La Grecia, terra di dei, di miti, una terra che vide la nascita di una delle più grandi civiltà del mondo antico che tanto influenzò anche la nostra cultura
Vasilis Chadzipanagais, conosciuto come “Il Maradona Greco” per via della sua capigliatura simile al El Pibe e per suo talento, proveniva da quella terra, anche se non la conobbe in prima battuta perché il campione greco nacque a Tashkent capitale dell’allora Repubblica Socialista Sovietica Uzbeka. La storia che lega il più grande giocatore di calcio greco all’Urss è racchiusa nel motivo per il quale la sua famiglia fu costretta a scappare nell’Est Europa: il dissenso politico. Alla fine della seconda guerra mondiale, in Grecia scoppiò una guerra civile che vide i partigiani comunisti greci contrapporsi alle forze governative monarchiche, il tutto si svolse dentro il contesto internazionale del tempo che voleva i paesi socialisti schierati con i partigiani greci e il blocco occidentale con le forze monarchiche. Il referendum del 1945 che chiamò alla scelta il popolo greco tra monarchia e repubblica vide la vittoria dei primi sui secondi. Le conseguenze che si aprirono dopo il voto furono la richiesta inglese di disarmare l’ELAS (esercito popolare greco di liberazione) in pronta risposta a questa richiesta, l’EAM (fronte nazionale di liberazione greco) membro del governo di unità nazionale si dimise da ogni carica governativa in segno di protesta. La guerra civile cominciò nel 1946 e si trascinò fino al 1949, dove i comunisti ne uscirono sconfitti e messi al bando dalla propria patria.
Non sappiamo con precisione sei genitori di Vasilis furono dei partigiani ma il fatto che lui sia nato in Uzbekistan ci fa pensare che molto probabilmente fossero degli attivisti politici schierati con le forze comuniste, così, il giovane talento greco crebbe nella capitale uzbeka e fu proprio lì che mosse i suoi primi passi da calciatore. Venne notato dagli osservatori del Pakhatakor, la massima squadra della capitale e dopo un’attenta valutazione lo ingaggiarono per via del talento straordinario che il ragazzo riusciva a esprimere. All’inizio finì nelle giovanili, ma nella compagine giallo-blu si accorsero che il giovane Vasilis aveva tutte le potenzialità per giocare subito in prima squadra, però, prima di realizzare questo passaggio, c’era un problema da affrontare, ossia che il giovane non era di nazionalità sovietica e quindi si doveva subito porre rimedio. In Unione Sovietica, in quegli anni, le leggi governative imponevano che ogni tesserato sportivo possedesse il passaporto sovietico, i genitori di Vasilis dopo una lunga riflessione concessero al figlio la possibilità di prendere la cittadinanza sovietica dando il via libera al suo esordio nel calcio. Questo fatto fu un’autentica novità nel mondo del calcio dell’Urss, sia dal punto di vista burocratico e sia da quello sportivo perché il ragazzo cambiò tutti i dogmi presenti nel campionato sovietico: era un autentico anarchico che dribblava in continuazione i suoi avversari.
Nell’Urss del tempo, il rigore e l’idea di programmazione del governo sovietico si rifletteva anche dentro il mondo sportivo; infatti, il gioco russo era molto grigio, rigido e ben organizzato. Nonostante il calcio sovietico fosse un gioco privo di colpi spumeggianti riusciva a raggiungere sempre i risultati sperati, non a caso grazie a questa architettura basata sulla rigidità e l’organizzazione l’Urss nel 1960 vinse i campionati europei di calcio. Si può dire che Vasilis fu un vero rivoluzionario perché andò a rompere un ambiente statico dal punto di vista del calcio giocato. Le prodezze del giocatore non passarono inosservate, la fama del greco arrivò anche a Mosca e i dirigenti della federcalcio sovietica stavano valutando se offrirgli la possibilità di esordire nella massima nazionale russa. Anche in questo caso siamo al cospetto di un episodio che andò a rompere uno dei tanti dogmi dello sport sovietico che da sempre aveva come imperativo quello di dare precedenza ai giocatori delle repubbliche socialiste sovietiche che militavano nei club più importanti del blocco dell’Est. Superati gli ostacoli burocratici, Vasilis esordì a 19 anni giocando nelle file della nazionale olimpica, nel 1975, in una gara valevole per la qualificazione per le Olimpiadi di Montreal che vide l’Urss contrapposta alla Jugoslavia e nel 3-0 dei sovietici ci fu anche la sua firma che mostrò il suo enorme talento a livello internazionale.
Facciamo però un passo indietro e torniamo in Grecia. Nel paese ellenico i greci conoscevano la fama del calciatore ed erano orgogliosi di essere rappresentati in campo internazionale da questo enorme talento. La situazione sociale e politica del paese dal 1949 era nettamente cambiata in peggio; infatti, dal 1964 in Grecia ci fu un colpo di stato militare che portò al potere la giunta dei colonnelli. La lotta di Alexandros Panagulis e la rivolta degli studenti del Politeknico del 1973 diedero un enorme contributo alla caduta del regime. In questo periodo la Grecia si stava ricostruendo politicamente al suo interno, l’Iraklis di Salonicco, storica rivale del PAOK di Salonicco, fece un’offerta per avere il grande talento greco con l’intento di riportarlo a casa e di erigere la sua figura come simbolo della rinascita greca dopo gli anni di bui della dittatura. Dal canto suo il giovane Vasilis non aveva mai conosciuto la sua Grecia e la voglia di poter finalmente tornare a casa prevalse su tutto. Il trasferimento si concretizzò nell’estate del 1975, così Vasilis, a 19 anni, vide finalmente la sua Grecia e ad attenderlo al suo arrivo ci furono 3.000 mila tifosi e uno stadio pieno per festeggiare il ritorno a casa de “il Maradona Greco”. I biancazzurri di Salonicco si erano aggiudicati l’unico giocatore, secondo per grandezza nel campionato russo, solo alla leggenda Oleg Blokhin e per questo motivo allo stadio quando nelle partite in casa c’era sempre il sold out.
Con l’Iraklis giocò dal 1975 fino al 1991 diventando una bandiera, non solo del club, che riusciva a incantare e unire tutto il popolo greco. La nazionale greca, dove esordì in amichevole contro la Polonia nel 6 maggio 1976 è forse il suo rammarico maggiore; infatti, il regolamento rigido della FIFA in quel periodo storico impediva a chi aveva già giocato con un’altra nazionale di poter giocare per altre. È stato uno dei giocatori più importanti della storia della Grecia calcistica perché mise in coesione il Nord e il Sud greco, da sempre in contrasto sportivo e culturale. Nella terra che vide affermarsi Pericle, Filippo il Macedone, Alessandro Magno, Vasilis Chadzipanagis si è ritagliato sicuramente un posto importante dentro la storia greca. Per il calcio ellenico è stato un pilastro che è servito per crescere a livello internazionale. Un giocatore che rivoluzionò dei mondi calcistici lontani anni luce: quello greco e quello sovietico.
FONTI
Gianni Galleri, Curva Est, Edizioni Urbone Publishing 2018