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“V’è nostalgia delle cose che non ebbero mai un cominciamento”

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GLIEROIDELCALCIO.COM (Danilo Sandalo) – “V’è nostalgia delle cose che non ebbero mai un cominciamento”, con questa frase di Carmelo Bene, grande genio e drammaturgo del teatro italiano e mondiale, si potrebbe sintetizzare la carriera calcistica di un altro grande genio forse mai totalmente sbocciato del tutto: stiamo parlando del “Pibe de Bari” Antonio Cassano.

Lo scorso 13 ottobre Antonio Cassano, dopo essersi allenato per qualche giorno con la Virtus Entella, militante nel campionato di LegaPro, ha deciso definitivamente di annunciare il suo addio al calcio giocato e appendere purtroppo gli scarpini al chiodo.

Una vita da predestinato quella di Cassano fatta di tantissimi alti e bassi, dalla povertà assoluta alla ricchezza spropositata, dalla strada ai più grandi e illustri palcoscenici mondiali, sempre però basata sulle proprie forze e potenzialità, perché ad Antonio non è stato regalato mai nulla e non ve n’era neanche bisogno che ciò lo si facesse vista la sua grande genialità con il pallone tra i piedi.

Nato nella notte in cui l’Italia di Bearzot vinceva il suo terzo titolo mondiale nel 1982 in Spagna, Antonio è cresciuto a Bari Vecchia, un ambiente che lo ha forgiato e che ha sviluppato in lui quel grande senso di rivalsa e riscatto sociale. Un territorio, quello del Sud, in cui credere nel proprio talento è più difficile che altrove, ma è proprio in contesti come questi che l’ uomo può emergere e non è un caso se grandissimi campioni come Maradona, Ronaldo il Fenomeno, Adriano o Ronaldinho, derivino da condizioni sociali ai limiti dell’ umana comprensione  dove molto probabilmente, oltre al talento innato, la differenza l’ ha fatta proprio il contesto sociale nel quale sono nati e cresciuti ai quali ha permesso di mettere il cuore oltre al grande ostacolo che la vita stessa gli aveva messo dinnanzi fin dalla nascita.

Una carriera, quella di Cassano, che in molti dicono sia stata al di sotto delle aspettative e, forse, riconoscendone il grande genio c’è da assecondare questa tesi; però fermandosi a guardare un attimino la vita nel suo complesso, nella sua totale accezione, in ognuno di noi sorge quello status emotivo dell’ incompiutezza della stessa, che ogni esistenza può comportare, quel senso di vuoto percettibile ma inafferrabile, quel desiderio di volere qualcosa, di sapere in maniera innata di cosa si tratti, ma di non riuscire mai a formulare concretamente il concetto per poterlo esprimere. Ecco, la carriera di Antonio Cassano da Bari Vecchia potrebbe essere benissimo riassunta e paragonata al senso di incompiutezza della vita. Un grande artista del calcio che non poteva essere ricondotto in schemi e cliché che questo mondo oggi prevede; eppure, nonostante le sue bravate, è riuscito ad arrivare più volte all’apice per poi precipitare e tornare nuovamente a volare, leggero, autoironico, autocritico e con una sagacia dettata soprattutto da quella “beata ignoranza” e genuinità che lo ha sempre contraddistinto. Perché, citando ancora Carmelo Bene, “qualunque stupidità è preferibile a qualsiasi intelligenza, a meno che non si tratti di una super intelligenza, ma se è super intelligente è totalmente stupida, cretina, aerea, graziata … viva Dio”, quindi in cordiale sintonia con la divinità.

In Cassano tutto questo lo abbiamo potuto senza dubbio ammirare e poco importa di quanto sia stato detto da tanti falsi moralisti sul suo conto, quello che più conta è aver regalato gioia e colore in mezzo a tanto grigiore in questi 20 anni di carriera, che sia stato per una “cassanata” o per un gesto tecnico sopraffino non interessa più di tanto, purché sia riuscito a donarci un sorriso rendendo più armoniose e gioiose le nostre giornate.

Grazie per averci fatto divertire con la tua semplicità e magia, di averci fatto capire quanto la vita possa essere bella se vissuta con spontaneità e leggerezza, ma soprattutto grazie per averci dato la speranza di credere nei sogni che, dopotutto, sono il vero e unico motore portante della nostra vita nonostante la sua (in)comprensibile incompiutezza.

Grazie Antonio Cassano!

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