Ha compiuto trent’anni uno fra i titoli più ambigui mai scritti nella storia del giornalismo sportivo italiano… Pompini a raffica 😊
GLIEROIDELCALCIO.COM (Marco Moschini) –
C’è chi lo considera un vero e proprio “oggetto” di culto, chi invece lo paragona metaforicamente all’intervento in scivolata del panorama giornalistico nazionale.
Provocazione coraggiosa o innocente refuso editoriale? Chissà. Tutto è nato da una doppietta di un rotondo risultato. Una doppietta? Che sarà mai. Ne abbiamo viste e riviste, ma quando il fiuto per il gol di unisce a un cognome particolare tutto può succedere, soprattutto nel mondo del calcio raccontato. Personalmente considero la cosa covata da tempo, nell’attesa che il numero 9 vivesse la sua domenica di grazia. Ma è giusto credere nella buona fede di titolisti e correttori di bozze, e intanto ne approfitto dell’anniversario appena trascorso per omaggiare la partita che ha dato spunto alla celebre battitura.
Il fatto
È il 14 aprile del 1990. Per gli appassionati di calcio minore la Samm è come la Samb nonostante non fosse stato possibile equiparare l’impianto ligure “al tempio del tifo” marchigiano nella gara di andata. Tutt’altra atmosfera e cornice di pubblico rispetto al Riviera delle Palma, e tutt’altro litorale. La Sammargheritese ha però una storia lunghissima e soprattutto una maglia bellissima. È arancione come quella dell’Olanda. Indossare la suddetta tinta cromatica in Italia ha sempre rappresentato una controtendenza, una rarità, tant’è che le squadre italiane “orange” si contano sulle dita delle mani.
È il sabato di Pasqua ed è come se due amichetti si fossero dati appuntamento dopo la scuola al campetto del paese per tirare due calci all’amato “Tango”. I due amichetti si erano lasciati con questa promessa: “Io porto la maglia dell’Olanda, tu quella della Germania, giochiamo i Mondiali!”. E così è stato. La seconda maglia del Finlocat Fiorenzuola è la copia esatta di quella della nazionale tedesca. Bianca, larga al punto giusto, con quel gioco di linee orizzontali al centro, calzoncini e calzettoni rigorosamente neri. E così su quei tre gradoni i presenti si ritroviamo inconsapevolmente a sognare un Germania-Olanda rigiocata per davvero qualche mese più tardi, non lontano dal campo di Fiorenzuola, non davanti a un migliaio di spettatori ma bensì ai settantacinque mila del Meazza di Milano, per gli ottavi di finale di Italia 90.
Anche sforzandosi, risulta estremamente difficile riconoscere in Massimo Righetti il “tulipano” Van Basten della situazione. L’attaccante ligure vanta una panchina in serie A con il Grifone in un Genoa-Juventus 2-1 del 1981-82 da urlo per i colori rossoblù. L’allenatore Elvio Fontana lo relega in panca predicando prudenza a domicilio della prima della classe. Così che anche contro il Fiorenzuola, Righetti parte dalla panchina. Dalla parte opposta, il bergamasco Pecorario e i due biondi Querin e Pedrazzini hanno tratti somatici vicini a quelli alemanni. Un elogio al desiderio di farla sembrare il più possibile la sfida fra nazionali. Santi Magi, il numero dieci degli ospiti non è affatto male. Squadra modesta e di basso cabotaggio questa Samm ma fino ad un certo punto, tanto che poco prima dell’intervallo il risultato è ancora inchiodato sul risultato ad occhiali.
Ma il Fiorenzuola allenato da Marco Torresani, di cui custodisco ancora la figurina Panini con la orange della Pistoiese, ha in dote un certo Stefano Pompini in attacco. Capelli a caschetto, occhio vispo. Uno che in Interregionale ti può risolvere la partita in qualsiasi momento. Detto fatto, un guizzo e il Fiorenzuola è in vantaggio.
Le squadre guadagnano la via dello spogliatoio, il pubblico quella del bar del Bocciodromo facendosi largo fra le tante Fiat Uno posteggiate nel parcheggio dello stadio. Tutti con il naso all’insù per consultare i risultati della pagina del televideo. La Valenzana del marpione Marocchino (ex Juventus) e la Vogherese della presidentessa Roberta Donati, acerrime rivali alla lotta per il primo posto restano alle calcagna. Nel frattempo al campo la partita è ricominciata. In campo tutti rincorrono Pompini ignorando Vercesi che può entra in area di rigore prima di essere atterrato. Imparato di Livorno indica il dischetto. Dagli undici metri si presenta Fabrizio Spagnuolo, vecchia promessa granata, esordio in serie A giovanissimo in Ascoli-Torino 0-0 del 1981. Palla da una parte, portiere dall’altra. Sotto per due reti a zero, Fontana ci ripensa richiamando Righetti dal riscaldamento. “Pompa, dai passala!” si sente gridare in campo.
Pompini è così. Un centravanti dal nome allusivo, che pensa solo a fare gol, prerogativa che si sposa al meglio con le ambizioni di quel Fiorenzuola. E all’ottantesimo Pompini parte dalla trequarti e va in porta col pallone fissando il risultato sul definitivo tre a zero. I tifosi di casa esultano e sognano. Lo storico traguardo della promozione in serie C2 è a un passo. Ma le sorprese non sono finite. Il calcio sa regalare sempre cose inaspettate, e quello che si leggerà fuori dalle edicole nella pagina dello sport di un quotidiano locale scriverà la storia del trash giornalistico italiano.