Il biglietto della finale di Euro ’92 – Collezione Melodia
La notte del 9 novembre 1989, dopo aver diviso in due l’Europa e la Germania per quasi trent’anni, il Muro di Berlino crolla per sempre. L’inattesa caduta pare annunciare la fine della storia e travolge anche il partito comunista italiano che di lì a poco cambierà nome e volto. Il mondo si appresta a cambiare pagina, ma vive una crisi identitaria. La divisione in due blocchi non è più credibile. Cadono anche riferimenti e ideologie. È la fine della storia, scrive qualcuno. Il trionfo del neoliberismo. Nuove sfide attendono la politica e la società.
Nel frattempo, in Italia si stanno celebrando i funerali del giudice Paolo Borsellino. L’eccidio di Via D’Amelio rappresenta il terrificante assalto conclusivo allo Stato da parte di Cosa Nostra. Due mesi prima la stessa sorte era toccata a Giovanni Falcone, alla moglie e a tre poliziotti della scorta, assassinati lungo l’autostrada che dall’aeroporto di Punta Raisi conduce a Palermo.
Stanno saltando gli equilibri della Prima Repubblica. Il 1992 è infatti anche l’anno dell’inchiesta di Mani Pulite. L’indagine giudiziaria avviata a Milano dopo l’arresto di Mario Chiesa, sorpreso con una tangente in mano, si è allargata a macchia d’olio. Tangentopoli ha portato alla scoperta di una vasta e profonda corruzione della politica italiana. Ma il 1992 è un anno anche pieno di sport. Oltre alle Olimpiadi di Barcellona, la Svezia ospita una nuova edizione degli Europei di calcio. Gli azzurri non ci saranno, arrivati secondi nel girone di qualificazione. È l’ultima volta sulla panchina azzurra per l’ex tecnico dell’Under 21, Azeglio Vicini. Al suo posto arriverà Arrigo Sacchi.
Il pareggio decisivo nell’ultima partita contro i sovietici ha condannato gli azzurri. Ma anche l’Unione Sovietica e la Jugoslavia si stanno sgretolando: al loro posto quindici Nazioni. Il simbolo sportivo di questa crisi etnico-politica è la fotografia che ritrae Boban mentre colpisce con un calcio un poliziotto entrato in campo per sedare i disordini scoppiati durante un’accesissima Dinamo Zagabria-Stella Rossa.
L’intero panorama europeo è in sommovimento, ma neanche la Jugoslavia parteciperà alla prossima edizione degli Europei. Al suo posto l’Uefa richiama la Danimarca, giunta seconda nel girone con gli slavi. I danesi sarebbero già in vacanza da qualche giorno, ma devono lasciare spiagge e famiglie per rispondere alla chiamata del ct Møller Nielsen. I biancorossi conquistano un solo punto nelle prime due partite, vittime sacrificali di un girone con i padroni di casa. Lo 0-0 con l’Inghilterra e la sconfitta con la Svezia (0-1) sembrano già condannare gli ospiti inattesi del torneo. Ma la vittoria per 2-1 contro la Francia ribalta i pronostici.
Nell’altro girone procedono Olanda e Germania, le due finaliste dell’edizione precedente, sospinte dai gol di Bergkamp e Riedle, rispettivamente gioielli dell’Inter e della Lazio. L’attaccante tedesco, con una pregevole doppietta, regolerà anche gli svedesi in semifinale: 3-2. L’altra semifinale vede di fronte Olanda e Danimarca. Tutto sembra già apparecchiato per un’eterna rivincita in finale fra olandesi e tedeschi. Ma i biancorossi vendono cara la pelle e trascinano i detentori del titolo fino ai calci di rigore, dopo un pirotecnico 2-2. Dagli undici metri, incredibilmente, l’unico a sbagliare è Van Basten, l’eroe del 1988. I danesi sono in finale.
