La maglia di oggi è una bellissima Lazio di metà anni 80 che si aggiunge alla iconica Seleco della stagione 1982-83 già in mio possesso.
Questa è invece è la maglia della stagione 1984-85, una maglia più “tradizionale” perché è tutta celeste con bordi bianchi. Le cose in comune con l’iconica “maglia bandiera”, di due stagioni prima, sono molte.
Innanzitutto il produttore, la Ennerre di Nicola Raccuglia che dal 1982 al 1986 sarà il fornitore delle maglie biancocelesti. Anche lo sponsor, anche se diverso, fa parte sempre del medesimo gruppo industriale, la Zanussi: non più Seleco ma Castor, produttore di elettrodomestici da incasso.
Inoltre anche questa maglia ha l’aquila stilizzata, come la famosa “maglia bandiera”, ma spostata solo sul retro maglia appena più sopra del numero. In questa, chissà per quale motivo, troviamo un po’ più spostato a destra. Il numero 4 è in panno e di un bellissimo colore blue navy, cucito alla solita maniera Ennerre. Lo stemma della Lazio è invece ricamato in una toppa che contiene la scritta “Lazio”, ancora l’aquila stilizzata e un pallone con i colori biancocelesti.
La maglia è nella sua versione estiva in acrilico leggero ed è stata usata sul finire della stagione (in foto si vede questo modello di maglia nelle sfide contro Avellino e Juventus del 5 e 19 maggio 1985)
Laudrup e Colombo in Lazio-Avellino 0-1 del 5 maggio 1985
Il gol vincente di Colomba. Si vede Spinozzi con questo modello di maglia
Lazio-Juventus 3-3, si vede bene qui il numero blu sulle spalle di Lionello Manfredonia
La numero 4 di Arturo Vianello
Il numero 4 era abitualmente indossato in particolare da due giocatori, Arturo Vianello (anche il capitano della squadra in alcune occasioni) e Arcadio Spinozzi. Il primo rimase in biancoceleste solo in quella sciagurata stagione con 22 presenze e un gol al Como nella vittoria 3-2 del 25 novembre 1984.
Il secondo, invece, rimase a Roma ben sei stagioni dal 1980 al 1986 con ben 123 presenze. Al nome di Spinozzi è legata anche una macabra curiosità: fu inconsapevolmente coinvolto da una lettera anonima inviata all’Ansa nel giallo della sparizione di Emanuela Orlandi, scomparsa a Roma nel caldo pomeriggio del 22 giugno 1983. Il giocatore fu quasi immediatamente prosciolto da qualsiasi accusa.
Arturo Vianello (tratto da Laziowiki)
Se la maglia della Lazio di quella stagione è davvero bella, certamente non si può dire altrettanto per la stagione che fu invece disastrosa: arrivò una meritata quanto inopinata retrocessione.
E fu davvero una sorpresa, perché sulla carta quella squadra vantava giocatori davvero forti e validi: a parte il trio storico Giordano-Manfredonia-D’Amico, la Lazio poteva contare anche sul brasiliano Batista, sull’emergente danese Michael Laudrup che poi farà molto meglio alla Juventus ed in Spagna con Barcellona e Real Madrid e sul bomber Oliviero Garlini che tanto bene aveva fatto a Cesena.
La Lazio pagò certamente l’ambiente turbolento creatosi quell’anno
Da quanto si legge sul sito specializzato Laziowiki Chinaglia, ad esempio, sembrò non perdonare a Giordano il mancato trasferimento alla Juventus e lo mise addirittura fuori rosa dopo il ciclo terribile di sette sconfitte consecutive tra dicembre 1984 e febbraio 1985; lo stesso D’Amico sembrava non sopportare molto le scelte dell’allenatore Paolo Carosi, poi sostituito da Juan Carlos Lorenzo e poi dal duo Giancarlo Oddi-Roberto Lovati.
Arriveranno gli anni bui della B, del calcioscommesse e della penalizzazione in classifica che porterà ai biancocelesti quasi alle porte della serie C. Nel 1988 ci sarà la definitiva risalita in serie A.