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Scudetti Contesi – Che fine ha fatto la Commissione?

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“Che fine ha fatto la Commissione della Federcalcio per gli “scudetti contesi”?

Così Il Guerin Sportivo in edicola in questi giorni è tornato ad occuparsi della vicenda relativa a quegli scudetti che alcuni club rivendicano.

La firma dell’articolo è quella prestigiosa di Carlo Felice Chiesa, già collaboratore e caporedattore del “Guerino”, autore, tra i tanti, di libri quali: “Bologna storia di un’ingiustizia. 1926-27: lo scudetto negato (2017), Bologna 1925. Fu vera gloria” (2019) e “Bologna centodieci” (2019), e che lo scorso ottobre proprio dalle nostre pagine era tornato sull’argomento rispondendo a chi perora le cause del Genoa.

“Esattamente tre anni fa, il 30 gennaio del 2019, nell’ambito del Consiglio Federale”, prosegue il Chiesa nell’articolo sul Guerin Sportivo, “il presidente Gabriele Gravina istituiva un collegio di consulenti col compito di analizzare «con un approccio storico/scientifico le diverse richieste pervenute alla FIGC riguardo l’assegnazione di scudetti di stagioni sportive dell’inizio del secolo scorso». Quattro mesi dopo, nel Consiglio Federale del 30 maggio, lo stesso Gravina annunciava la composizione della commissione, realizzata grazie alla collaborazione di Matteo Marani […] Da allora, sulla questione è calato il silenzio. L’oggetto d’indagine si è rivelato al di fuori della loro portata? Sono emersi segreti di Stato su cui è giocoforza esercitare il riserbo? Mistero. Una crepa, però, sembra essersi ultimamente aperta, da cui filtra la voce di una soluzione di “compromesso”: tre titoli “ex aequo”, alla Lazio 1915, al Genoa 1925 e a Bologna e Torino 1927, così da fare “contenti” tutti i club interessati. Una soluzione aberrante dal punto di vista della Storia, che scriviamo con la maiuscola perché anche quella del calcio ha una dignità meritevole di rispetto”.

Questa è l’introduzione e le domande che Carlo Felice Chiesa si pone giudicando “aberrante” la soluzione “ex aequo”, sulla quale invece avevano trovato una sorta di accordo a distanza come avevano dichiarato ai nostri microfoni sia il Dott. Rizzoglio che perora la causa del Genoa, sia l’Avv. Mignogna per la Lazio e anche Beccaria Presidente del Museo del Grande Torino.

L’articolo di Chiesa prosegue analizzando i tre casi e quindi i tre campionati ripercorrendone le vicende e per ognuno esprime un suo parere finale che vi riportiamo:

1914-15, “Il parto delle nebbie” così denominato da Chiesa, che vede protagoniste della “querelle” Lazio e Genoa:

“… Gli albi d’oro attualmente assegnano quel titolo al Genoa, anche se manca nella stampa dell’epoca un comunicato ufficiale in tal senso della Federcalcio, che pure era abituata a farvi regolare ricorso. E non c’è dubbio che tale assegnazione dal punto di vista strettamente sportivo fu un abuso. Stando così le cose, assegnare il titolo 1914-15 ex aequo anche alla Lazio costituirebbe un abuso non inferiore, anzi, in linea con esso. Sarebbe l’unico caso in cui l’attribuzione di un “ex aequo”, data l’eccezionalità della situazione determinata dallo scoppio del conflitto, non lederebbe, e anzi confermerebbe, il principio che esclude la vittoria a pari merito del nostro massimo campionato. Ricordiamo che nell’unico caso di arrivo in testa a pari merito, nel 1963-64, si fece ricorso allo spareggio per determinare la squadra vincente”.

1924-25, definita “La cosa di carta”, che riguarda il Bologna e il Genoa:

“[…] Il Bologna ha proposto un pubblico dibattito per dirimere la questione documenti alla mano, ma

la Fondazione Genoa ha rifiutato. Un eventuale ex aequo offrirebbe un ingiustificato vantaggio al Genoa, senza alcun titolo per rivendicare lo scudetto, e un non sanabile “vulnus” storico al Bologna, che vedrebbe macchiata la propria conquista da un’ombra nefanda: un’eventuale assegnazione del titolo sia a chi lo vinse sul campo sia a chi invece si fermò in “semifinale” implicherebbe il riconoscimento di imperdonabili colpe in capo al club emiliano”.

1926/27, “Sentenza capitale”… riguarda lo scudetto vinto dal Torino e poi revocato.

“ … Il club granata rivendica oggi la “restituzione” di quello scudetto, che d’altro canto vorrebbe il Bologna, cui Arpinati lo negò nonostante il secondo posto, a causa della propria “bolognesità”, onde evitare ombre sul proprio operato.  Anche in questo caso, l’ex aequo costituirebbe una soluzione aberrante: nell’albo d’oro del club granata inserirebbe uno scudetto “dimezzato” e quindi privo di valore, certificando l’esistenza di un fatto grave a carico del club che aveva vinto sul campo. Mentre per il Bologna significherebbe la sconfessione del verdetto sportivo emesso all’epoca e dunque della stessa validità del proprio tricolore”.

La questione rimane ancora aperta …

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