Ultimo Uomo ripercorre i casi degli allenatori durati meno di un giorno sulle rispettive panchine. Una carrellata che comprende molti fatti recenti e qualcuno anche datato. Ecco un estratto
[…] Luigi Delneri al Porto – 37 giorni
[…] Ancora il Portogallo a mostrare la porta, anche se in questo caso è quasi più curiosa la firma del rapido esonero. Il Porto vince la Champions League con Mourinho, che scappa a Londra e viene sostituito da Luigi Delneri, capace di portare il piccolissimo ChievoVerona in UEFA alla prima stagione di sempre in Serie A e poi di tenerlo per altre due stagioni tra le prime 10. Il suo 4-4-2 è considerato all’avanguardia e lui è ritenuto uno degli allenatori italiani più preparati, ma il salto è grande. Delneri partito dal Pro Gorizia che arriva alla squadra campione d’Europa. Delneri che non parla l’italiano e deve imparare il portoghese. A chiamarlo al Porto era stato Jorge Mendes (sì, quel Jorge Mendes) con l’allenatore italiano che aveva commentato in maniera assolutamente non scaramantica la firma, arrivata il 1° luglio 2004: «Mi avessero detto alcuni mesi fa che mi sarei giocato l’Intercontinentale, sarei caduto dalla sedia…». Non ci arriverà.
[…] Francesco Graziani all’Ascoli – 100 giorni (circa)
[…] Dopo aver guidato la Fiorentina alla finale di Coppa UEFA con due mesi di fuoco (era arrivato a fine aprile sulla panchina viola, poco prima della cessione di Baggio alla Juventus, contro cui la Fiorentina perderà la Coppa), Graziani si fa convincere dal presidente dell’Ascoli Rozzi a scendere in Serie B per riportare la squadra nella massima serie. L’allenatore viene accolto come un eroe a Ascoli, una piazza poco abituata ad avere a che fare con dei campioni del mondo. L’esperienza però fu un disastro: mentre la squadra era in ritiro a Pesaro, il presidente passò per caso al campo d’allenamento dove però non trovò l’allenatore a dirigere la squadra, bensì due suoi collaboratori. Graziani, racconta la leggenda, era rimasto in albergo a giocare a carte, comportamento che mandò su tutte le furie il presidente. A far precipitare la situazione arrivò, qualche giorno dopo, una sconfitta per 5-1 in amichevole contro la Vis Pesaro (squadra di Serie D). Nel giro di 24 ore Rozzi contattò Nedo Sonetti e lo mise in panchina al posto di Graziani, commentando l’esonero con il fatalismo di chi aveva commesso un’ingenuità: «Graziani? È ancora un giocatore». La sua grande colpa, almeno a parole, fu il fallimento della sua zona. «Credevo ciecamente nel mio modulo», disse Graziani mentre salutava tutti. «Ma in un mese non si acquistano certezze. Nessuno della società mi ha mai detto apertamente di essere contrario alla zona. Anche quando Sacchi arrivò al Milan tutti rimasero contrariati, ma poi…». Anni dopo Graziani tornò su questo esonero accusando il presidente di avere troppe ingerenze: «Faceva casino in panchina con questi calzini rossi». Quando l’aveva preso di petto, quello gli aveva risposto: «Ciccio mi sa che uno dei due è di troppo in panchina» e sappiamo sempre chi è a pagare in questi casi.
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(ULTIMOUOMO.COM di Marco D’Ottavi)