Il 26 giugno, allo stadio Ullevi di Goteborg, la Danimarca pare ancora la vittima perfetta per i tedeschi. La squadra di Brehme, Haessler e Klinsmann sembra effettivamente di un altro pianeta. Ma alla fine i veri marziani risulteranno gli scandinavi: al 18’ si portano in vantaggio con
un gran tiro dal limite dell’area di Jensen. Sarà poi Vilfort a segnare il definitivo 2-0 che consegnerà la coppa ai danesi, contribuendo a scrivere una delle favole più belle nella storia del calcio europeo.
1996
Il biglietto della finale di Euro ’96 – Collezione Melodia
Dopo la tragedia dell’Heysel, il calcio inglese è risorto dalle ceneri. La Premiere League ha appena versato milioni di sterline nelle casse di alcune emittenti per i diritti di trasmissione delle partite. È il calcio d’inizio dello spettacolo di cui stiamo fruendo in questi anni. Anche l’Italia s’infila in questo nuovo mercato e Berlusconi lancia Tele+, poi arriveranno Stream e Sky. L’ovvia divisione degli introiti per bacino d’utenza produce un’altrettanta ovvia conclusione di arricchire ulteriormente le società più blasonate.
I club inglesi si riaffacciano sul mercato del pallone e dall’Italia pescano Vialli, Zola e Di Matteo, tutti finiti nella rete del Chelsea. Oltre ad innumerevoli campioni che giocheranno in Inghilterra, gli introiti delle televisioni hanno consentito anche il rinnovamento dei vecchi stadi. Gli inglesi lo hanno fatto soprattutto per garantire sicurezza e spettacolo in vista dell’organizzazione degli Europei del 1996.
Sedici squadre (il doppio rispetto al solito), divisi in quattro gironi, si scontreranno in Inghilterra nel tentativo di rendere l’edizione sempre più accattivante. A trent’anni dalla vittoriosa edizione casalinga del mondiale, la perfida Albione è convinta di poter mettere le mani sulla Coppa Delaunay. La struttura della squadra parte da David Seaman in porta, passa per Tony Adams in difesa e Gascoigne al centro del campo, poi Alan Shearer come punta.
Il girone lo concludono infatti al primo posto, dopo il pareggio con gli svizzeri (1-1) e le convincenti vittorie con la Scozia (2-0) e l’Olanda (4-1) della nuova generazione dell’Ajax vice- campione d’Europa: Davids, Kluivert e Seedorf.
Dopo il secondo posto dei Mondiali del ‘94, gli azzurri di Sacchi si presentano in Gran Bretagna come favoriti. Tuttavia, la nazionale italiana sta faticando a trovare stabilità. Malgrado l’esordio confortante contro la Russia (2-1), nella seconda partita subiamo la furia dei cechi e impariamo a conoscere Pavel Nedved. Il rigore sbagliato da Zola, nella partita decisiva contro la Germania, ci condanna ad una precoce eliminazione. Sacchi viene trasformato dall’opinione pubblica nel responsabile unico e viene esonerato.
Ma saranno proprio i nostri carnefici a giocarsi la finale. Ci arrivano dopo un’infinita serie di tiri dal dischetto. Negli incroci tra quarti e semifinali l’edizione inglese si è infatti caratterizzata per l’elevato numero di partite decise dagli undici metri, ben quattro su sei.
L’Inghilterra ha superato la Spagna di Hierro, ma poi sciuperà tutto in semifinale con i tedeschi, errore decisivo di Southgate. Anche la Repubblica Ceca si è dovuta affidare alla lotteria dei rigori per disfarsi della Francia, prossima campione del mondo.
La finale di Londra appare un po’ la ripetizione di quella giocata vent’anni prima, terminata ai rigori con il “cucchiaio” di Panenka. Anche questa volta si scriverà una pagina di storia del calcio contemporaneo. Sì, perché la Coppa finisce nelle mani dei tedeschi grazie al primo
Golden gol della storia messo a segno dall’attaccante dell’Udinese Oliver Bierhoff.
