La storia del calcio italiano, nella sua organizzazione, ha sempre vissuto di travagli, poche volte pacifici
Fin dall’inizio il calcio ha suscitato grandi passioni, vedendo sorgere compagini in tutta la penisola, con le partecipanti ai campionati che aumentavano sempre più e che avevano bisogno di essere organizzate.
Dopo il quasi doveroso passaggio attraverso la Federazione di Ginnastica, nel 1898 ci fu un primo abbozzo di federazione, la Fif (Federazione Italiana Football), che divenne definitivamente Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio) nel 1909.
I campionati, attraverso vari travagli, tra cui anche una scissione nel 1921, erano organizzati su base regionale per arrivare ad una finale nazionale che designava la vincente, finché non fu introdotto il girone unico a partire dal 1929/1930.
Si andò avanti, con il totale controllo del fascismo che aveva capito il potere propagandistico del calcio, fin nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, quando ormai tutto il territorio nazionale era teatro di guerra.
L’ultima stagione regolare fu nel 1942/1943, il calcio si giocava per ordine fascista, quasi a voler dimostrare una parvenza di normalità e a fungere da elemento distraente dalla fame, dalla miseria, dagli orrori della guerra per il popolo.
Lo sbarco degli alleati e la fine del fascismo bloccarono l’attività, che però non si fermò del tutto.
Là dove c’erano le condizioni minime per giocare, si scendeva in campo, nel nuovo stato nazionale voluto da Benito Mussolini, la Repubblica Sociale Italiana, esisteva ancora una federazione almeno di facciata che istituì il campionato Alta Italia, o campionato di guerra, che si svolse, in un vero tour de force, tra gennaio e luglio del 1944.
La squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia laureatasi campione nel 1944 foto wikipedia
Le disastrose condizioni delle vie di comunicazione e dei mezzi di trasporto, i continui pericoli cui si era sottoposti anche per spostamenti brevi, la limitatezza geografica, che interessava solo il centro – nord dell’Italia, fecero rivedere la formula del torneo, che ritornò all’antico, con disputa di eliminatorie regionali fino ad arrivare ad un girone finale che avrebbe visto di fronte le vincenti delle tre aree interzonali.
All’epoca la squadra da battere era il Torino, che sarebbe tragicamente diventato “Grande” pochi anni dopo, ma in quel particolare torneo molti valori mutarono.
Molti giocatori lasciarono i loro club di appartenenza per andare nei propri luoghi di origine, per evitare di essere richiamati alle armi molti altri furono tesserati in società che li facevano risultare come dipendenti di aziende belliche: fu il caso proprio del Torino, che si chiamò Torino Fiat, o della Juventus, che assunse la denominazione di Juventus Cisitalia[1].
Particolare fu il caso dello Spezia, protagonista di questa storia: i liguri, di fatto, non avevano più società, tutti i giocatori si arruolarono nel 42° Corpo dei Vigili del Fuoco di La Spezia, affiliati alla Figc con delibera del 20 gennaio 1944[2].
Di fatto, erano tutti i professionisti che giocavano con la maglia bianca dello Spezia, colori che mantennero anche in questo campionato, allenati dallo stesso allenatore, Ottavio Barbieri, vecchia gloria del calcio ligure, farmacista a Moneglia.
Egli impostò la sua squadra con quello che battezzò come “Mezzo Sistema”, un ibrido tra il “Sistema” e il “Metodo” in vigore a quei tempi, in sostanza un modulo di gioco che prevedeva un primo accenno di libero[3].
Non essendoci altre squadre di quella regione, i Vigili del Fuoco furono iscritti nel girone D della zona mista Emilia, arrivando primi nel girone di qualificazione davanti al Suzzara, e primi nel girone di semifinale zonale, mettendo in fila ancora il Suzzara, poi Carpi e Modena.
