AVVENIRE (Lorenzo Longhi) – (…) la società biancoceleste dell’allora patron Cragnotti annunciava l’ingresso in Borsa nell’aprile 1998. Lo slogan? Magnifiche sorti e progressive: «Un investimento da Serie A», si leggeva, e il prezzo di collocamento era fissato a 5.900 lire. Pioniera, la Lazio (…) C’era entusiasmo: la Roma seguì nel maggio 2000, con il 29% delle azioni sul mercato collocate a 5,50 euro, poi ecco la Juventus nel 2001 che a fine collocò le proprie a 3,7 euro. Ai club nell’immediato l’operazione portò solo benefici: la Lazio rastrellò 120 miliardi di lire (di cui circa la metà finì alla controllante Cirio), la Roma 71,5 milioni di euro, gran parte dei quali alla famiglia Sensi, la Juventus poco meno di 150 milioni tra ciò che andò al club, alla controllante Ifi e ad Antonio Giraudo (era suo oltre il 4% delle azioni offerte dal club agli investitori). A vent’anni circa da quei collocamenti, nessun club italiano ha intrapreso il medesimo percorso. (…) Del resto l’investimento, ad alto rischio per elevata volatilità e difficoltà nella valutazione del rendimento nel medio-lungo periodo, per i piccoli azionisti spesso si è rivelato sbagliato (…) Oggi solo il titolo Juventus (…) può mostrare un valore al livello di quello di Ipo (Initial Public Offer), persino un po’ superiore. (…) Lazio ha sul mercato azionario il 33,308% del proprio capitale, un’azione vale circa 1,57 euro e, negli ultimi tre anni, ha visto significativi rialzi, mentre il titolo Roma (17,8% di flottante), dopo i massimi del 2002 e una ripresa nel 2013, da anni è sotto gli 0,70 euro. E in entrambi i casi rispetto al valore iniziale la distanza è siderale.