GLIEROIDELCALCIO.COM (Massimo Prati) – Nel giorno della ricorrenza di una partita della nazionale italiana, da tifoso del Vecchio Grifo, mi faceva piacere sottolineare come quell’incontro fu contrassegnato, su tutti i fronti, dalla significativa presenza di importanti figure del Genoa. Renzo De Vecchi fu considerato il migliore azzurro in campo. A Edoardo Pasteur fu dato l’incarico di arbitrare la partita. E il marcatore degli elvetici fu Charles Comte, un ex della squadra rossoblù genovese.
Vale anche la pena di notare che nei precedenti match tra azzurri e rossocrociati alla partita dell’andata, disputata in Italia, aveva fatto seguito l’incontro di ritorno, in terra elvetica. Questo era avvenuto nel 1911, quando poco dopo avere giocato a Milano le due nazionali si affrontarono nuovamente a La Chaux-de-Fonds. E poi, la stessa formula fu ripetuta nel 1914, quando si disputò la partita d’andata a Genova, seguita a breve termine da quella di ritorno a Berna (di questa partita esiste documentazione fotografica che attesta la presenza in campo dei genoani De Vecchi e Casanova e di William Garbutt, come membro dello staff tecnico della nazionale italiana).
È lecito supporre che, inizialmente, anche per la partita del gennaio 1915 fosse stato ipotizzato un incontro di ritorno. Ed è altrettanto plausibile supporre che esso fu annullato per l’approssimarsi dell’entrata in guerra del nostro paese. In effetti quella fu l’ultima partita della nazionale italiana nel periodo precedente al primo conflitto mondiale. Il match successivo a questo, giocato appunto a Torino, dovrebbe essere quello disputato a Milano tra Italia e Francia, il 18 gennaio del 1920, e finito con il rocambolesco risultato di 9 a 4 a favore degli azzurri.
A proposito di guerra, in qualità di appassionato di linguistica mi sembra di poter dire che lo stile di questo articolo risente del contesto bellico. Certo, alcune scelte lessicali non sono necessariamente legate al clima di guerra di quel periodo, perché nei resoconti delle partite si è sempre usato parole come “battaglia”, “duello”, “attacco”, “tattica” e “incursione”. Quello che però mi sembra in qualche modo indicativo di un contesto bellico è il frequente ricorso alla parola “plotone” che è presente in quasi ogni paragrafo dell’estratto da me proposto.
Terminate queste brevi note di inquadramento storico, per la ricostruzione dell’evento sportivo possiamo affidarci alla “rosea”.
La Gazzetta dello Sport, 1 febbraio 1915, pagina 1
Il match di football a Torino. Italia batte Svizzera 3-1. Una vera affermazione italiana nel più strano degli incontri
De Vecchi è stato il migliore in campo
Audace e sfortunata tattica degli svizzeri
[..] Sopra la stranezza delle fasi nelle quali ha voluto essere contenuta la brillante ma fiera battaglia, sopra ogni risultato numerico, sta netta e dominante l’imposizione del nostro rinnovamento ai cortesi e forti avversari della Svizzera. [..] oggi sul terreno torinese dello stadium, dopo un primo tempo assai dubbio e pauroso per noi, abbiamo potuto risollevare le pericolanti sorti e saputo gradualmente smorzare l’evidente superiorità dei nostri avversari [..] Siamo riusciti per la prima volta ad obbligare in difesa il plotone che, nelle passate contese, con tanta fierezza ci aveva assaliti fino alle ultime battute dell’aspro duello, per renderci più dura una lieta affermazione, strappata di sorpresa e ricondurci al match pari. Questo fatto, assolutamente nuovo, depone a tutto favore dell’affermazione oggi ottenuta dal plotone degli azzurri d’Italia.
[..] Questa volta, invece, l’undici nazionale svizzero volle adottare, nella nuova battaglia che impegnava contro un nemico ben conosciuto, una tattica assolutamente nuova. A Genova e a Berna – per ricordare solo le due ultime prove – aveva lasciato per tutto il primo tempo, e vorremmo persino dire favorito, il pronunciarsi della furia italiana, accontentandosi di arginarla nelle ultime linee e di domarla in ogni sua audace incursione. Aveva allora atteso con pazienza e con calma la sua entrata in azione, decidendola ed attuandola con fermezza di voleri e con freschezza di energie nella ripresa, quando i suoi avversari risentivano della fatica degli impetuosi, prolungati e vani assalti e, presi così alla sprovvista da un fiero ed inatteso attacco, dovevano forzatamente chiudersi in quella tumultuosa e serrata difesa che finisce sempre per cedere in qualche punto.
Oggi invece il rosso team volle adottare una tattica diametralmente opposta e, anche nello svolgimento delle azioni di gioco, la partita deviò sensibilmente dalla comune e normale via. Il primo tempo volle segnare un sensibile predominio elvetico [..] Ma la ripresa, che tratteggiò dalle sue prime azioni fino alle ultime un sempre più convincente e netto predominio degli azzurri, permise al plotone azzurro di concretare tutta l’evidente supremazia.
Foto dell’incontro (collezione, appartenente alla Fondazione Genoa). Al centro l’arbitro Edoardo Pasteur, sopra e sotto di lui le due nazionali. In alto a sinistra i capitani, Fossati e Peterli, in basso a destra i portieri, Trivellini e Bieri. L’altra foto a destra è quella delle tre riserve azzurre (Maggiani, Boglietti I e Mosso III), mentre nella foto a sinistra ci sono i raccattapalle.
Copia dell’articolo sulla partita Italia-Svizzera, giocata a Torino nel 1915. L’articolo è tratto da un numero de La Liberté. Tra i nazionali elvetici figurano Peterli (ex Inter) e Comte (ex Genoa e Juventus). Fonte: Massimo Prati, “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019