La Regione, giornale svizzero, realizza un bellissimo articolo sugli eventi più eclatanti che hanno finito per unire calcio e politica. Ve ne proponiamo un estratto.
[…] Quanto successe del 6 settembre 1995 allo stadio Ullevi di Göteborg venne ritenuto da molti come un vero attacco alla neutralità elvetica. Al momento degli inni nazionali, nella sfida per le qualificazioni agli Europei 1996, i giocatori della Nati esposero uno striscione con la famosa scritta “Stop it Chiarc”, contro la ripresa degli esperimenti atomici francesi nell’isola di Mururoa, in Polinesia. Alain Sutter fu considerato l’istigatore dell’iniziativa: l’Uefa non sanzionò l’Asf, ma guarda caso l’Angelo biondo, su pressione dell’allora delegato per le squadre nazionali Giangiorgio Spiess, fu escluso dalla selezione rossocrociata per England 96. Fu proprio quello di Göteborg l’episodio che spinse l’Uefa a operare un importante giro di vite nei confronti di quei giocatori desiderosi di esprimere il loro pensiero “politico”.
[…] I Mondiali 1978 in Argentina rappresentarono per la dittatura di Jorge Videla uno specchietto per le allodole in grado di abbagliare una popolazione costretta a vivere in un persistente stato di terrore. La Nazionale diretta dal Flaco Menotti, quei Mondiali li doveva vincere a tutti i costi e prima della sfida tra Argentina e Perù (l’Albiceleste aveva bisogno di imporsi con almeno quattro reti di scarto per accedere alla finale a scapito del Brasile) negli spogliatoi peruviani si presentò Videla in persona (accompagnato da Henry Kissinger) per gli auguri di rito. Nessun giocatore peruviano ha mai ammesso pressioni da parte del dittatore, fatto sta che Passarella e compagni si imposero addirittura 6-0. Ma nemmeno Videla poteva accomodare ogni cosa, tanto che, nella finale con l’Olanda, al 90’ Rensenbrink colpì un clamoroso palo. Chissà cosa ne sarebbe stato della sanguinaria dittatura dei generali se quel pallone fosse finito dentro e il Mundial l’avesse vinto l’Olanda… Invece, la Coppa la alzò Passarella, diventato capitano dopo il gran rifiuto di Jorge Carrascosa, carismatico difensore dell’Huracan. Pochi mesi prima, per non diventare complice della dittatura, il Lobo aveva dato l’addio alla Nazionale (e l’anno dopo al calcio), rinunciando così al sogno di ogni bambino: “Jugar el Mundial y salir campeón”.
[…] Dei Mondiali 1974 si è detto in relazione alla sfida tra i cugini di Germania, ma non si può non parlare dello spareggio Europa – Sudamerica per l’ultimo posto disponibile alla fase finale. Di fronte, Unione sovietica e Cile, andata a Mosca, ritorno a Santiago: prima partita, il 26 settembre 1973, vale a dire due settimane dopo il golpe con il quale Augusto Pinochet aveva abbattuto il governo di Unidad Popular di Salvador Allende. A seguito del colpo di stato, Leonid Breznev aveva interrotto le relazioni diplomatiche con il Cile, ciò nonostante il confronto d’andata si giocò regolarmente, con un salomonico 0-0. Il ritorno era previsto il 21 novembre, ma Mosca si rifiutò di scendere in campo nell’Estadio Nacional, nel quale erano stati rinchiusi, torturati e uccisi migliaia di oppositori politici . […] Il 21 novembre, di conseguenza, in campo scesero solo gli 11 cileni e il direttore di gioco, l’austriaco Linemayr.
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(LAREGIONE.CH di Sebastiano Storelli)