(CORRIEREDITARANTO.IT di Giovanni Saracino – Foto GIORNALEROSSOBLU)
Selvaggi si raccontata in una intervista concessa al Corriere di Taranto; dall’esperienza con gli ionici fino al Mundial ’82.
[…] Cosa ha rappresentato per lei il Taranto?
[…] “La stagione in cui morì Iacovone e si spezzò quell’incantesimo che si era venuto a creare. Quell’anno eravamo veramente forti, un gruppo unito, non ci fermava nessuno. La gente ci spingeva, ci incitava, si respirava calcio tutti i giorni ed i nostri tifosi non vedevano l’ora che arrivasse la partita della domenica. In casa eravamo imbattibili, giocavamo davanti a oltre ventimila spettatori, tutte le squadre avversarie ci temevano e la serie B di allora era una sorta di serie A2 con tanti giocatori di esperienza e dal passato glorioso tipo Domenghini al Verona. Devo a Taranto, quello che è stata la mia carriera in serie A. Di quanto fossi amato dalla tifoseria rossoblù me ne accorsi quando tornai la prima volta da avversario. Praticamente subito. Nell’estate del 1979 il presidente Fico si accordò con il Cagliari per il mio trasferimento in massima serie”.
[…] Com’era Iacovone uomo?
[…] “Era un ragazzo d’oro, altruista, schivo, buono, tutti gli volevamo un gran bene. Era impossibile non andarci d’accordo, un po’ come Scirea che incontrai in nazionale anni dopo. Come giocatore è stato tra i più forti con i quali ho giocato, faceva reparto da solo, era un uomo d’area di rigore ed io ero il suo giusto complemento; il compagno di squadra che gli serviva gli assist”.
[…] Il Mundial ’82
[…] “Vincere il mondiale è stata una emozione indescrivibile che si può vivere solo una volta nella vita e ho avuto la fortuna di viverla grazie ad un altro grande del calcio come il ct Bearzot che ha sempre creduto in me. Mi ha seguito sin dall’esordio nell’Under 21 e poi mi ha inserito nel gruppo della nazionale maggiore convocandomi sempre durante le eliminazioni per i Mondiali. Mi considerava il cambio di Paolo Rossi. E’ vero che non sono sceso in campo nemmeno un minuto in Spagna ma ero parte integrante di un gruppo che Bearzot voleva che fosse coeso come quello di un club”.
[…] Lei ha giocato con tanti campioni. A chi era più legato?
[…] “Gigi Riva è stato il centravanti più forte della storia del calcio”. […] Subito dopo ci metto il brasiliano Zico, con il quale ho giocato una stagione a Udine. Lui era il calcio, un fuoriclasse assoluto, giocatore di un altro pianeta. Voglio raccontare un retroscena di quella parte della mia carriera. Ero a Torino sul finire della stagione 1984-85 e stavo discutendo il rinnovo del contratto con i granata. Fui contattato dal Napoli che mi offriva un buon ingaggio. Decisi di rimanere a Torino ma poi cambiò l’allenatore e fui ceduto all’Udinese. E praticamente quel Napoli da lì a poco avrebbe ingaggiato Maradona ed io ho rischiato di giocare con lui ma mi sono consolato con Zico……”
[…] Com’erano i difensori degli anni ’80?
[…] “Io ero una mezzapunta difficile da marcare, perché ero rapido, sapevo nascondere la palla, facevo ammattire i difensori con le finte ed i dribbling. All’epoca si marcava a uomo e per i giocatori offensivi la vita era veramente dura. Vierchowod era un difensore roccioso, fisicamente potente e molto veloce ma è vero l’ho messo spesso in difficoltà perché lui cercava sempre l’anticipo ma io arrivavo prima sul pallone”.
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