, dei social e non si può vivere fuori dal proprio tempo. Mi Ricordo che una volta per vedere i goal bisognava aspettare le 18 e 90° minuto: era un appuntamento fisso, un rito. Ora con lo smartphone, vedi tutto in tempo reale» […]
Corriere dell’Alto Adige del 14 agosto 2019