Di lì a poche settimane il Commissario Tecnico della Nazionale Under 21 Cesare Maldini lo convocherà per la sua prima partita in azzurro.
Alvise Zago è ormai molto di più della semplice promessa sbocciata poco più di un anno prima al Torneo di Viareggio vinto proprio dal Toro di Sergio Vatta che nelle sue file annoverava tra gli altri anche Diego Fuser e Giorgio Bresciani (capocannoniere del torneo).
Il girone di andata si chiude con un Torino risucchiato però nei bassifondi della classifica anche se la posizione di Alvise in seno alla squadra non è mai messa in discussione.
Si arriva così al 21 febbraio 1989.
Per il Torino, che si appresta a giocare a Marassi contro la Sampdoria la prima partita del girone di ritorno, si prospetta una trasferta difficile.
Il Torino da qualche settimana ha cambiato allenatore, come sempre accade in questi casi.
Gigi Radice è stato rimpiazzato da Claudio Sala, l’indimenticato “poeta del gol” e protagonista in campo di quel Torino che proprio sotto la guida di Radice era tornato ai vertici del calcio italiano.
Come detto, per Alvise Zago non è cambiato nulla.
Titolare inamovibile con Radice, titolare inamovibile con Claudio Sala.
I Blucerchiati sono lanciatissimi nelle prime posizioni della classifica e hanno chiaramente i favori del pronostico.
Il Torino, e Zago, non hanno alcuna intenzione di fare da “sparring-partner” per lo squadrone di Vialli e compagni e dopo pochi minuti di gioco è proprio Alvise Zago a portare in vantaggio i granata.
E’ il suo secondo sigillo in Serie A e stavolta in un match di cartello.
La Samp reagisce a testa bassa e si riversa nella metà campo granata.
Dopo neppure venti minuti sul cronometro però accade qualcosa.
Qualcosa che per la sua dinamica “spiazza” e spaventa.
C’è un pallone che viene allontanato dal cuore dell’area granata.
La palla è alta ed è qualche metro oltre la linea dei sedici metri dalla porta del Toro.
Zago salta per prolungare la traiettoria e allontanare ulteriormente il pericolo.
Sullo stesso pallone arriva però con veemenza anche Victor, il centrocampista spagnolo dei blucerchiati.
L’impatto tra i due è terribile.
Entrambi cadono a terra in maniera innaturale dopo lo scontro.
E a terra ci rimangono.
Quello che desta maggiori preoccupazioni nell’immediato è Victor che rimane a terra immobile a faccia in giù.
Ma un attimo dopo sono le urla di Alvise che attirano l’attenzione di compagni e avversari.
Alvise si tiene il ginocchio destro fra le mani e i primissimi compagni che lo soccorrono si rendono immediatamente conto della gravità.
E mentre Victor riprende piano piano conoscenza sono i compagni di Zago a sbracciarsi per attirare l’attenzione dei sanitari.
Il ginocchio destro di Zago nel toccare terra dopo lo stacco aereo sbilanciato dall’impatto con lo spagnolo, ha avuto un movimento tutt’altro che naturale.
Si teme subito per il legamento crociato che, nonostante i grandi progressi della chirurgia degli ultimi anni, rimane ancora lo spauracchio per praticamente tutti gli atleti professionisti.
Quando il giorno successivo arriva il responso dei medici però nessuno aveva messo in conto la gravità dell’infortunio del talentuoso ragazzo di Rivoli.
Rottura di ENTRAMBI i legamenti (anteriore e posteriore) e della capsula articolare.
Un ginocchio distrutto insomma.
Si parla di tempi di recupero lunghissimi.
Un anno di stop … probabilmente di più.
Ma sono anche in molti a temere il peggio e cioè che la carriera di Alvise Zago si arrivata al capolinea quel giorno maledetto a Marassi, alla sua 17ma partita in Serie A.
Alvise Zago non è uno che molla.
Il calcio ce l’ha nel sangue, non prende neppure in considerazione l’idea di un futuro senza dare calci ad un pallone.
Alvise tornerà su un campo di calcio.
Esattamente un anno e mezzo dopo.
Lo farà in Serie B, con la maglia del Pescara addosso, in prestito dal “suo” Torino.
Sarà una stagione più che dignitosa, arricchita da 5 reti in una ventina di partite.
Il Torino lo osserva, lo aspetta e continua a sperare.
In fondo era proprio a lui a cui era stata affidata la maglia numero 10, quella che fu di Valentino Mazzola … quella che il meraviglioso popolo granata si aspetta di vedere sulle spalle di quel ragazzo cresciuto nelle giovanili per almeno una decade.
Al Torino rientra brevemente ma ha bisogno di giocare, di mettere minuti nelle gambe e di ritrovare completamente se stesso e il ritmo partita.
Altro prestito, stavolta al Pisa, e altra stagione discreta.
Poi, finalmente, nel 1992 Alvise torna a casa.
Emiliano Mondonico lo aggrega alla prima squadra.
Lo mette in campo in una dozzina di partite … prima di arrendersi definitivamente al fatto che ALVISE ZAGO non tornerà mai più ad essere quello degli esordi e non diventerà mai quel campione su cui tutti erano pronti a scommettere … Sergio Vatta, Gigi Radice, Cesare Maldini e Azelio Vicini.
Verrà ceduto al Bologna dove giocherà un pugno di partite e poi sempre più giù, sempre più lontano da quei palcoscenici che sarebbero stati suoi di diritto per tante e tante stagioni.
Nola, Saronno, Varese, Seregno e Meda.
Per finire i suoi giorni di calciatore nella sua Rivoli, contribuendo in maniera determinante a portarla dalla Eccellenza alla Serie D.
A 35 anni, nel 2004, Alvise ha detto basta con il calcio giocato.
Ora lavora con i ragazzi, a cui trasmette il suo grande sapere con la sua grande modestia e simpatia, esattamente le stesse di quando giocava in Serie A e si emozionava ogni volta che gli mettevano un microfono davanti alla bocca.
Chi lo ha conosciuto ne parla come di un uomo sereno e realizzato, senza rimpianti.
Felice di essere tornato ad infilarsi gli scarpini e di poter tornare a correre su un campo di calcio dopo quel terribile giorno di febbraio del 1989.
“In fondo mi ritengo fortunato. Ho fatto comunque il lavoro che mi piaceva e ho conosciuto tante brave persone e tante realtà diverse. E alla fine ho capito che fare gol è sempre un’emozione fantastica … ed è la stessa identica sia che tu giochi a San Siro, all’Olimpico o a Cinisello Balsamo !”
Queste sono le sue parole, ripetute in più di un’intervista … lasciando ad altri la risposta più difficile “Chi sarebbe potuto diventare Alvise Zago ?”