Questa settimana siamo in Toscana con una bellissima ed iconica maglia amaranto … quella dell’Arezzo 1984/85 di Menchino Neri
Si tratta forse della maglia più amata dalla tifoseria amaranto, vale a dire la mitica “Fibok” dal nome dello sponsor ricamato su questa bellissima maglia. La Fibok, fondata dall’imprenditore aretino Donato Geppetti, era dapprima un’azienda di abbigliamento specializzata nella produzione di capispalla (dagli impermeabili agli abiti), per poi diventare leader a livello nazionale ed internazionale nel campo della lavorazione della pelle e della pellicceria. Raggiunse negli anni ’70 e ’80 il periodo della propria massima espansione, arrivando a disporre di un organico di 300 dipendenti, tutti cittadini di Castiglion Fibocchi, paesino in provincia di Arezzo, dove sorgeva lo stabilimento produttivo e da cui l’azienda prese il nome.
Fibok sponsorizzò la squadra toscana per tre anni, dalla stagione 1983-84 a quella del 1985-86 in cui gli amaranto militarono sempre nel campionato cadetto.
La maglia della mia collezione appartiene alla stagione 1984-85: è un modello prodotto dalla Umbro ed è in un tessuto molto morbido, un cotone lucido misto acrilico.
Ha lo sponsor “Fibok” e lo stemma sociale interamente ricamati all’interno della maglia.
Sono poi presenti due bande bianche oblique che convergono, verso l’alto, al centro della maglia.
Un’importante caratteristica che la contraddistingue dagli altri modelli è la presenza di un bordo bianco con due strisce amaranto sia nello scollo a V della maglia che nelle maniche.
Lo stemma è il cavallino stilizzato, che riprende lo stemma della società e quello comunale caratterizzato appunto da un cavallo rampante, che contraddistingueva la città di Arezzo, o meglio, lo stato Aretino fin dal secolo XIV.
In araldica il cavallo è tra gli emblemi più diffusi. Il cavallo è da sempre simbolo di valore, animo intrepido, assunto nello stemma da chi aveva attaccato il campo nemico e lo aveva disperso con una carica di cavalieri (tratto da un articolo di Andrea Marzotti sul sito “Arezzo notizie”).
Il numero 2 sul retro è in plastichina ed era abitualmente indossato da Stefano Colantuono, ex mister di Atalanta, Perugia, Salernitana e Samb per citarne alcune e difensore di buon livello con esperienze sempre con Atalanta, Avellino, Ternana e Pisa.
Ad Arezzo rimase solo quella stagione, con trentasei presenze ed un gol realizzato.
Nella tribolata stagione 1984-85, l’Arezzo cambiò ben tre allenatori (Riccomini, Chiappella, Mario Rossi) e si salvò il 9 Giugno 1985, nella sfida contro il Campobasso con un epilogo che ha dell’incredibile, in pochissimi minuti si passò dal dramma alla gioia incontenibile. Protagonista il capitano amaranto Domenico “Menchino” Neri che nel giro di cinque minuti sbagliò prima un rigore e poi realizzò il gol della salvezza con una splendida rovesciata che fece letteralmente impazzire il “Comunale”. Quel grande gesto tecnico e la sua corsa sotto la Curva Sud ad abbracciare il suo pubblico sono ancora ricordati come una delle pagine di storia del calcio più belle e commoventi della storia aretina, inoltre Neri era nativo di Arezzo, pertanto un simbolo degli amaranto e della città toscana (qui puoi ascoltare il nostro Podcast su questa vicenda incredibile … ASCOLTA IL NOSTRO PODCAST)