Le Penne della S.I.S.S.

Lo scontro calcistico tra l’URSS e la Jugoslavia di Tito

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Marvin Trinca) – Da pochi giorni si sono conclusi gli europei di calcio che hanno visto il trionfo della nostra compagine azzurra conquistando un trofeo che mancava dal 1968 cancellando in parte la beffa del golden gol di Euro 2000 contro i francesi. Questi però sono anche i giorni che ci portano vicini all’inizio della XXXII Olimpiade che si svolgerà a Tokyo.

 Le nazioni protagoniste di questo articolo in passato hanno condiviso il solito modello politico, quello socialista, trovandosi avversarie sul campo e questo scontro incarnò anche la frattura politica tra l’Unione Sovietica e la Jugoslavia di Tito. Partiamo dal 1948 anno della rottura tra Stalin e Tito.

Nel processo che nel secondo dopoguerra stava vedendo l’affermarsi di governi dell’Est allineati alla linea di Mosca, la Jugoslavia del maresciallo Tito era una realtà ben diversa sotto molti aspetti. Un primo aspetto era proprio nella figura del suo capo di Stato, Tito emerse come un leader carismatico e protagonista della lotta partigiana jugoslava durante il secondo conflitto mondiale.

Nonostante il maresciallo fosse uno stretto osservatore della dottrina comunista del Comintern, la rottura avvenne su due questioni: sulla guerra civile greca, dove Tito voleva appoggiare gli Andartes mentre Stalin, in virtù dell’accordo delle percentuali stipulato con Churcill non vedeva di buon occhio questa situazione insieme alla costituzione della Federazione Balcanica che ledeva alcuni degli interessi sovietici in quella zona, ciò costò al maresciallo una sorta di scomunica dal Cominform.

Questa presa di posizione fu possibile perché la Jugoslavia era l’unico paese comunista a essersi liberato dei nazisti senza l’appoggio sovietico. Con queste premesse si arrivò all’anno 1952, quello delle Olimpiadi di Helsinki, un anno che era dentro la questione della Corea e la guerra fredda.

La prima volta in una competizione sportiva

L’Unione Sovietica partecipava per la sua prima volta alla massima competizione sportiva anche se si può segnalare una precedente partecipazione nel 1912 ma al tempo era denominata solo Russia. Nella competizione calcistica maschile, la nazionale sovietica era considerata come una delle più forti e contava su giocatori leggendari come Igor Netto e Leonid Ivanov. In panchina c’era Boris Arkad’ev autentico mito e Vate del calcio moderno sovietico.

Dall’altra parte, agli ottavi di finale, ad attendere i sovietici c’era la Jugoslavia compagine di una nostra vecchia e ancor oggi amatissima conoscenza calcistica: Vujadin Boskov (scomparso nell’aprile 2014). Ben presto, questo ottavo di finale Olimpico, che valeva il perseguimento del cammino verso le medaglie di metalli più preziosi, si trasformò in uno scontro politico tra Tito e Stalin.

La partita fu tirata, fu combattuta tanto da finire 5 a 5 e al tempo i rigori non erano ancora una pratica usuale per concludere certe diatribe, così, il 22 luglio si rigiocò nuovamente e questa volta furono gli jugoslavi a imporsi per 3 a 1 con un Vuja Boskov in grande spolvero autore di una prestazione determinante per la vittoria della sua nazionale. La partita aveva un’importanza geopolitica così importante da venir seguita con ansia da Stalin e Berija.

Alla fine dei giochi: i sovietici uscirono agli ottavi e gli jugoslavi conquistarono la medaglia d’argento. Nel 1960, anno della prima edizione dei Campionati Europei di Calcio, i sovietici hanno la possibilità di rifarsi contro i “rivali” titisti.

Partiamo con ordine tenendo saldi alcuni punti importanti, uno su tutti fu che la guerra fredda piombò nuovamente in mezzo allo sport perché questa prima edizione vide il dominio delle squadre comuniste e di conseguenza la superiorità sportiva del blocco orientale su quello occidentale.

La sfida alla Spagna di Francisco Franco

I sovietici guidati dal mito vivente Lev Jascin ai quarti di finale dovevano incontrare la Spagna di Francisco Franco, qui scoppiò la prima bagarre perché se le Federcalcio spagnola voleva affrontare i rivali sovietici, ma il dittatore Franco invece impose di non giocare la partita visto l’evidente conflitto ideologico che vedeva protagonisti i due paesi. In semifinale i sovietici liquidarono 3-0 la Cecoslovacchia mentre la Jugoslavia vinse 5 a 4 contro la Francia e per ironia della sorte la finale che valeva il primo titolo europeo calcistico vide scontrarsi due squadre comuniste che avevano liquidato quelle occidentali.

La prima finale di un Campionato Europeo di Calcio

Il 10 luglio 1960, a Parigi, andò in scena la prima finale  del Campionato Europeo di Calcio con una partita tirata e combattuta. Allo scadere dei 90 minuti regolamentari la situazione era di 1 a 1 e così facendo le due squadre si avviarono verso i tempi supplementari. Jascin aveva offerto al pubblico pagante una prestazione di tutto rispetto e riuscì a tenere ben salda la sua squadra. Nella formazione sovietica del 1960 era presente uno dei reduci della sconfitta Olimpica finlandese: il capitano Igor Netto.

 Al 113 minuto di gioco, i sovietici riuscirono a trovare il gol del vantaggio, che poi sarà anche quello della vittoria, con Ponedel’nik e al fischio finale e fu apoteosi per la squadra del grande Lev Jascin. Due furono le cose concrete che ci lasciò quell’edizione: la vendetta sovietica per il 1952 e il dominio dei paesi dell’Est nel mondo calcistico, si perché al terzo posto si classificò la Cecoslovacchia spedendo i francesi verso un modesto quarto posto.

Il capitano Igor Netto alzò al cielo la coppa che divenne il simbolo della superiorità sportiva del blocco socialista verso quello occidentale, cioè di un modo d’intendere una disciplina sportiva al di là del mero fattore ludico, oltre che aver realizzato le previsioni più pessimistiche dei paesi occidentali a causa di una paura trasmessa dal conflitto ideologico del tempo che imponeva d’impedire allo sport socialista di affermarsi nel mondo.

 

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