CITTADELLASPEZIA.COM (Andrea Bonatti) – Il 7 dicembre del 1919 la prima partita ufficiale contro una squadra genovese. Il tricolore dei Savoia sventolava su una tribuna di legno. Ma l’area di Piazza d’Armi ha una storia che parte direttamente dalla testardaggine di Cavour.
La Spezia – Il contingente sabaudo si imbarcava al porto di Genova per la Crimea sotto gli occhi di Cavour. Era l’aprile del 1855, il presidente del consiglio del Regno di Sardegna sorvegliava al fianco degli alleati inglesi i primi passi di un’impresa che avrebbe elevato il piccolo stato nella considerazione internazionale. Quel giorno dovette ingoiare però un boccone amaro quando in Piazza Caricamento un cavallo, o forse un mulo, che trainava un pezzo da campo si imbizzarrì portando scompiglio nelle schiere che avanzavano ordinate verso le stive. Cadute, linee di stivali spezzate e marce interrotte. Una scena comica, successa proprio di fronte agli emissari delle potenze presso cui Cavour voleva accreditarsi.
E’ uno degli aneddoti contenuti nel monumentale “Cavour” di Italo de Feo e riguarda da vicino la Spezia. E’ questo uno dei presupposti che spiegano la testardaggine con cui il piemontese ottenne che la marina da guerra lasciasse l’angusto porto medievale della Superba per trovare casa in un nuovo arsenale moderno e calibrato sulle ambizioni dei Savoia. I lavori non a caso iniziarono poco dopo, nel 1862. Previdero anche la nascita di Piazza d’Armi, che inizialmente occupava uno spazio ampio che va dall’attuale Via XV Giugno fino al fossato nord e alle mura dell’arsenale marittimo. Le artiglierie erano conservate nella Caserma Mardichi, i fanti pronti nella vicina caserma del XXI Reggimento (oggi Due Giugno), i regi equipaggi di mare nella caserma Duca degli Abruzzi e un’area enorme dove preparare le truppe all’imbarco dentro l’arsenale.
Un’area che avrebbe visto poi nel primo Novecento arrivare il foot-ball insieme ai marinai inglesi di passaggio che già avevano fatto proselitismo a Genova con questo nuovo passatempo borghese. Si giocava sul terreno polveroso dove si facevano anche le adunate, i cittadini assiepati ai lati del primo rudimentale campo di gioco. Pochi anni dopo sarebbe nato proprio lì lo stadio “Alberto Picco”, prelevando una porzione di quel terreno consacrato dal Genio militare alla logistica per convertirlo allo sport. Una tribuna in legno alla maniera dei pionieri britannici ospitò i primi spettatori il 7 dicembre del 1919 quando lo Spezia Football Club, nato nel frattempo già nel 1906, scese in campo per la prima vola in quello che è tuttora il suo stadio.
E’ uno dei più vecchi d’Italia, pur essendo cambiato molto nei decenni, e mantiene lo stesso battesimo: “Alberto Picco”, come il primo capitano aquilotto caduto nella Grande Guerra sul Monte Nero. Un secolo di passione, un luogo mai abbandonato dagli spezzini neanche nei momenti più bui della storia dei bianchi. Nato per il calcio e sempre rimasto fedele al calcio. Con qualche scappatoia storica, come quando vide esibirsi Fabrizio De Andrè o Bob Dylan per esempio, come a voler completare una carrellata sul Novecento. Il peso del tempo si sente, circola l’idea che non possa essere il luogo dove ritrovarsi in caso lo Spezia approdi a livelli più alti della serie B. Ma intanto sabato si aprono i cancelli ancora un volta. Come cento anni fa.
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