Maglia importante questa settimana, l’ultima grande squadra di A degli anni Ottanta di cui non avevo ancora nessuna maglia ufficiale per poterla rappresentare in collezione.
Ed è arrivata una maglia stupenda, di una fattura meravigliosa sebbene di una stagione infelice per la “squadra che tremare il mondo fa”.
Si tratta della mitica maglia rossoblù di produzione Tepa Sport con il primo storico sponsor commerciale “Cucine Febal”: come il Napoli che aveva Snaidero, anche i rossoblù ebbero come primo sponsor una nota marca di cucine, anch’esso presente per un’unica stagione.
La maglia è di un tessuto leggerissimo che rendeva probabilmente tollerabili le maglie per i giocatori nei periodi più caldi della stagione. Lo sponsor è integralmente ricamato, come tutti quelli successivi utilizzati dalla squadra fino a fine anni 80. Anche il numero è sinonimo di periodo di inizio anni 80, essendo in similpelle. Questo numero di maglia è stato indossato da vari giocatori durante la stagione: Giorgio Carrera, Franco Baldini, ex direttore tecnico “Breitner della Bassa”, Renato Sali, somigliante fisicamente al forte terzino tedesco con cui aveva in comune anche lo stesso orientamento politico.
La maglia è un cimelio appartenente alla stagione 1981-82 che vide i rossoblù dell’ex mister della Cavese Franco Liguori (che aveva sostituito Tarcisio Burgnich dopo il rovescio di Cesena), retrocedere mestamente in serie B per la prima volta nella sua gloriosa storia, insieme al Como ed al Milan ma che vide nascere la stella di un futuro campione in campo ed anche in panchina anni dopo: il diciassettenne Roberto Mancini da Jesi. Il Mancio giocò tutte le partite di quella stagione e realizzò ben nove gol in trenta partite, sicuramente un ottimo score che tuttavia non bastò per garantire la salvezza alla sua squadra. Decisive a tali fini furono le sconfitte esterne nel derby contro il Cesena (1-4) e contro l’Ascoli di Mazzone (1-2).
Con il Bologna in serie B, la piazza si aspettava che Mancini fosse il condottiero della squadra per puntare ad un immediato ritorno in massima serie ed invece avvenne la cessione del talento prodigio alla Sampdoria del presidente Mantovani per circa 4 miliardi di lire tramite i buoni uffici del direttore sportivo Borea, passato proprio dal Bologna ai liguri, cessione contestatissima dalla tifoseria felsinea che fece anche desistere Gigi Radice dall’accettare la panchina rossoblù per la stagione 1982-83.