Nelle semifinali interzonali accadde il primo giallo: nella gara di andata a Bologna contro i felsinei, i Vigili del Fuoco si imposero due a zero, ma l’arbitro, sig. Eriprando Poggipollini di Ferrara, fischiò la fine dieci minuti prima a causa delle proteste dei padroni di casa sulla convalida del gol del vantaggio degli ospiti a opera di Paolo Rostagno[4].
La federazione dette partita vinta ai Vigili a tavolino, il presidente bolognese Renato Dall’Ara non mandò la sua squadra a disputare il ritorno, e i liguri si ritrovarono nel girone finale.
Qui trovarono il Torino, logico favorito per la vittoria, e il Venezia, e fu proprio contro i lagunari che ci fu l’esordio, il 9 luglio 1944, con la gara che terminò in pareggio (1-1).
Era chiaro che quella contro i granata sarebbe stata la partita decisiva, qui si aprì un altro fronte di contestazione.
Alcuni giorni prima della gara tra liguri e piemontesi, questi ultimi furono impegnati in una partita di beneficenza a Trieste.
Alcune fonti indicano una titubanza del Torino a disputare questa partita, viste le notevoli difficoltà di spostamento e la fatica che sarebbe costata in vista della gara di campionato[5]. Altre riportano, invece, di una volontà di giocare a Trieste e di non aver accettato un rinvio della gara con i Vigili del Fuoco, sicuri della loro superiorità[6].
Sia come sia, il 9 luglio l’amichevole di Trieste si giocò, e il 16 si era regolarmente in campo per la gara decisiva del campionato Alta Italia.
Qui si sovvertirono i pronostici: sarà per la stanchezza dei granata, sarà per un particolare stato di grazia dei liguri, questi si imposero con una doppietta di Sergio Angelini, inframmezzata dal momentaneo pareggio di Silvio Piola.
Questa la formazione dei Vigili del Fuoco: Bani, Persia II, Borrini, Amenta, Gramaglia, Scarpato, Rostagno, Tommaseo, Angelini, Tori, Costa. All.: Barbieri[7]
L’ultima gara si risolse con una squillante vittoria del Torino sul Venezia (5-2), che assegnò il titolo ai Vigili del Fuoco di La Spezia.
Momentaneamente, però, perché la federazione, disconoscendo sé stessa, con delibera dell’8 agosto 1944, decise di trasformare il torneo in Coppa Federale, lasciando Campione d’Italia il Torino, vincitore l’anno prima.
Ci sono voluti quasi sessant’anni per mettere un parziale riparo al torto: con delibera del 22 gennaio 2002, fu riconosciuta la valenza del titolo dei Vigili del Fuoco, seppur in un torneo dimezzato, e pertanto autorizzava lo Spezia a portare sulle maglie il simbolo di quella vittoria.
Per la prima volta dal 1925, cioè da quando le squadre italiane di calcio si fregiano del simbolo dello scudetto per la vittoria del campionato, idea del Sommo Vate Gabriele D’Annunzio, il primo novembre del 2020, alla sesta giornata di campionato, si è potuto assistere ad una partita tra due squadre entrambe scudettate, lo Spezia eterno campione dal 1944, la Juventus ennesima vincitrice del campionato 2019/2020.
La Coppa scudetto del 1944 Foto Archivio Floriano Omoboni
[1] A. Caruso, UN secolo azzurro, TEA, Milano 2013, p. 168
[2] C. Fontanelli/B. Galante/F. Andreoni, Le Aquile volano in cielo…, GEO Edizioni, Empoli 2006, p. 161
[3] A. Papa/G. Panico, Storia Sociale del Calcio in Italia, Il Mulino, Bologna 2002, p. 228
[4] C. Fontanelli/B. Galante/F. Andreoni, Op. Cit., p. 162
[5] C. F. Chiesa, La grande storia del calcio italiano, Guerin Sportivo, fascicolo 21, pp. 328 – 329