Una stagione, una partita … partite che entrano nel cuore Marco Alvisi ci racconta Barletta – Licata dell’Aprile 1987
Arriverà poi la promozione in B
GLIEROIDELCALCIO.COM (Marco Alvisi) – Ogni tanto ripenso a quale sia stata l’emozione più grande della stagione della storica promozione in serie B del Barletta calcio. Non l’ultima partita a Sorrento, che sancì la matematica promozione, né i derby combattuti contro il Foggia di Zeman, nemmeno la penultima di campionato contro il Catanzaro. Il mio ricordo più bello è la partita contro il Licata, a metà del girone di ritorno. Dopo una prima metà di girone di andata così così, la squadra affidata in corsa a Pippo Marchioro inizia una marcia regolare fatta di vittorie interne e pareggi esterni. Dietro la favorita Catanzaro ormai in fuga, è lotta a due tra Barletta e Casertana, con i campani che a inizio girone di ritorno inanellano una serie di risultati positivi, prima dello scontro diretto. Quest’ultimo si risolve a favore della Casertana che, sospinta dal pubblico del “Pinto”, vince molto più nettamente di quanto dica il 2-0 finale agganciando in classifica i biancorossi.
Barletta 1986/87 wikipedia barlettacalcio1922
La domenica successiva il Barletta affronta il Licata, squadra in posizione tranquilla, in una partita da vincere assolutamente per scacciare i fantasmi di un sorpasso in classifica che avrebbe avuto conseguenze pesantissime sul morale biancorosso. I giocatori barlettani scendono in campo con ottima concentrazione e sembrano archiviare la partita con una doppietta del bomber D’Ottavio nei primi 25 minuti, non lasciando praticamente nulla ai siciliani. Il gol del 2-1 alla fine del primo tempo sembra solo un incidente di percorso. La ripresa inizia con più equilibrio, fino a quando intorno al 60’ i siciliani trovano il pareggio con una punizione dal limite dell’ex Minincleri. Il pubblico sugli spalti vede le streghe e lo stadio diventa una bolgia per trascinare i giocatori ad una vittoria fondamentale. Inizia un assedio dei barlettani, più con la grinta e la forza della disperazione che con la superiorità tecnica ma, nonostante i continui attacchi, il fortino siciliano non cede.
All’85’ arriva però la svolta: azione travolgente sulla fascia destra di Roberto Scarnecchia, l’uomo di maggior classe dei biancorossi, che dopo uno slalom entra in area di rigore e viene fermato fallosamente. L’arbitro decreta senza esitazione la massima punizione: dal momento del fischio alla battuta inizia un minuto che ai miei occhi di ragazzo (e tuttora nei miei ricordi) mi sembra essere durato un’ora o anche più. Iniziano le proteste di rito dei siciliani che avevano assaporato un risultato positivo, mentre il centravanti D’Ottavio prende immediatamente in mano il pallone per incaricarsi della trasformazione. In quel momento risalgo i gradoni della curva per cercare di vedere meglio la battuta, che avviene nell’area di rigore opposta a cento e passa metri di distanza, pieno di dubbi: ha già fatto una doppietta, riuscirà a fare il terzo gol? Quanto pesa quel pallone? Nel frattempo il portiere del Barletta Renzi si accovaccia sulla linea di porta dando le spalle alla scena del rigore. Con il cuore a mille penso di fare lo stesso, mi giro, ma poi non ce la faccio a non guardare e mi rigiro. Arriva finalmente il momento della battuta e sullo stadio, fino a quel momento una polveriera, cala un silenzio irreale che fa sentire distintamente il fischio dell’arbitro.
D’Ottavio prende la rincorsa e lascia partire un tiro secco di cui rivedo tutti i fotogrammi man mano che la palla si dirige verso l’angolo basso alla sinistra del portiere, che però si tuffa dal lato giusto. Dalla mia visuale schiacciata vedo le braccia del portiere protendersi verso l’angolo, il pallone si sovrappone alle braccia e già penso che il campionato finirà con questo errore. Poi d’improvviso il tempo, fino a quel momento rallentato, riparte accelerando di improvviso: il portiere aveva indovinato tutto ma si era tuffato con un briciolo di ritardo. La rete si gonfia, lo stadio esplode e io inizio a saltare di gioia, persino a piangere come un bambino per il gol. Abbraccio tutti i vicini anche se sconosciuti, vedo volare per aria il cuscino utilizzato da mio zio per sedersi sui gradoni, solito rito di gioia dei suoi amici ad ogni gol.
La promozione in serie B arriverà quasi due mesi dopo in un caldo pomeriggio estivo a Sorrento, ma a me, dopo aver superato quella partita, sembrò che nulla potesse più impedire il lieto fine della stagione.