2000
Il programma della Finale 2000
L’undicesima edizione del Campionato europeo di calcio, per la prima volta, si gioca contemporaneamente in due Paesi. Belgio e Olanda ospiteranno la kermesse sportiva dal 10 giugno al 2 luglio. La Nazionale italiana, guidata da Zoff in seguito alla delusione dei Mondiali di Francia, dopo più di trent’anni raggiungerà la finale del torneo.
Raggiungiamo i Paesi Bassi dopo aver perso per infortunio Vieri e Buffon. Ciò nonostante, la rosa dei convocati vede diversi giovani innesti: il centrocampista Massimo Ambrosini, tutto fatica e dedizione, e anche il fantasista cosentino Stefano Fiore, che sta facendo faville nell’Udinese. In attacco, Francesco Totti e Filippo Inzaghi sono promossi titolari, mentre Del Piero che si è appena ripreso dal suo brutto infortunio deve accontentarsi del ruolo di comprimario.
Gli azzurri offrono una bella dimostrazione di forza per tutto il girone. Apre una sontuosa rovesciata di Conte all’esordio contro la Turchia (2-1), poi Totti, Inzaghi e Fiore dettano il passo sicuro che ci traghetta tranquilli in semifinale, dopo aver superato anche i rumeni nei Quarti.
Nelle altre partite, l’Olanda padrone di casa travolge come una valanga la Jugoslavia, con il risultato tennistico di 6-1 e con una splendida tripletta di Patrick Kluivert. La Francia campione del mondo elimina la Spagna dopo una difficile partita con i gol dei due gioielli fantasisti: Zidane e Djorkaeff. Portogallo, invece, senza problemi contro la Turchia che regola con una doppietta di Nuno Gomes.
Ad Amsterdam contro i padroni di casa, però, ci aspetta un inferno. Lo stadio degli olandesi è un muro arancione di tifosi che spingono i tulipani verso la conquista della Coppa. In più ci si mette pure l’arbitro che espelle Zambrotta e poi assegna due rigori agli avversari. Toldo però quel giorno non ha intenzione di subire reti. Così il primo lo para, l’altro invece si stampa sul palo. Si gioca a una porta sola, la nostra, ma da queste parti non si passa. Resistiamo con l’uomo in meno anche per tutti i supplementari e ovviamente ci aspettano i soliti rigori. Tutto fa pensare a una solita, ennesima delusione dagli undici metri.
Solo che quella è la giornata magica di Francesco Toldo, e il lungagnone della Fiorentina tra i pali compie altri due miracoli. Il cucchiaio di Totti a Van Der Sar è l’immagine dell’intero torneo, il famigerato “cucchiaio” che rimbalza da un continente all’altro.
A Rotterdam affrontiamo di nuovo la Francia, che nel frattempo si è sbarazzata del Portogallo. C’è la possibilità di vendicarci e siamo di fatti subito padroni del campo. Passiamo in vantaggio con Del Vecchio, poi Del Piero spreca due straordinarie palle gol.
Quando ormai tutto sembra concluso e milioni di italiani hanno la bottiglia di spumante in mano, Sylvain Wiltord sorprende tutti con un forte diagonale che trafigge Toldo al 94’. Nei supplementari la Francia è ringalluzzita e crede nella vittoria, noi invece siamo immobilizzati dall’incredulità.
Torniamo in campo, dunque, con il morale sotto i tacchetti. I francesi avvertono la nostra passiva, inerte arrendevolezza e ne approfittano per segnare ancora con Trezeguet che, come quattro anni prima aveva fatto Oliver Bierhoff, beneficia della crudele regola del golden goal per conquistare la vittoria.
Al ritorno a casa Berlusconi prende di mira Zoff, gli imputa la sconfitta. È seriamente convinto di capirne più di tutti gli altri, anche nel calcio. Il Dino nazionale, però, appartiene ad un’altra generazione e fa parte di un’altra categoria di uomini. Così risponde con le dimissioni irrevocabili nel Paese in cui non ci si dimette nemmeno per scherzo. Al suo posto verrà designato il suo antico maestro, Giovanni Trapattoni.
Il biglietto della finale di Euro 2000 – Collezione Melodia